A cura di Matteo Fumagalli e Irene Senna
Vita
Tempio di Hera, Samo |
tirannia di Policrate, dove fondò una comunità di tipo orfico, con basi matematiche e filosofiche. I pitagorici conquistarono il favore dellaristocrazia locale, in quanto sostenitori di un governo oligarchico non solo a Crotone, ma anche a Sibari, Agrigento, Reggio. In occasione di una sommossa popolare, i democratici, capeggiati Cilona, un ricco cittadino escluso dalla comunità, incendiarono la casa di Milone, dove erano riuniti i maggiori esponenti della setta. Pitagora scampò allincendio e fuggì dapprima a Locri, e di qui a Metaponto dove morì verso il 490 a.C.
Pensiero
In quanto setta segreta e comunitaria non è facile individuare quali siano state le
scoperte effettive di Pitagora e quali quelle dei suoi discepoli, poiché in antichità si
era soliti attribuire tutto il merito al Maestro. Punto focale della società pitagorica
era il considerare gli studi filosofici e matematici fondamenti della vita morale di
ciascuno. Si suppone infatti che Pitagora coniò i termini Filosofia (amore della
saggezza) e Matematica (ciò che si impara) per descrivere la propria attività
intellettuale. Mentre per gli Egizi e i Mesopotamici la matematica era legata a problemi
di tipo
pratico, come la costruzione delle piramidi, per i Pitagorici essa appariva legata
allamore per la scienza e poneva le basi di una scienza astratta e puramente
intellettuale. Inoltre la comunità pitagorica considerava la matematica parte essenziale
dei loro riti religiosi in quanto lavvicinarsi ad essa portava alla purificazione
dellanima. Limportanza dei numeri e della matematica si trova anche nel motto
della scuola pitagorica "Tutto è numero", motto legato alla cultura
mesopotamica, che aveva assegnato misure numeriche a tutte le cose; il teorema stesso, che
viene ancora associato al nome di Pitagora molto probabilmente aveva origini babilonesi,
anche se la dimostrazione sembra risalire ai pitagorici. Un tempo si era convinti che gran
parte del contenuto dei primi due libri degli Elementi fosse dovuta ai pitagorici.
Questo era un manuale introduttivo di Euclide di Alessandria diviso in tredici libri che
abbracciava tutta la matematica elementare, laritmetica (teoria dei numeri), la
geometria e lalgebra (non quella moderna simbolica, ma un equivalente in termine
geometrici). Questa convinzione porterebbe a pensare che la matematica avesse avuto un
grande sviluppo dopo Talete e Pitagora raggiungendo risultati di alto livello. Seri dubbi
sono stati posti recentemente da parte di studiosi che hanno evidenziato il livello
primitivo di alcuni concetti dellaritmetica pitagorica. Deduciamo quindi che i
pitagorici, nuovi arrivati sulla scena del Mediterraneo, si sarebbero impadroniti del
materiale ereditato dai loro vicini, Egizi e Mesopotamici, e avrebbero poi fatto
rapidamente nuove conquiste, stabilendo nel frattempo la struttura essenzialmente deduttiva dei
loro teoremi. I numeri, gli elementi più semplici della matematica, presentano molte
analogie con ciò che esiste e avviene nel mondo. Da qui derivano due rappresentazioni del
rapporto fra i numeri e le cose che esistono: da una parte i numeri sono per loro ciò da
cui le cose derivano e a cui ritornano, dallaltra sono i modelli che le cose
imitano. In base a una tendenza religiosa assai antica ai numeri veniva attribuito un
valore sacro e una virtù misteriosa, ma Pitagora dà una spiegazione matematica delle
cose osservando che la qualità e i rapporti degli accordi musicali sono costituiti da
numeri. Il misticismo del numero però non nacque con i pitagorici: il numero sette, per
esempio, godeva di una posizione privilegiata di speciale reverenza, presumibilmente in
considerazione delle sette stelle vaganti o pianeti da cui deriva la settimana e i nomi
dei giorni di questa. I pitagorici non furono gli unici a pensare che i numeri dispari
avessero attributi maschili e i numeri pari femminili, con la conseguente convinzione che
"vè divinità nei numeri dispari". Parecchie civiltà primitive
condividevano diversi aspetti della numerologia, ma i pitagorici portarono
allestremo il culto del numero, basando su di esso la loro filosofia e il loro modo
di vivere. Il numero uno è il generatore dei numeri ed è il numero della ragione; il
numero due è il primo numero pari o femminile, il numero dellopinione; tre è il
primo vero numero maschile, il numero dellarmonia, essendo composto di unità e
diversità; quattro è il numero della giustizia o del castigo, e indica il far quadrare i
conti; cinque è il numero del matrimonio, lunione del primo vero numero maschile
con il primo numero femminile; e sei è il numero della creazione. Ciascun numero
possedeva a sua volta attributi suoi particolari. Il più sacro di tutti era il numero
dieci, o tetractys, poiché esso rappresentava il numero delluniverso;
infatti conteneva la somma di tutte le dimensioni geometriche possibili. I numeri sono
concepiti in maniera spaziale: sono figure e grandezze geometriche: luno, è un
punto generatore delle dimensioni, due punti determinano una linea a una dimensione, tre
punti (non allineati) determinano un triangolo con unarea a due dimensioni, e
quattro punti (non giacenti nello stesso piano) determinano un tetraedro con un volume a
tre dimensioni: la somma dei numeri rappresentanti tutte le dimensioni è pertanto il
venerato numero dieci, quindi la venerazione di questo numero non deriva dall
anatomia della mano o del piede, come di solito accadeva, ma dall astrazione della
matematica.