![]() Esordio del libro I degli Annales, dal Codice Mediceo I |
Le principali fonti storiche per il principato di Nerone sono Tacito, Annales, XIII-XVI, la vita di Nerone dal De vita Caesarum di Svetonio, le epitomi di età bizantina della Storia di Roma, dello storico greco Cassio Dione (II-III sec. d.C.), la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio.
Sono perduti i 31 libri di storie di Plinio il Vecchio A fine Aufidii Bassi, come pure l'opera di Fabio Rustico, storico antineroniano, vicino a Seneca, e di Cluvio Rufo, opere tutte annoverabili tra le fonti di Tacito.
Gli Annales di Tacito spiccano tra le opere inerenti all'età neroniana per ricchezza e puntualità di dati e informazioni, per accuratezza della ricostruzione del quadro storico e ambientale, oltre che per i pregi letterari.
Al di là della proclamata obiettività e imparzialità (negli Annales
dichiara di voler presentare gli eventi "senza animosità né simpatia" sine
ira et studio, Annales I, 1, 3), linterpretazione tacitiana
degli eventi e dei caratteri denota un atteggiamento sostanzialmente ostile nei confronti
degli imperatori ed una concezione progressivamente più amara e pessimista del
principato.
Lo scrupolo di Tacito di presentare, tuttavia, più versioni di un fatto, e di
menzionare persino i rumores (le dicerie, le voci) rende il suo racconto, pur
orientato verso una tesi ben precisa, uno strumento prezioso per decifrare la realtà
storica.
Riteniamo interessante esporre in un elenco schematico i principali casi di repressione politica che Tacito registra relativamente agli anni del principato di Nerone.
Annales XIII, anni 55-58 d.C.
CAP. I: GIULIO SILANO, proconsole d'Asia, viene fatto uccidere
da Agrippina perchè non possa vendicare la morte del fratello, ugualmente vittima di
Agrippina. NARCISSO , liberto di Claudio, è fatto uccidere da Agrippina in seguito
a dei litigi.
CAP. XV: tentato omicidio di BRITANNICO, figlio e legittimo erede al
trono dell' imperatore Claudio e della moglie Messalina. Britannico costituiva per Nerone
un pericoloso aspirante al trono e così questi tenta di procurargli la morte tramite
avvelenamento. Questo tentativo fallisce.
CAP. XVI: uccisione di BRITANNICO, avvelenato durante un banchetto sotto
gli occhi dei timorosi commensali. Il fatto avviene attraverso un ingegnoso espediente:
viene offerta a Britannico dapprima una bevanda incontaminata e controllata in precedenza
da un servo che ne aveva bevuta una parte, ma la bevanda viene servita talmente calda da
richiedere un raffreddamento con acqua fredda, ed il veleno è nascosto proprio in questa.
CAP. XXII: la nobile e dissoluta Giulia Silana e Domizia, zia di Nerone, accusano
Agrippina di cospirare contro l' imperatore. Nerone è distolto dal condannare a morte la
madre dal prefetto Afranio Burro. Fa giustiziare ATIMETO, liberto di Domizia,
latore dell' accusa contro Agrippina.
CAP. XXV: GIULIO MONTANO, uomo dell'ordine senatorio, è
costretto alla morte. Era venuto alle mani con Nerone travestito da brigante, senza averlo
riconosciuto, durante una delle scellerate incursioni notturne dell' imperatore per
lupanari e taverne.
CAP. XXX: VIPSANIO LENA è condannato a morte con l'accusa di aver
governato con rapacità la Sardegna. CLODIO QUIRINALE, comandante della flotta a
Ravenna, si uccide con il veleno prima che gli giunga la condanna.
Annales XIV, anni 59-62 d.C.
CAP. V: viene tentato l' omicidio di AGRIPPINA per
ordine di Nerone. E' simulato un naufragio della nave che la trasportava, affinchè
l'opinione pubblica non reagisse al matricidio. Agrippina riesce per caso a salvarsi,
camuffandosi nell'oscurità della notte, mentre la nobile ACERONIA, che
l'accompagnava, scambiata per lei, viene uccisa dai sicari.
CAP. VIII: AGRIPPINA viene uccisa da Aniceto ed Erculeio. Nerone ha mostrato di
credere che il messaggero Agermo, inviatogli da Agrippina, sia stato incaricato dalla
madre di ucciderlo. Aveva così un pretesto per liberarsi della madre ed ordina ai sicari
il delitto. Agrippina è uccisa crudelmente nella camera da letto della propria dimora.
CAP. XI: Seneca offre la sua copertura al matricidio scrivendo il messaggio che
Nerone invia al senato. Vi si riferiva che Agrippina si era suicidata per il rimorso di
aver attentato alla vita dell'imperatore.
CAP. LI: morte del prefetto AFRANIO BURRO, apparentemente di malattia, ma
Nerone è sospettato di averlo fatto avvelenare.
CAP. LIV-LVI: colloquio di Seneca con Nerone. Seneca chiede ed ottiene un
dignitoso ritiro (secessus) dalla attività politica.
CAP. LVII: morto Burro aumenta il potere e l' influenza di Tigellino ed avviene
l' assassinio di SILLA, già esiliato in Gallia, perchè temuto come possibile
promotore di una congiura.
CAP. LIX: assassinio di PLAUTO, precedentemente relegato in Asia. Anche
lui è temuto come possibile promotore di una congiura.
CAP. LX: Nerone ripudia Ottavia col pretesto di sterilità e sposa la concubina
Poppea.
CAP. LXIV: OTTAVIA, esiliata sulla base di una falsa accusa di adulterio, è
uccisa crudelmente: le sono tagliate le vene e la testa e questa è portata in mostra a
Poppea come macabro dono.
CAP. LXV: Nerone delega l'uccisione di alcuni dei suoi liberti più potenti: DORIFORO,
accusato di avere osteggiato le nozze con Poppea, e PALLANTE , perchè immensamente
ricco.
Frontespizio di un codice contenente i libri XI-XVI degli Annales e I-IV delle Historiae
di Tacito, proveneniente dall'Italia centrale, e databile prima del 1475.
Annales XV, anni 62-65 d.C.
CAP. XXXV: TORQUATO SILANO, della nobilissima famiglia
Giunia, è costretto al suicidio. Era accusato di macchinare rivolgimenti politici contro
l' imperatore.
CAP. XLIVIII-XLI: il 18 luglio del 64 d.C. avvienne l'incendio di Roma, che dura
almeno sei giorni e sei notti e distrugge gran parte della città.
CAP. XLIV: seguono le spietate persecuzioni dei cristiani, che Nerone accusa
dell' incendio, per allontanare da sè il sospetto di esserne l' effettivo autore.
CAP. XLV: tentato omicidio di SENECA tramite avvelenamento. Il fedele
liberto Cleonico avverte Seneca del pericolo.
CAP. XLVIII: viene scoperta la congiura di Pisone, complotto di vastissime
proporzioni che aggregava senatori, cavalieri, militari e mirava ad uccidere Nerone per
sostituirlo con un princeps meno indegno (Calpurnio Pisone stesso, o Seneca). Alcuni
congiurati, per altro, progettavano la restaurazione della repubblica.
CAP. LVII: morte della schiava EPICARI, che resiste nobilmente alla
tortura e si dà la morte per non svelare i nomi dei congiurati.
CAP. LIX: suicidio di PISONE, il quale si recide le vene delle braccia
nella propria casa.
CAP. LX: Nerone fa uccidere il console designato PLAUZIO LATERANO, perchè
partecipe alla congiura.
CAP. LXIII: morte di SENECA, secondo la modalità stoica di recidersi le
vene. In realtà il sangue scorre a difficoltà fuori dalle membra anziane e magre ed egli
muore di soffocamento in un bagno di vapore. Il capitolo contiene anche il tentativo di
suicidio della moglie Paolina, decisa a seguire le sorti del marito.
CAP. LXVII: uccisione del tribuno SUBRIO FLAVO, complice della congiura.
Muore per decapitazione.
CAP. LXVIII: sono uccisi come complici della congiura il centurione SULPICIO
ASPRO e FENIO RUFO.
CAP. LXIX: è ucciso VESTINO, senza prove nè accusatori certi. Dei
soldati lo sorpresero in casa durante un banchetto, gli recisero le vene e lo immersero in
acqua calda.
CAP. LXX: morte di LUCANO, SENECIONE, QUINZIANO e SCEVINO.
Lucano si recide le vene e mentre il sangue fluisce recita versi da lui composti, sulla
morte per dissanguamento di un soldato.
CAP. LXXI: il tribuno GAVIO SILVANO, pur essendo stato assolto da Nerone
riguardo la responsabilità nella congiura, si uccide ugualmente. La medesima cosa fa STAZIO
PROSSIMO.
Annales XVI, anni 65-66 d.C. (il libro è mutilo e si arresta al cap. XXXV)
CAP. II: suicidio del cartaginese CESELLIO BASSO.
Questi aveva millantato presso Nerone di avere nei suoi poderi una enorme quantità d' oro
in una grotta profondissima, il mitico "tesoro di Didone", fuggita dalla fenicia
Tiro. Nerone organizza un'imponente spedizione alla ricerca del tesoro; dopo il fallimento
delle ricerche, Cesellio Basso si toglie la vita per il terrore e la vergogna.
CAP. VI: morte di POPPEA, colpita mentre era incinta con un calcio al
ventre da Nerone in preda all' ira.
CAP. IX: i nobili Cassio e SILANO, invisi a Nerone per la loro nobiltà,
severità di costumi e ricchezza, sono esiliati rispettivamente in Sardegna ed in Puglia.
Silano è poi ucciso dalle guardie di Nerone.
CAP. XI: Nerone costringe alla morte LUCIO VETERE, suocero di Plauto (Ann.
XIV, 59), e la sua famiglia.
CAP. XIV: morte di ANTEIO, ricco e odiato da Nerone, perchè amico di
Agrippina.
CAP. XV: OSTORIO è fatto uccidere dai soldati di Nerone, era stato accusato di
cospirare contro l'imperatore.
CAP. XVII: ANNEO MELA, padre di Lucano, CERIALE ANICIO, RUFRIO CRISPINO
sono fatti uccidere da Nerone con l'accusa di aver partecipato alla congiura dei Pisoni.
CAP. XIX: morte di PETRONIO, fatto uccidere su istigazione di Tigellino.
CAP. XXI: BAREA SORANO, uomo giusto, insigne, ottimo governatore durante il
proconsolato in Asia, è accusato di aspirare a rivolgimenti politici. Nerone lascia la
scelta del tipo di morte a lui e ai suoi familiari. I suoi amici sono mandati in esilio e
privati dei beni. Viene condannato a morte TRASEA PETO. Questi, nobile senatore,
aveva più volte tentato di contrastare in senato i provvedimenti di Nerone, e non aveva
prestato il giuramento di rispettare gli atti del Principe, giuramento che il senato
doveva rinnovare il primo gennaio di ogni anno. Inoltre non aveva partecipato alle
consuete cerimonie in onore dell'imperatore e alle preghiere per la sua incolumità.
CAP. XXXV: TRASEA PETO si dà la morte tagliandosi le vene.