All'inizio del XX secolo, gli abitanti dell'America Meridionale erano circa 40 milioni: più della metà vivevano tra Brasile e Argentina. Nel frattempo, la società Sudamericana era in continuo mutamento; le città si sviluppavano sempre di più e in esse si consolidava una classe media composta da funzionari statali, manager dei nuovi servizi pubblici, giornalisti, professori, avvocati e altri professionisti. Inoltre, in seguito all' incremento demografico, nacquero nuove industrie alimentari, tessili e metallurgiche. Nel giro di pochi anni, nacquero anche importanti organizzazioni sindacali gestite dal movimento operaio sudamericano: nel 1904 la Federazione operaia dell’Uruguay e la Federazione operaia regionale dell’Argentina; nel 1906 la Confederazione operaia brasiliana; nel 1909 la Federazione operaia cilena. In Argentina, in Uruguay e in Cile, la formazione di nuove classi sociali e la comparsa delle federazioni sindacali interruppe, almeno in parte, il dominio dell’oligarchia. In questi paesi le classi lavoratrici conquistarono importanti diritti civili e sindacali; nello stesso tempo, anche l'educazione di base si estese notevolmente.

Nella terribile crisi economica del 1929, che provocò il crollo di Wall Street, in Sudamerica furono danneggiate soprattutto le esportazioni e quindi i grandi proprietari terrieri, mentre i sistemi industriali nazionali riuscirono a continuare il loro sviluppo rivolgendosi ai mercati interni. Fu proprio in questo periodo che le classi medie e proletarie si svilupparono ulteriormente e videro la luce per la prima volta movimenti nazionalisti.


Cartina che illustra la situazione della seconda guerra mondiale: come possiamo osservare, quasi tutti i paesi dell'America Meridionale rientravano nell'Alleanza, eccetto un'esigua minoranza al confine tra Brasile e Argentina e alcuni conflitti locali in Perù e Brasile.

Durante la seconda guerra mondiale, soltanto il Brasile partecipò direttamente ai combattimenti inviando truppe in Europa, ma quasi tutti gli stati sudamericani si schierarono dalla parte degli Alleati. Nel secondo dopoguerra, la gran parte dei governi sudamericani si schierò al fianco degli USA nel contrastare la potenza sovietica e la diffusione di ideologie rivoluzionarie marxiste che stavano facendo la loro comparsa nel continente. Grazie a questa alleanza, furono investiti molti capitali statunitensi in Sudamerica e vi si stabilirono numerose multinazionali del Nord America. Il diffuso malessere delle classi popolari, che spesso emigravano dalle zone rurali in cerca di lavoro, concentrandosi così nelle periferie delle città, e la tendenza delle oligarchie a soffocare qualsiasi richiesta di riforma provocarono la nascita di numerosi movimenti politici e sociali, spesso armati: a causa di ciò, questo periodo fu caratterizzato da cruenti colpi di stato (Brasile-1964, Uruguay e Cile-1973, Argentina-1976). In quegli anni altri due stati raggiunsero finalmente l’indipendenza, la Guyana nel 1966 e il Suriname nel 1975.

A partire dalla fine degli anni Settanta, le dittature sudamericane furono costrette, una dopo l'altra, a lasciare la guida dei paesi nelle mani di governi civili, a causa della grave situazione economica e sociale. Infine, a metà degli anni Novanta, l'economia latinoamericana ebbe un notevole incremento e, in quel periodo, fu molto più fiorente e sana di quanto non fosse stata per decenni,ma le disparità economiche e sociali tra la popolazione erano profonde e gravissime e continuavano ad alimentare un forte conflitto e a causare un’estesa criminalità.

 

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