Il re della "guerra delle occasioni perdute" che il 7 agosto del '48 emise un proclama che iniziava così:

AMATISSIMI MIEI POPOLI

La sorte della guerra che da prima perseverante arrise al valore sommo della prode nostra Armata, venutaci contraria per la fatalità di molte prepotenti circostanze, ci obbligò ad indietreggiare in faccia al nemico; in questa mossa, però, ci stava a cuore la bella Metropoli della Lombardia, e persuasi di trovarla provvista abbondantemente, ci disponemmo a volgere ogni nostra cura alla sua difesa.
Tutte le truppe vennero da Noi guidate sotto le sue mura, pronte a valorosa resistenza, quando ebbimo ad apprendere che si difettava colà di denaro, e di munizioni da bocca e da guerra, mentre le Nostre erano state in gran parte consumate nella Battaglia datasi ivi subito dopo il nostro arrivo. Concorreva ad aggravare la Nostra condizione, che il gran parco
[intendi: l'artiglieria] era stato incamminato verso Piacenza, né poteva farsi retrocedere, perché erano interdette le vie dal nemico.