Ritorna a indiceANTIGONE: LA LEGGE CONTRO LA MORALE

 

Nel trattare questo argomento abbiamo deciso di riproporre la discussione nata fra noi nel primo dei nostri incontri intorno alla tragedia di Sofocle. In quell'occasione il nostro gruppo si è diviso sulle due principali posizioni che emergono dal racconto: quella di chi mette al primo posto la legge come insieme di regole che garantiscono la convivenza civile, e quella di chi si richiama invece al rispetto dei principi morali dei singoli. E' nata così l'idea di un dialogo diretto fra i due gruppi in cui venissero esposte le idee principali e il testo dell'Antigone ci ha suggerito la base di riferimento.

I fatti

Nell'antica città di Tebe Eteocle e Polinice, fra loro fratelli, si sono reciprocamente uccisi in battaglia. Eteocle combatteva in difesa della città, mentre Polinice si era mosso in armi contro di essa e per questo Creonte, il re di Tebe, ha ordinato che nessuno deve dargli sepoltura. Ma Antigone, sorella di entrambi i caduti, non vuole accettare il divieto e, sfidando la vendetta del re, si reca a seppellire il corpo di Polinice. Quando Creonte, condannandola a morte per il reato da lei commesso, la accuserà di aver trasgredito la legge della città, Antigone non negherà di averlo fatto ma dichiarerà di aver preferito essere fedele "alle leggi non scritte, ma infallibili degli dei" piuttosto che a quelle stabilite dagli uomini.

In questa vicenda, che il poeta tragico Sofocle mise in scena nel teatro di Atene 442 anni prima di Cristo, é rappresentato in modo emblematico il conflitto che divide l'agire politico dall'agire morale. Il primo riguarda i comportamenti che investono la sfera della vita associata e che sono regolati dalle leggi; il secondo riguarda esclusivamente il rapporto che ciascuno ha con la propria coscienza.

Il dialogo

LEGGE: Nei miei lunghi viaggi verso la Grecia mi sono giunte all'orecchio le vicende di Tebe, la tragedia della giovane Antigone.

MORALE : Quanto stimo il suo nobile sacrificio.

L: Nobile sacrificio? Ma come puoi ritenere un sacrificio, per di più nobile, l'andare contro le leggi dello Stato? Quelle stesse leggi che costituiscono la società! Andando contro queste Antigone ha negato l'esistenza della società stessa. Non lo diceva anche Socrate?

[Il lealismo di Socrate verso la città e le leggi anche davanti alla morte affonda le sue radici nel pensiero del filosofo, che ritiene che l'uomo sia tale solo in rapporto alla società, ossia che l'uomo emerga dall'animalità primitiva e si autocostituisca come tale solo in un contesto comunitario retto da leggi. L'uomo é tale in quanto é figlio delle leggi. (Cfr. Abbagnano-Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, Torino, Paravia, 1996, pag.167.)]

M: Belle parole queste! Ma dimmi onestamente, se tu fossi stata Antigone non avresti agito allo stesso modo, spinta dall'amore per tuo fratello?

L
: Se tutti, come ha fatto Antigone, agissero mettendo per primi i propri sentimenti e desideri potrebbero violare a proprio piacimento la libertà altrui che é tutelata unicamente dalle leggi.

M: Non posso non oppormi a una legge che sento ingiusta e a qualunque costo mi devo ribellare.

[Antigone: "(...)Io non potevo per paura di un uomo arrogante attirarmi il castigo degli dei. Sapevo bene che la morte mi attende. Affrontare questa fine é quindi per me un dolore da nulla; dolore avrei sofferto invece, se avessi lasciato insepolto il corpo di un figlio di mia madre; ma di questa mia sorte dolore non ho. E se ti sembra che mi comporto come una pazza, forse é pazzo chi di pazzia mi accusa." (Sofocle, Antigone, (trad. F.Ferrari), Milano, BUR, 1994, pag.63.)]

Anch'io non avrei tollerato che a mio fratello fosse negato l'ingresso al regno dei morti: é una pena questa che Creonte, che é solo un uomo, non aveva il diritto di infliggere in quanto supera il limite fra l'umano e il divino.

[Creonte: "I giusti non devono ottenere gli stessi onori funebri dei criminali."

Antigone: "Chi può dire se fra i morti questa legge é santa?"

Creonte: "Il nemico non é mai un amico, neppure da morto."

Antigone: "Io sono fatta per condividere l'amore non l'odio."

(ibidem, pg.65)]

L: Tu devi considerare che ogni crimine va punito e l'unico modo per punire un uomo morto é negargli la sepoltura cosicché la sua anima sia condannata a pagare in eterno perché é andato contro la legge che é l'unica cosa che tiene in ordine la società.

[Creonte: "No, a chiunque la città abbia affidato il potere, a costui si deve obbedienza nelle cose piccole e grandi, giuste o non giuste. E sono convinto che un uomo disciplinato saprà ben comandare, come ha saputo ben obbedire. Non c'é male più grande dell'anarchia che rovina le città, turba le famiglie, spezza i ranghi e provoca la fuga nel corso della battaglia. Fra i vincitori invece é proprio la disciplina a salvar il maggior numero di vite umane."

(ibidem pg.70)]

M: Non credo che tu non possa comprendere che se non seguo l'imperativo della mia coscienza annullo me stessa e se si annullano gli individui si annulla anche la società che da essi é formata.

L: Parlando così tu fai riferimento solo a quella parte di te che ti contraddistingue dagli altri, ma ti devi ricordare che vivendo in mezzo ad altre persone hai gli stessi diritti e doveri e quindi sei in un certo senso uguale a loro. Per questo é stata fatta una legge: perché se tieni conto della tua sola personalità neghi quella degli altri.

M
: Questo significa che non potrò mai seguire fino in fondo la mia personalità e che la legge limita il mio vero essere?

L
: Il discorso é questo: se vuoi far parte di una qualsiasi società devi accettare che la tua libertà, i tuoi desideri siano limitati per essere adeguati alla vita comune. Ma è una scelta che devi fare tu e che nessuna legge ti può imporre.

A conclusione del nostro lavoro ci siamo trovati d'accordo nel dire che qualsiasi legge ha comunque un limite perché, per quanto possa regolare e facilitare la vita politica, è di ostacolo spesso ai singoli individui che non sempre possono agire liberamente secondo i propri desideri. Va specificato però che se l'individuo ha scelto di vivere nella società in cui si trova, regolata da un certo tipo di leggi, deve essere disposto a rispettarle anche a costo di limitare la propria libertà. Inoltre é giusto che la legge si imponga sulla vita della persona ma non ha il diritto di entrare nei campi della vita umana che riguardano più strettamente la morale.

Bibliografia
Sofocle, Antigone, (trad. F.Ferrari), Milano, BUR, 1994

 

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