Il sistema solare è chiamato così in virtù dell'unica stella in esso presente, il Sole.
Si tratta di un astro dalle caratteristiche fisiche medie, tecnicamente una stella nana; una sfera di plasma, cioè gas ionizzato (da molti considerato il quarto stato della materia), composta principalmente da idrogeno ed elio.
LE CARATTERISTICHE DEL SOLE
Il Sole, la stella a noi più vicina, in una foto ottenuta dal telescopio a raggi X omntato sul laboratorio spaziale SKYLAB. Nei raggi X vediamo solo le parti della corona ad altissima temperatura: il colore chiaro corrisponde alle zone più calde, il rosso a quelle relativamente più fredde. |
STRUTTURA
Il Sole è
strutturato a livelli, differenziati per temperatura, composizione fisica e
funzioni. Essi sono: Nucleo, Strato
Radiativo, Fotosfera, Cromosfera e Corona.
Nonostante non
sia stato possibile un'osservazione diretta sono chiare le proprietà del
Nucleo,
studiate tramite l'osservazione dei neutrini, le uniche particelle che da esso
possono arrivare sulla Terra, superando le insostenibili condizioni dell'habitat
solare. Nel Nucleo, infatti, la temperatura è dell'ordine di 15 milioni di gradi
e la pressione raggiunge i 100 g/cm3. Tali condizioni sono l'ambiente nel quale
possono avvenire le reazioni nucleari che trasformano l'idrogeno in elio in un
processo chiamato reazione protone-protone. Una stella, a causa della sua
soverchiante massa, è perennemente sull'orlo del collasso: l'energia delle
reazioni nucleari appena descritte sono ciò che mantiene il Sole stabile,
proteggendolo da tale eventualità.
Il Sole è composto
principalmente da elio e idrogeno.
Nell'immagine lo spaccato della struttura del Sole:
si può notare il nucleo, nella parte la parte centrale,
le macchie solari e le protuberanze.
Le reazioni
nucleari che avvengono nel Nucleo producono in prevalenza raggi gamma; questi
sono i protagonisti dei movimenti all'interno dello Strato Radiativo. In
esso i raggi gamma sono assorbiti e successivamente riemessi più e più volte ad
energie progressivamente inferiori dalla materia che vengono ad incontrare
uscendo dal Nucleo. Tale processo, detto "irraggiamento",
costituisce una delle tre modalità di propagazione della radiazione
elettromagnetica, insieme a convezione e conduzione. La propagazione
avviene tanto frequentemente che i raggi gamma impiegano milioni di anni per
arrivare effettivamente in superficie. In conseguenza di ciò la l'energia solare
arrivata sulla Terra si è in realtà formata nel Nucleo milioni di anni prima.
Il processo di
irraggiamento diminuisce il livello di energia della radiazione finchè essa non
raggiunge una temperatura vicina a quella della materia solare; quando ciò si
verifica l'energia è ormai nello strato chiamato "Convettivo". Il nome
deriva dal processo fisico, la convezione, tramite il quale l'energia viene
trasportata fino allo strato più esterno del Sole: la Fotosfera. Questa è
la superficie del Sole visibile dalla Terra: ha uno spessore di quasi 500 km e
una temperatura di circa 6.000° K.
L'opacità della Fotosfera, rendendo inosservabili gli strati più interni del Sole, rendono possibile considerarla una sorta di "superficie"; in analogia con i pianeti tutto ciò che è altre tale limite è definito atmosfera. L'elevata temperatura è dovuta all'assorbimento dell'energia trasmessa dallo Strato Convettivo, energia poi riemessa sotto forma di radiazione visibile: perciò i gas della Fotosfera sono luminosi. La Fotosfera è sede di numerosi fenomeni perturbatori, quali macchie e perturbamenti. Il limite superiore della Fotosfera segna il minimo della temperatura che raggiungono i gas, tuttavia allontanandosi la temperatura risale fino a raggiungere decine di migliaia di gradi nella Cromosfera, e addirittura passare il milione nella corona. In effetti la Cromosfera, spessa poche migliaia di chilometri, più che un vero strato è un sistema di decine di migliaia di getti gassosi emessi contemporaneamente, detti spiculae; getti dal diametro superiore a 1000 km rilasciati a velocità superiore ai 30 km/s.
Ecco una rappresentazione artistica del vento solare: questo è la causa delle aurore boreali. |
Un contributo fondamentale alla comprensione del Sole e delle stelle è venuto dalla fisica nucleare, che si è enormemente sviluppata in questi ultimi anni. Grazie a essa oggi sappiamo che la loro energia deriva dalla fusione di nuclei di elementi leggeri e di elementi più pesanti. Concettualmente il processo è identico a quello che l'uomo ha realizzato nella bomba H. Perchè avvenga la fusione di protoni dei nuclei di idrogeno che dà luogo a nuclei di elio sono necessarie temperature e pressioni elevatissime. Nel Sole e nelle stelle la temperatura e la pressione necessarie sono la conseguenza naturale dell'enorme massa di gas che costituisce questi astri. La stella nasce appunto dalla contrazione per gravità di una nebulosa: quando pressione e temperatura nella zona centrale dell'astro raggiungono i valori giusti, le reazioni di fusione si innescano automaticamente. Semplificando le cose il Sole e le stelle sono gigantesche bombe H in equilibrio idrostatico. Il Sole brucia ogni secondo 4,5 milioni di t di materia! Chi si preoccupasse di tanta dissipazione può tranquillizzarsi: poichè il Sole ha una massa a dir poco immensa in 10 miliardi di anni meno dell'un per cento della sua massa si converte in energia: esso ha appena intaccato la sua scorta di carburante e continuerà a brillare per almeno 5 miliardi di anni.
un'alternarsi di punti chiari e punti
più scuri. L'immagine è stata paragonata a quella di una specie coperta di
chicchi di riso. Ogni "chicco" ha un diametro di circa 1000 km, ma talvolta si
formano "chicchi" più grandi fino a 4000 km. A proposito di questi aspetti si
parla rispettivamente di granulazione e di supergranulazione. Un esame più
accurato rivela che i punti più chiari si avvicinano a noi, mentre quelli più
scuri si allontanano. Quanto alla temperatura, è maggiore nei punti chiari,
minore in quelli scuri. L'interpretazione di questi fenomeni è che gli strati
più superficiali del Sole ribollono per moti connettivi che trasportano il
calore nel guscio esterno del Sole: le zone più chiare sono zampilli di materia
calda in ascesa, le zone più scure ricadute di materia più fredda in discesa. La
vita media di un granello è di circa dieci minuti.
Le zone più scure sono quelle più vicine a noi, e
quelle più calde.
Le oscillazioni solari sulla superficie
del Sole sono generate da onde sonore
che attraversano tutto il Sole. Esse
sono prodotte da gas caldissimo che
ribolle nella zona convettiva.
LE CONOSCENZE ACQUISITE SUL SOLE
Le protuberanze
dei fenomeni solari: le protuberanze. Sono
addensamenti di idrogeno che talvolta si innalzano rapidissimi nello spazio,
curvandosi secondo le linee di forma dei campi magnetici, simili a colossali
fontane. La loro densità è circa 100 volte maggiore quella della corona nella
quale si muovono, mentre la temperatura è 100 volte inferiore. Già notate con
meraviglia dagli antichi durante le eclissi totali si Sole, si è potuto
studiarle nei minimi particolari a partire dalla seconda metà dell'Ottocento
grazie a strumenti e filtri speciali. Quando non si levano dal bordo ma si
proiettano sul disco, le protuberanze assumono l'aspetto, e il nome, di
"filamenti". In funzione del loro comportamento si distinguono due protuberanze:
le quiescenti, che possono mantenere il loro aspetto per molti giorni e anche in
alcuni casi per più di una
rotazione solare; e le eruttive, che sono a rapida
evoluzione, salgono a grande velocità e ricadono in poche ore. Anche le
protuberanze, come le macchie, sono fenomeni legati all'attività solare, nella
quale i campi magnetici svolgono un ruolo di grande importanza.
Un'enorme protuberanza solare
ripresa all'ultravioletto emesso
da un particolare tipo di elio
ionizzato, in un'immagine
fornita dagli strumenti
a bordo della navicella SOHO.
Le macchie
Gli
antichi immaginavano che il Sole e le stelle come corpi perfettamente
immutabili. In realtà ogni stella è in evoluzione e ne dà segni più o meno
evidenti. Il Sole sta attraversando una lunga fase di stabilità tipica delle
stelle più comuni, che dura almeno dieci miliardi di anni. L'attività solare è
visibile soltanto perché la osserviamo da molto vicino e si manifesta nelle
macchie, nei brillamenti nelle protuberanze, nella variabile conformazione della
corona. La forma e le dimensioni delle macchie sono estremamente variabili e
possono cambiare anche in tempi brevi (dell’ordine di poche ore); ciò può essere
facilmente compreso se si pensa che la fotosfera, sulla quale esse si formano,
si trova allo stato gassoso con una temperatura che si aggira intorno ai 6.000
gradi centigradi. Per contro la temperatura nel nucleo di una macchia può
variare da 4.000 a 5.200 gradi centigradi mentre nella penombra raggiungiamo
valori pari a 5.500 gradi centigradi; di conseguenza le macchie appaiono scure
solo per contrasto con le regioni fotosferiche adiacenti soggette a temperature
più elevate. Il sospetto che il numero della macchie presenti sul Sole potesse
variare con un andamento ciclico (cioè alternando massimi e minimi con cadenza
regolare) pare l’abbia avuto per la prima volta l’astronomo danese Christian Horrebow (1718 - 1776); purtroppo le sue opere furono pubblicate solo nel 1859
quando l’esistenza di un ciclo delle macchie solari era già stata scoperta dal
farmacista tedesco S. H. Schwabe (1789 - 1875) il cui lavoro venne divulgato nel
1851. Per convenzione si è stabilito che un ciclo di attività solare cominci con
un numero minimo di macchie e finisca con l'inizio del minimo seguente. Analisi
statistiche effettuate su valori registrati a partire dal 1715 hanno mostrato
che la durata media del ciclo solare è di 11,4 anni; il periodo più lungo è
stato di 17,1 anni (dal 1788 al 1805) mentre quello più breve durò 7,3 anni (dal
1829 al 1837). Una teoria completa che spieghi nei dettagli la nascita,
evoluzione e scomparsa di una macchia solare e l’esistenza del ciclo undecennale
ancora non esiste. Quello che si sa è che le macchie solari sono sedi di intensi
campi magnetici che affiorano dalla fotosfera provenendo dalle regioni
sottostanti; in questo modo il flusso di energia, proveniente dall’interno del
Sole e diretto verso l’esterno, viene parzialmente interrotto e la zona
interessata diventa più fredda.
Alcune macchie solari fotografate
a lunghezza d'onda differenti. In alto
(a), le macchie solari sono riprese alla
lunghezza d'onda del visibile e appaiono
come isolette scure sulla superficie del
Sole; nella sezione centrale, la stessa
porzione di Sole è ripresa nell'estremo
ultravioletto rivelando zone d'intensa
attività in corrispondenza delle macchie
solari; in basso(c) un'immagine a raggi X
che registra le zone ad altissima
temperatura della corona solare.
I brillamenti
Con il numero delle macchie variano anche il numero dei brillamenti. Questi sono fenomeni che si verificano al di sopra
I brillamenti costituiscono la maggiore forma di rilascio improvviso e violento di energia: essi hanno l'aspetto di getti gassosi che dalla cromosfera salgono nella corona |
L'ESPLORAZIONE DEL SOLE
L'esperienza ci insegna che la luce del Sole è accecante: impossibile guardare la nostra stella, anche solo ad occhio nudo, senza utilizzare i filtri più opportuni. Figuriamoci poi se usassimo un binocolo o un telescopio, andremmo incontro a seri danni agli occhi. Eppure per gli scopi scientifici la luce non è mai troppo e anche per osservare il Sole gli astronomi hanno bisogno di specchi per raccogliere più radiazione possibile e concentrarla sugli strumenti. Nonostante lo studio del Sole abbia fatto grossi passi avanti dall'inizio dell'era spaziale, i metodi classici di osservazione, come l'utilizzo di torri solari, mantengono comunque un'elevata importanza, tanto che nel "tempio" dell'osservazione solare, il complesso di monte Wilson, in California, sono ancora funzionanti storici edifici costruiti all'inizio del secolo scorso, naturalmente equipaggiati con strumenti più recenti.