Madagascar (nome ufficiale République de Madagascar, Repoblikan’i Madagasikara, Repubblica del Madagascar), stato insulare situato nell’oceano Indiano, separato dalla costa sudorientale dell’Africa dal canale di Mozambico, comprendente l’isola di Madagascar, quarta al mondo per estensione, e diverse isole minori. La superficie totale del paese è di 587.041 km²; l’estensione costiera è di 4.828 km. La capitale è Antananarivo.


Un' immersione nel paesaggio del Madagasca

TERRITORIO
L’isola è dominata da un altopiano centrale montuoso, in parte di origine vulcanica, le cui vette più alte sono il monte Maromokotro (2.876 m), situato nella parte settentrionale e il massiccio di Ankaratra, nelle vicinanze di Antananarivo, che raggiunge i 2.643 m. I rilievi, a est, declinano rapidamente verso una stretta pianura, che si estende lungo la costa dell’oceano Indiano, mentre a ovest digradano verso una fascia costiera pianeggiante un po’ più estesa, lungo il canale del Mozambico; in queste aree, oltre che nelle valli fluviali dell’altopiano centrale, si trovano le terre più fertili del paese.
I fiumi principali sono il Betsiboka, lo Tsiribihina, il Mangoky e l’Onilahy, che nascono dalla catena montuosa orientale e, scorrendo verso ovest e attraversando vallate ricche di vegetazione, sfociano nel canale di Mozambico. Al contrario, i fiumi che si dirigono verso l’oceano Indiano hanno corso breve e rapido, e, nella loro impetuosa discesa verso valle, danno frequentemente origine a delle cascate. Il lago più esteso del paese è l’Alaotra, nei pressi della città di Toamasina.
La sezione orientale dell’isola è caratterizzata da forti precipitazioni – portate dai venti che spirano da sud-est e concentrate soprattutto nel periodo compreso tra novembre e aprile – che raggiungono in alcune zone punte di 3.500 mm annui; sull’altopiano centrale e nelle regioni aride del sud e del sud-ovest le precipitazioni sono invece meno copiose e raggiungono annualmente valori inferiori ai 380 mm. Le regioni costiere sono generalmente calde nel corso di tutto l’anno, mentre l’altopiano centrale ha un clima temperato con estati calde e inverni freddi.
Sul versante orientale dell’isola la vegetazione dominante è costituita dalla foresta pluviale, perlopiù di latifoglie, mentre la savana e le praterie caratterizzano le regioni occidentali più aride e la vegetazione desertica è presente nell’estremo sud-ovest. La fauna è insolita, poiché riflette lo stadio evolutivo del periodo in cui il Madagascar si staccò dal continente africano; ad esempio, conserva forme di primati estremamente primitive (i lemuriformi) e manca delle scimmie propriamente dette, vale a dire dei primati più evoluti. Benché le specie indigene presentino caratteristiche assimilabili sia alla fauna africana che a quella indiana, le loro differenze sono indicative di un’evoluzione verificatasi nel corso di un lungo periodo di isolamento.

LA STORIA
La popolazione dell’isola si costituì in conseguenza di due principali ondate migratorie, una proveniente dall’Indonesia e una dall’Africa. In seguito, delle comunità di mercanti arabi si stabilirono sulle coste, introducendo l’islam nel paese. Nel 1500 il portoghese Diogo Dias fu il primo europeo ad approdare sull’isola che, nel corso del XVII secolo, fu oggetto di ripetuti ma infruttuosi tentativi di colonizzazione da parte di portoghesi, inglesi e francesi, per i quali rappresentava una base sulla rotta delle Indie.
Nel 1642 i francesi si insediarono temporaneamente nel sud dell’isola, che tuttavia abbandonarono nel 1674; essi riuscirono a stabilire alcune basi commerciali lungo la costa orientale nel secolo successivo, ma la loro attività venne ostacolata dall’unificazione del regno merina (un popolo di origini indonesiane, stanziato nella regione dell’altopiano centrale) da parte di Andrianampoinimerina (1745-1810). Dal 1810 al 1828, sotto il sovrano Radama I, tale regno conquistò i due terzi dell’isola, soprattutto grazie all’appoggio militare degli inglesi, che riconobbero lo stesso Radama I re del Madagascar. Il progressivo aumento dell’influenza inglese determinò quindi l’arrivo sull’isola di missionari protestanti che aprirono le prime scuole e avviarono la conversione delle popolazioni indigene.
Tuttavia, dopo la morte di Radama, la moglie Ranavalona I avviò una dura politica xenofoba, abolendo ogni tipo di riforma e perseguitando o espellendo i missionari e i cittadini europei; ciò provocò la chiusura del paese agli stranieri e l’inasprimento dei rapporti con gli inglesi. Solo l’ascesa al trono del figlio di Ranavalona, Radama II (che regnò dal 1861 al 1863), segnò il ritorno a una politica di apertura nei confronti degli europei e dei francesi in particolare. Ma l’assassinio di Radama II per mano della fazione conservatrice alla corte merina ebbe come conseguenza l’inasprimento delle relazioni e segnò l’inizio di un lungo periodo di ostilità culminate, nel 1895, con la sottomissione della regina Ranavalona III e la creazione di un protettorato francese. L’anno seguente, dopo una serie di rivolte popolari, il Madagascar fu conquistato militarmente e proclamato colonia francese; l’occupazione si estese quindi all’intera isola, che venne sottoposta al controllo di un governo militare, e la stessa regina andò in esilio in Algeria (1897).
Negli anni successivi l’ostilità contro i francesi continuò, e solo nel 1916, dopo una serie di rivolte soffocate nel sangue, il movimento nazionalista venne vinto e centinaia dei suoi membri furono arrestati.
Nel maggio 1942, due anni dopo la disfatta francese nella seconda guerra mondiale, gli inglesi inviarono nell’isola, considerata area strategica per gli interessi alleati nell’oceano Indiano, un corpo di spedizione nel timore di un’invasione giapponese, dal momento che il Madagascar aveva aderito al governo di Vichy nel 1940. Nel 1943 gli inglesi presero possesso dell’isola, riaffidandone il controllo al governo della “Francia libera” l’anno successivo. Il dopoguerra fu quindi segnato dal ritorno delle agitazioni nazionaliste.
La Costituzione del 1946 fece del Madagascar un territorio francese d’oltremare, prevedendo l’istituzione di alcune assemblee provinciali dotate di poteri limitati. Nel marzo del 1947, il Partito nazionalista malgascio (MDRM) diede vita a una rivolta armata che si protrasse sino all’agosto dello stesso anno e venne violentemente repressa dalle autorità francesi, provocando la morte di circa 50.000 persone; lo stato d’assedio rimase in vigore fino al 1956.
Il 26 giugno 1960 il Madagascar ottenne l’indipendenza, mantenendo un rapporto privilegiato con la Francia; a settembre il paese entrò nelle Nazioni Unite e nello stesso mese fu eletto alla presidenza Philibert Tisiranana.
Nei primi anni di indipendenza il paese godette di una relativa stabilità, ma verso la fine degli anni Sessanta il conflitto politico e sociale si inasprì, sfociando nel 1972 in un colpo di stato contro Tisiranana guidato dal generale Gabriel Ramanantsoa. Nel 1975, dopo tre anni di scontri e d’instabilità, salì al potere Didier Ratsiraka. Questi trasformò il paese, ribattezzato Repubblica democratica del Madagascar, in una repubblica socialista, avvicinandolo all’Unione Sovietica.
La fine del decennio fu segnata da gravi difficoltà economiche, che diedero adito a forti manifestazioni di protesta; il governo attuò una politica repressiva, ricorrendo ad arresti indiscriminati e a più riprese allo stato d’emergenza (1977, 1980, 1982). Rieletto incontrastato nel 1982 e nel 1989, Ratsiraka sventò un tentativo di colpo di stato nel maggio 1990, ma non riuscì a fermare il dissenso. Nel 1991, dopo un’ondata di scioperi e di manifestazioni di protesta – violentemente represse dalle forze di polizia – Ratsiraka diede avvio a un processo di riforma che nel 1992 portò all’approvazione per referendum popolare di una nuova Costituzione.
Nelle elezioni presidenziali del febbraio 1993, Ratsiraka venne sconfitto dal candidato delle opposizioni Albert Zafy. La transizione si svolse in un quadro contrassegnato da duri scontri per il potere e da una crisi economica acutissima. Nel 1994, l’applicazione delle riforme suggerite dal Fondo monetario internazionale incontrò una diffusa protesta nel paese. Nel 1995 una modifica costituzionale assegnò più poteri a Zafy, la cui azione non riuscì tuttavia né a rilanciare l’economia né a combattere la corruzione.
Nel maggio del 1996 il Parlamento malgascio votò per l’impeachment del presidente Zafy; nel novembre dello stesso anno Ratsiraka riconquistò di misura, superando per pochissimi voti Zafy, la presidenza del paese. Negli anni seguenti l’economia del Madagascar conobbe modesti miglioramenti, continuando ad alimentare un aspro conflitto sociale e politico.


Didier Ratsiraka

Le elezioni del dicembre 2001, che opposero Ratsiraka, il presidente uscente, a Marc Ravalomanana, sindaco di Antananarivo, segnarono l’inizio di un nuovo scontro. Ravalomanana rivendicò la vittoria e chiamò allo sciopero i suoi sostenitori, scatenando la reazione di Ratsiraka, che in febbraio proclamò lo stato d’emergenza. In aprile, dopo il riconteggio dei voti, la Corte suprema assegnò la vittoria a Ravalomanana e nel luglio successivo Ratsiraka abbandò il paese. Nelle elezioni legislative del successivo dicembre Ravalomanana si assicurò anche la maggioranza nel Parlamento con un nuovo partito chiamato Io amo il Madagascar. Processato in contumacia per corruzione, nell’agosto del 2003 l’ex presidente Ratsiraka fu condannato a dieci anni di prigione.
Le elezioni di dicembre 2006, contrassegnate da aspri scontri, si concludono con la conferma di Ravalomanana alla presidenza del paese.

Nell’aprile 2007 un referendum approva una nuova Costituzione che rafforza i poteri del presidente. Le lingue ufficiali del paese diventano tre: malgascio, francese e inglese.
Il partito Io amo il Madagascar del presidente Marc Ravalomanana si aggiudica le elezioni legislative del settembre 2007.

LA POPOLAZIONE
Il Madagascar ha una popolazione di 20.042.551 abitanti (2008), con una densità media di 35 unità per km², più elevata nelle aree montane che nelle regioni costiere. La popolazione è assai diversificata dal punto di vista etnico; nell’entroterra i maggiori gruppi sono i merina (hova), che costituiscono il 26% della popolazione totale e i betsileo (12%) entrambi discendenti degli emigranti indonesiani che colonizzarono l’isola circa duemila anni or sono. Le zone costiere sono abitate prevalentemente da genti meticce maleopolinesiane, nere africane e di origine araba tra cui si citano i betsimisaraka (15%), gli tsimihety (7%), i sakalava (6%) e gli antaisaka (5%).


La capitale del Madagascar, Antanarivo.

Il 27% (2005) della popolazione vive nei centri urbani, tra i quali la capitale Antananarivo è il più importante; sono inoltre di rilievo Toamasina, Fianarantsoa, Mahajanga, Toliara e Antsiranana.
Le lingue ufficiali sono il malgascio (vedi Lingue maleopolinesiane), il francese e l’inglese. Circa il 50% della popolazione è animista, vi è inoltre un 25% di cattolici, un 20% di protestanti e un 5% di musulmani.
Nel 1976 l’introduzione di una legge che prevede l’obbligo della frequenza scolastica per sei anni ha portato, nel 2000, il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta al 66,5%. Antananarivo, oltre a essere sede universitaria, ospita le principali istituzioni culturali del paese, come la Biblioteca nazionale, il Museo di storia e quello di arte e archeologia. Le diversità culturali sono salvaguardate dal governo nazionale.

 

 

 L' ECONOMIA
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo; nel 2006 il prodotto interno lordo fu di 5.499 milioni di dollari USA, pari a 287 dollari USA pro capite. L’economia rimane prevalentemente agricola: il settore occupa infatti il 78% della forza lavoro, contribuendo alla formazione del PIL per il 27,5% (2006). Molte delle attività poste sotto il controllo di interessi francesi vennero nazionalizzate nel 1975.
A causa dell’asperità del terreno, solo il 5,1% della superficie territoriale risulta coltivato e la produzione permane ancora a livelli di pura sussistenza; i principali raccolti sono costituiti da riso, manioca, fagioli, banane, mais, patate, patate dolci, pomodori, arachidi, frutta e cotone. La produttività non ha sempre tenuto il passo con la crescita della popolazione e le importazioni di consistenti quantità di cibo, in particolare di riso, si resero necessarie nei tardi anni Settanta. I prodotti alimentari destinati all’esportazione sono caffè, chiodi di garofano, canna da zucchero, agave sisalana, palma da cocco, tabacco e vaniglia (di cui il Madagascar è il principale produttore mondiale). Per quanto riguarda l’allevamento, questo comprende soprattutto bovini, suini, caprini e ovini.

Sia lo sfruttamento delle risorse forestali (la maggior parte del legname è utilizzato come combustibile) che la pesca sono attività praticate quasi esclusivamente per soddisfare il fabbisogno interno. Sono comunque in atto tentativi di rimboschimento delle aree montane e di ripopolamento di laghi e fiumi.
Fra le numerose risorse minerarie del paese spiccano la bauxite, la cromite e il nichel, ma sono presenti anche depositi di grafite, minerale di ferro, rame, sale, granato e mica. Nel 1980 sono stati inoltre individuati giacimenti sottomarini di petrolio che tuttavia non vengono ancora sfruttati dal punto di vista commerciale. Nel 2003 il 66,1% dell’elettricità prodotta era fornita da impianti idroelettrici; il restante 34% da centrali alimentate a combustibile.
Per quanto riguarda il settore industriale, che occupa il 7% della forza lavoro e fornisce il 15,3% del PIL (2006), un posto di primo piano è occupato dall’industria alimentare (perlopiù zuccherifici, oleifici e birrifici); vanno inoltre segnalate industrie tessili, elettroniche, chimiche, della carta, del cemento e manifatture di tabacco. Si registra infine un progressivo incremento nelle attività di raffinazione del petrolio e di assemblaggio dei motoveicoli.

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