INFORMAZIONI


-PROFILO ECONOMICO

TERRITORIO


Da sinistra: Monte Ras Dascian; una visione dal satellite del Lago Tana; il più grande lago alcalino del mondo: il lago Turkana (o Rodolfo)


Tipica canoa del fiume Omo.

La secessione dell'Eritrea, nel 1993, ha privato il paese dello sbocco sul Mar Rosso.
Il cuore del paese è costituito da un elevato altopiano, noto come Acrocoro etiopico, che occupa quasi la metà del territorio e presenta un’altitudine media di quasi 2.000 m, con le caratteristiche ambe (rilievi dalla cima tronca) e picchi che, in alcuni casi, superano i 4.500 m (Ras Dascian, 4.620 m). Attraversato dalla Rift Valley – che si estende da sud-ovest a nord-est – nella sua parte settentrionale è inciso dalle gole di numerosi fiumi e ospita il lago Tana, da dove nasce il Nilo Azzurro. Nell’estremità nordorientale l’Acrocoro termina in una scarpata che domina la depressione della Dancalia; i versanti occidentali digradano più dolcemente verso il deserto del Sudan, mentre a sud segue il corso del fiume Omo e scende verso il lago Turkana (o lago Rodolfo), la maggior parte del quale si estende nel confinante Kenya. La secessione dell’Eritrea, nel 1993, ha privato il paese dello sbocco sul Mar Rosso.
La diversità del territorio determina grande varietà di clima, terreno, vegetazione naturale e aree abitate.


-CLIMA

Il clima del paese varia in base all’altitudine. Nella fascia tropicale, situata al di sotto dei 1.830 m, si registrano temperature medie annue di circa 27 °C e la piovosità è scarsa (510 mm). Nella fascia subtropicale, che include gran parte dell’altopiano e ha un’elevazione compresa tra i 1.830 e i 2.440 m, si registra una temperatura media di circa 22 °C, con 510-1525 mm di pioggia all’anno. Oltre i 2.440 m si situa una fascia temperata con medie che si aggirano intorno ai 16 °C e un discreto regime di piovosità (1.270-1.780 mm). Le precipitazioni si verificano con maggiore frequenza tra giugno e settembre; altri mesi relativamente piovosi sono febbraio e marzo.

-FLORA E FAUNA

Le scimmie Gelada tipiche dell'Etiopia

La vegetazione rispecchia la varietà delle diverse zone climatiche. Nelle zone meno elevate crescono specie tipiche della savana, mentre nelle valli e nelle gole si incontra una rigogliosa vegetazione che comprende quasi tutte le specie africane; la zona temperata è caratterizzata da prati e pascoli, mentre i rilievi più elevati ospitano in prevalenza una vegetazione di tipo arbustivo.

La fauna è rappresentata soprattutto da animali di grossa taglia: la giraffa, il leopardo, l’ippopotamo, il leone, l’elefante, l’antilope e il rinoceronte; comuni sono inoltre la lince, la iena, lo sciacallo e numerose specie di scimmie. Tra gli uccelli si citano l’airone, il pappagallo, la pernice e alcuni rapaci, come l’aquila, il falco e l’avvoltoio.

-PROBLEMI E TUTELA DELL'AMBIENTE

Tra i principali problemi ambientali che affliggono l’Etiopia, la pressione demografica sul territorio è sicuramente tra i più gravi. Il governo del paese non è riuscito a sviluppare le infrastrutture necessarie per far fronte a un tasso di crescita annua del 2,23% (2008). Soltanto il 22% degli etiopi, ad esempio, usufruisce di acqua potabile.

Nel corso degli ultimi decenni la deforestazione, l’eccessivo sfruttamento dei pascoli e la mancanza di un programma di gestione del territorio hanno accelerato il tasso di erosione del suolo. Una percentuale estremamente elevata della forza-lavoro etiope, pari al 78%, è occupata nell’agricoltura, perlopiù di sussistenza. Molti agricoltori coltivano aree in pendenza o collinari, provocando il dilavamento del terreno di superficie durante le violente inondazioni. La deforestazione e la desertificazione sono aggravate dall’impiego diffuso di combustibili tradizionali come la legna da ardere, che rappresentano il 95,88% del consumo di energia totale (1997).


Visione frontale e aerea della chiesa di San George  dell'antica cittadina di Lalibela, patrimonio  dell'umanita dell'UNESCO.

Il 17% (2007) del territorio dell’Etiopia è ufficialmente protetto, sebbene il sistema di parchi nazionali e riserve naturali risenta del bracconaggio e del commercio illegale del legname. Il paese include tre santuari faunistici, undici riserve naturali e nove parchi nazionali, tra cui lo Yugundi Rassa, il Gambella e il Simēn, quest’ultimo iscritto, con l’antico centro di Lalibela, nei World Heritage Site dal 1978.

Molte grandi specie di mammiferi, fra cui la giraffa, il leopardo, l’ippopotamo, il leone e l’elefante, sono native dell’Etiopia. Il paese è anche l’habitat naturale di 626 specie di uccelli. Fra le specie faunistiche, ben 93 sono minacciate d’estinzione.

L’Etiopia ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di desertificazione, biodiversità, specie in via d’estinzione, cambiamenti climatici e protezione dell’ozonosfera. Il paese ha anche firmato trattati che limitano gli esperimenti nucleari e le armi chimiche e biologiche.


POPOLAZIONE

Nel 2008 l’Etiopia aveva una popolazione di 78.254.090 abitanti, con una densità media di 70 unità per km²; la speranza di vita è di 49,4 anni, una delle più basse del mondo. Elevatissima la percentuale di popolazione rurale: l’84% (2005); poiché gran parte degli abitanti vive di agricoltura di sussistenza, gli insediamenti più popolati si trovano nella regione centrale, dove il terreno si presta maggiormente alle coltivazioni.


Da sinistra: donna Amhara, donna Oromo, ragazza Sidama, donna Somali, ragazzo della Dancalia

La composizione etnica è assai diversificata, a causa dell’integrazione razziale e linguistica che ebbe inizio sin dai tempi antichi; i principali gruppi sono gli amhara (o abissini, 38%), una popolazione di origine camitica presente sull’altopiano, a nord di Addis Abeba; gli oromo (35%), nella zona meridionale, prevalentemente dediti alla pastorizia e all’agricoltura; i somali (2% circa), a oriente, nella regione dell’Ogaden; i sidama (2% circa), che risiedono principalmente nelle regioni sudoccidentali; i danachili (dancali, o afar), stanziati nelle pianure semidesertiche della zona nordorientale del paese. Tra i gruppi non autoctoni si segnalano yemeniti, indiani, armeni, greci e italiani.

-LINGUA E RELIGIONE

I dialetti parlati sono una settantina, appartenenti in gran parte ai ceppi semitico e cuscitico delle lingue africane. La lingua della liturgia ecclesiastica etiope, il ge’ez, diede origine al gruppo semitico delle lingue amarica e tigrina, originarie del nord del paese; la prima, che è lingua ufficiale, è parlata da circa il 25% della popolazione. Abbastanza diffusi sono anche l’inglese, l’italiano e l’arabo.

Circa il 55% della popolazione – soprattutto nelle regioni settentrionali – segue la Chiesa ortodossa etiopica, strettamente legata alla Chiesa copta d’Egitto e religione di stato sino al 1974. I musulmani sono il 35%, in prevalenza situati nel sud, mentre nelle regioni di Gamo Gofa, Sidamo e Arussi si professa l’animismo tradizionale. Erano altresì presenti circa 30.000 falascià – che praticano un tipo di ebraismo che risale probabilmente ai primi contatti con gli ebrei arabi – ma dal 1984 al 1991 furono tutti trasferiti in Israele.

-ISTRUZIONE E CULTURA

Dal 1952, quando solo il 4% della popolazione era in grado di leggere e scrivere, l’istruzione ha subito una notevole crescita; nel 1979 fu iniziato un importante programma, volto a incrementare il grado di scolarizzazione e, già verso la metà degli anni Ottanta, il 63% della popolazione adulta aveva ricevuto un’istruzione elementare. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è del 45,1% (2005). L’istruzione primaria è gratuita, ma le attuali infrastrutture limitano la frequenza a solo un terzo della popolazione in età scolare.
L’Etiopia possiede una ricca tradizione letteraria, con un vasto numero di traduzioni dal greco antico, dall’arabo e altre lingue in ge’ez e in amharico moderno; gran parte delle opere sono di carattere mitologico, teologico o storicistico. Ricche e abbondanti sono anche l’arte e l’architettura religiosa, che riflettono la lunga storia del cristianesimo etiope; le chiese, e gli affreschi che si trovano al loro interno, testimoniano influenze bizantine e copte.

-CITTA' PRINCIPALI

-Addis Abeba (1.133.000 abitanti), a 2360 m slm, la capitale dell'Etiopia e capitale della regione omonima, circondata dalle regione Oromo, quasi al confine con la regione Amhara, abitate dalle due principali etnie dell'Etiopia.

-Dire Daua (398.000 abitanti) è la capitale della regione omonima e si trova a 1095 m slm, al confine fra la regione Oromo e la regione Somali. Importante centro ferroviario sulla linea Addis Abeba-Gibuti la città si è sviluppata come polo commerciale, agricolo (caffè) e del bestiame ed è inoltre sede di industrie tessili, alimentari e del cemento.

-Gondar (195.000 abitanti), sul lago Tana a 2160 m slm, nella regione Amhara, antica capitale del regno etiope.

-Macallé o Mekele (169.000 abitanti) è situata tra gli altopiani del Ghevà e del Gabàt a 2062 m slm ed è la capitale dello stato del Tigrè e prima città dell'Etiopia settentrionale. Importante mercato agricolo (cereali e cotone) con varie industrie alimentari, la città è il capolinea della carovana del sale, che trasporta il minerale a dorso dei cammelli dal deserto della Dancalia.
Grazie alla sua eccellente postazione strategica la città fu scelta nel 1881 come capitale del Paese dall'imperatore. Occupata dagli italiani nel 1895 a seguito della campagna etiope fu ripresa dall'esercito abissino l'anno dopo. Macallè fu uno dei primi obiettivi riconquistati nel 1935 dalle truppe italiane che portarono a termine l'occupazione dell'Etiopia.

-Bahir Dar (167.000 abitanti), sul lago Tana a 1700 m slm, capitale della regione Amhara.

-Gimma (159.000 abitanti), nella regione Oromo, è la maggiore città dell'Etiopia sud-occidentale.

-Harar o Harer (132.000 abitanti) è la capitale della regione omonima e si trova a 1856 m slm sul versante nord-orientale del Gebel Mullata, al confine fra la regione Oromo e la regione Somali. La città, caratterizzata da un clima molto secco e caldo, è collegata per rotabile a Gibuti, Addis Abeba e Dire Daua. Importante ed attivo mercato agricolo ospita anche industrie alimentari e dell'artigianato (tessitura ed intreccio dei cesti).
Harar fu fondata dagli Arabi, provenienti dalla Yemen, nel VII secolo e nel 1520 divenne capitale dell'emirato musulmano di Adal. Invasa dai Galla decadde di importanza e fu occupata dagli egiziani nel 1875. Il 26 gennaio 1887 fu riconquistata dalle truppe imperiali e passò a far parte dell'Impero Etiopico. Nel 1989 fu riconosciuta dall'Unesco come patrimonio culturale dell'umanità e considerata quarta città santa islamica del mondo grazie alle sue numerose moschee.

-Jijiga (98.000 abitanti), a 1609 m slm, capitale dell'Ogaden, il territorio abitato dai somali nell'Etiopia sud-orientale.

ECONOMIA


P.M. Meles Zenawi ha detto che il Millennio segnerà "la fine degli anni bui", ma molti vivono ancora in povertà, dormendo per le strade della capitale.

Il paese è uno dei più poveri al mondo; nel 2006 il prodotto interno lordo era di 13.315 milioni di dollari USA, pari a 172,60 dollari pro capite. L’economia etiope è fortemente dipendente dai proventi del settore agricolo e gran parte degli scambi commerciali avviene a livello locale, con una limitatissima presenza sul mercato mondiale. L’agricoltura e l’allevamento, praticati con modalità fortemente arretrate dal 78% della popolazione attiva, sono le forme di attività economica più diffuse; l’altopiano è particolarmente fertile e la diversità dei suoli, delle condizioni climatiche e di altitudine permettono una produzione assai diversificata. Grandi fattorie commerciali, molte delle quali gestite dal governo, forniscono, sia per esportazione sia per consumo interno, caffè (la coltura largamente più importante, che impiega circa un quarto della popolazione), cotone, tabacco, zucchero, frutta, verdura, semi oleosi, legumi e cereali, ma la siccità, cui negli ultimi anni si sono aggiunti i disagi causati dalla guerra civile, ha spesso costretto il paese a importare prodotti alimentari di base. Oltre ai bovini, in gran parte utilizzati per svolgere lavori pesanti, si allevano ovini e caprini (soprattutto per la pelle, la carne e il latte), animali da cortile e da soma (tra cui dromedari e asini).

Sebbene esista un gran numero di giacimenti minerari, gli spessi strati di lava vulcanica rendono assai arduo il processo di estrazione. Fin dall’antichità vengono estratti ferro, rame, zinco, piombo e sale e, in tempi recenti, sono stati scoperti diversi depositi di manganese, oro, platino, potassa, petrolio e gas naturale. Benché a partire dagli anni Sessanta si sia avuta una considerevole crescita della produzione industriale, aiutata anche dall’impianto di stabilimenti metallurgici e per la fabbricazione di beni di consumo, essa si basa principalmente sulla lavorazione di
prodotti alimentari e sul settore tessile, del tutto dipendenti dall’agricoltura. Il principale polo manifatturiero è Addis Abeba. L’Etiopia ha un grosso potenziale per la produzione di energia idroelettrica; ciononostante, gran parte del fabbisogno energetico del paese è soddisfatto dal legname, la cui domanda, insieme a quella di carbone, rappresenta una della maggiori cause della deforestazione e dell’erosione del suolo etiope.

-COMMERCIO E FINANZA

L’unità monetaria è il birr, emesso dalla Banca nazionale d’Etiopia. Le esportazioni riguardano soprattutto prodotti agricoli, per la maggior parte caffè (il 60% circa), ma anche legumi, pelli, cuoio e semi oleosi; le importazioni vertono su articoli di consumo e generi di prima necessità. I principali partner commerciali sono l’Italia, gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone.

-TRASPORTI E VIE DI COMUNICAZIONE


Ethiopian airlines vola a destinazioni internazionali in Africa, Europa, Medio Oriente, Asia e Nord America dalla sua base in Addis Ababa

Il suolo etiope rende particolarmente ardue le comunicazioni via terra e, poiché molte aree sono inaccessibili, diffuso è il trasporto aereo effettuato dall’Ethiopian Airlines, la compagnia di bandiera. Gli aeroporti internazionali hanno sede ad Addis Abeba, Diredaua e Jima. La capitale è collegata dalla ferrovia al porto di Gibuti, nel golfo di Aden. Poiché la scissione dell’Eritrea ha causato la mancanza di uno sbocco al mare, sono stati stipulati con la nuova repubblica alcuni accordi che garantiscono l’accesso a Massaua e Assab, importanti centri portuali sul Mar Rosso. La rete stradale si estende per 39.477 km (2006), di cui il 13% è asfaltato; la costruzione dell’autostrada che collega Addis Abeba a Nairobi, capitale del Kenya, risale agli anni Settanta.

ORDINAMENTO DELLO STATO

Diventata repubblica nel 1975, in seguito a un colpo di stato (1974) che destituì l’imperatore Hailé Selassié I, l’Etiopia è stata in seguito sottoposta a un regime dittatoriale filosovietico, rovesciato nel 1991 dal Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiopico (FRDPE). Con la Costituzione ratificata nel 1994 il paese si è dato un assetto federale organizzato su base etnica.

-POLITICA INTERNA

Il Paese fa parte dal 1986 dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, organizzazione politico-commerciale formata dai paesi del Corno d'Africa.


simbolo dell' EPRDF

L'elezione dell'assemblea costituente etiopica, che contava 547 membri venne tenuta nel giugno 1994. Questa assemblea approvò nel dicembre 1994 la costituzione della Repubblica Democratica Federale di Etiopia. Le elezioni per il primo parlamento etiopico nazionale frutto di elezioni veramente popolari e per vari parlamenti regionali vennero tenute a maggio e giugno del 1995. La maggior parte dei partiti di opposizione scelse di boicottare queste elezioni. Vi fu una vittoria travolgente per il partito EPRDF(Ethiopian People's Revolutionary Democratic Front). Osservatori internazionali e di agenzie non governative fecero notare che i partiti di opposizione avrebbero potuto partecipare se lo avessero voluto.


Meles Zenawi, primo ministro eletto nel 1995

Il governo della Repubblica Federale Democratica dell'Etiopia venne insediato nell'agosto 1995. Il primo Presidente eletto é stato Negasso Gidada. Il governo guidato dal EPRDF del Primo Ministro Meles Zenawi ha promosso una politica di federalismo etnico, devolvendo poteri significativi alle autorità regionali, basate sulla composizione etnica. L'Etiopia oggi ha 9 regioni amministrative semi-autonome che hanno il potere di raccogliere tasse e spenderle in maniera autonoma. Sotto l'attuale governo, gli etiopi godono di maggiore partecipazione politica e di dibattito politico più libero rispetto ad ogni altro momento anteriore della loro storia, anche se alcuni fondamentali diritti, fra cui la libertà di stampa, sono, in pratica, alquanto limitati.

Il governo di Zenawi venne rieletto nel 2000 nelle prime elezioni multipartitiche nella storia dell'Etiopia. L'attuale presidente è Girma Wolde-Giorgis.
In Etiopia si sono tenute nuovamente le elezioni nel maggio 2005, occasione in cui si è avuta una percentuale record di voltanti (circa il 90%). Sebbene gli osservatori dell'Unione Europea abbiano segnalato che in tali elezioni siano state violate le regole internazionali per giuste e libere votazioni, altri gruppi sono arrivati a conclusioni differenti. La dichiarazione rilasciata il 14 settembre dall'Unione Africana, infatti, loda "il mostrare, da parte della della popolazione etiope, un sano impegno negli ideali democratici"; il giorno successivo lo "US Carter Center" concluse "the majority of the constituency results based on the May 15 polling and tabulation are credible and reflect competitive conditions".


Il presidente d'Etiopia Girma Wolde-Giorgis

Nelle ultime elezioni che si sono svolte nel 2006 il governo in carica è stato sconfitto per quanto riguarda i seggi nella capitale, con una differenza di circa l'80% dei voti, ma è rimasto in carica sostenendo di aver vinto grazie ai voti provenienti dalle campagne. Numerose proteste da parte dei cittadini di Addis Abeba e delle altre città si sono concluse in scontri a fuoco dove hanno perso la vita decine, centinaia di persone. Alcune manifestazioni studentesche sono state represse nel sangue dalla polizia federale. Gli organi di stampa (sotto il completo controllo governativo) hanno dato comunicazione di scontri tra polizia e "banditi" nella zona di Mercato. Attualmente quasi tutti i leader dell'opposizione sono incarcerati o dispersi.

Sin dal 1991 l'Etiopia ha stabilito buone relazioni con gli Stati Uniti e l'Europa occidentale e cercato un sostegno economico sostanziale dai paesi occidentali e dalla Banca Mondiale. Nel 2004 il governo cominciò a trasferire più di due milioni di persone dagli altopiani aridi dell'est, adducendo come ragione che queste risistemazioni avrebbero diminuito la scarsità di cibo.

 -POLITICA ESTERA


Una delle tante mine anti-uomo inesplose (UXO= unexploded ordance)

La politica estera è dominata dalla tensione con la vicina Eritrea: il conflitto sul confine tra i due paesi, terminato nel 2000 col trattato d'Algeri, non è stato superato da rapporti pacifici stabilitisi tra i due paesi e permangono disaccordi sulla demarcazione del confine. Uno dei problemi comuni ai due paesi è rappresentato dalla presenza di un numero considerevole di vari tipi di ordigni non esplosi (UXO) e mine antiuomo ed anticarro.

Il forte legame con gli U.S.A. (fornitori di alimenti e armi) ha portato l'esercito etiope ad intervenire in Somalia nel 2007 contro le Corti islamiche, a sostegno del governo provvisorio somalo rifugiato a Baidoa. Nonostante i successi iniziali e l'appoggio aereo statunitense, le Corti islamiche hanno ripreso l'offensiva e gli scontri continuano tutt'ora. I rapporti sono tesi anche con il vicino Sudan.

Il potere esecutivo è affidato a un Consiglio di ministri che fa capo al primo ministro e al presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento con un mandato di sei anni, con funzioni perlopiù rappresentative.

Il sistema legislativo poggia sull’Assemblea parlamentare federale, composta da due camere. Il Consiglio federale (Yefedereshn Mekir Bet, o Camera alta) riunisce 108 membri eletti dalle 9 assemblee regionali per un termine di cinque anni; il Consiglio dei rappresentanti del popolo (Yehizbtewekayoch Mekir Bet, o Camera bassa) è composto da 547 membri eletti a suffragio universale per cinque anni. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.

Il sistema giudiziario prevede una Corte suprema federale, il cui presidente è nominato dal Consiglio dei rappresentanti del popolo su segnalazione del primo ministro. È in vigore la pena di morte.

-ORDINAMENTO SCOLASTICO

L'istruzione è stata per secoli monopolio della Chiesa Etiope, fino agli inizi del XX secolo, quando si adottò un sistema d'istruzione secolare. Il sistema scolastico etiope si articola in sei anni di scuola primaria, quattro anni di scuola inferiore e due di scuola superiore. Tutt'oggi si cerca di aumentare il numero delle scuole elementari per insegnare ai giovani a leggere ed a scrivere. Ad Addis Abeba vi è una scuola italiana.

STORIA

La regione è considerata una delle principali culle dell’umanità. Nella valle di Auasc nel 1974 furono rinvenuti i fossili dell’ominide detto Lucy, risalenti a circa tre milioni di anni fa. Nel corso del I millennio a.C., genti provenienti dalla penisola arabica si fusero con quelle che abitavano gli altipiani del Tigrè.

-IL REGNO DI AXUM

Nel I secolo d.C. la dinastia dei Salomonidi, che facevano risalire la propria origine al re Salomone e alla regina di Saba, fondò il regno di Axum. Questo raggiunse il suo massimo splendore, intrattenendo rapporti con il Mediterraneo e con l’Oriente, tra il III e il IV secolo. Sotto il regno di Lezanas (IV secolo) vi si diffuse il cristianesimo, che si sviluppò con caratteristiche proprie all’interno dell’eresia monofisita egiziana. Nel VII secolo, isolato dall’espansione dell’islam, il regno cristiano di Axum si avviò verso il declino. I Salomonidi persero poco a poco il controllo del regno, venendo rimpiazzati nel X secolo dalla dinastia Zagué, originaria del Lasta (una regione dell’altopiano centrale). Verso la metà del XIII secolo i Salomonidi ristabilirono la loro egemonia su una gran parte del territorio etiopico. La zona costiera (attuale Eritrea) e le regioni sudorientali (Haràr), del tutto islamizzate, conservarono l’autonomia vivendo un grande sviluppo mercantile. Nel XV secolo, durante il regno di Zara Yakub, la chiesa d’Etiopia, divisa in più fazioni, venne riformata. Nel contempo si affermò un sistema politico che sarebbe sopravvissuto fino al XX secolo, basato sulla monarchia assoluta con al vertice un imperatore (negus).

-I RAS AL POTERE

Nel 1527, minacciato di invasione dal sultano di Haràr, il negus chiese l’aiuto dei portoghesi, presenti nel regno con una rappresentanza dal 1520. Nel 1543, grazie all’intervento della flotta portoghese, gli etiopi sconfissero le forze islamiche. Nel 1557 giunsero in Etiopia missionari gesuiti, che tentarono invano di convertire il negus al cattolicesimo. Nel 1632, sotto il regno di Fasilidas, i gesuiti furono espulsi dal paese insieme con gli altri europei. Nello stesso periodo, gli etiopi vennero in contatto con le popolazioni galla, che avevano progressivamente occupato le regioni meridionali dell’altopiano e, per contrastare la nuova minaccia ottomana, strinsero con esse un’alleanza, primo fondamento per la successiva, difficile convivenza. Dopo una breve rinascita economica e artistica, culminata con il regno di Iasu (1682-1706), il paese entrò in una fase di declino frazionandosi in una serie di piccoli feudi indipendenti dal potere centrale e guidati da signori locali (i “ras”). La Chiesa copta rimase durante questo periodo l’unico elemento unificante.

-DA TEODORO II A MENELIK II

Nel 1855, dopo aver sottomesso con l’aiuto del clero gran parte dei feudatari del regno, un avventuriero proveniente dalla zona nordoccidentale del paese si proclamò imperatore con il nome di Teodoro II. Questi riallacciò i contatti con l’Europa, ma quando – per una serie di ragioni, tra cui una sospetta congiura ai suoi danni – fece imprigionare alcuni ufficiali britannici, il governo inglese inviò delle truppe in Etiopia ed egli, sconfitto, si tolse la vita (1868). Dopo quattro anni di lotta per la successione, un capo tigrino divenne imperatore come Giovanni IV (1872).

Nel 1875, il chedivè d’Egitto Ismail Pascià impose la propria protezione al sultano di Haràr e lanciò un attacco contro l’Etiopia. Giovanni IV riuscì a bloccare l’invasione egiziana, perdendo la vita nel 1889 mentre difendeva la frontiera occidentale dai sudanesi. Gli successe Menelik II, il quale, uniti i territori tigrini e amhara al suo regno di Shoa, stabilì la capitale ad Addis Abeba.

-GUERRA D'ETIOPIA E OCCUPAZIONE ITALIANA


Vignetta satirica sul dominio italiano

Con l’apertura del canale di Suez nel 1869, l’interesse strategico della regione aumentò considerevolmente, attirando l’attenzione delle potenze europee. L’Italia occupò Assab nel 1872 e Massaua nel 1885. Nel 1889, con il trattato di Uccialli, Menelik riconobbe le conquiste italiane, opponendosi in seguito alle pretese di Roma di protettorato sull’Etiopia (chiamata allora Abissinia). La controversia, scaturita da una differente interpretazione del trattato (le cui versioni in amharico e in italiano non corrispondevano), causò nel 1895 lo scoppio di un conflitto armato, risoltosi con la pesante sconfitta delle truppe italiane nella battaglia di Adua (1° marzo 1896) e con il riconoscimento dell’indipendenza dell’Etiopia nell’ottobre dello stesso anno.

A Menelik, morto nel 1913, successe il nipote Ligg Iyasu, che nel 1916 venne deposto in favore di Zauditù, sorella di Menelik. A reggere tuttavia il regno fu il ras Tafari Makonnen, cugino di Menelik, che nel 1930, alla morte di Zauditù, ascese al trono imperiale con il nome di Hailé Selassié I (“Potenza della Trinità”). Questi avviò la modernizzazione del paese, promulgando nel 1931 una Costituzione e rendendo indipendente la Chiesa etiope da quella egiziana. Il processo venne interrotto tuttavia dall’impresa imperialistica dell’Italia fascista, che nell’ottobre del 1935, tra le proteste della Società delle Nazioni, invase il paese. Per piegare la resistenza delle forze etiopi l’Italia fece uso di armi chimiche, venendo per questo sottoposta a sanzioni internazionali. Nel maggio del 1936 Benito Mussolini proclamò il re Vittorio Emanuele III imperatore d’Etiopia. Hailé Selassié trovò rifugiò a Londra, dove rimase fino al 1941. L’Italia instaurò nel paese un regime di segregazione razziale analogo a quello sudafricano dell’apartheid, impiantandovi piantagioni (soprattutto di caffè) e industrie di trasformazione alimentare. L’occupazione italiana durò fino al 1941, quando la regione cadde sotto il controllo dei britannici e Hailé Selassié poté rientrare in patria.

-HAILE' SELASSIE'


Hailé Selassié

Il trattato di pace di Parigi del 1947 tra forze alleate e Italia lasciò sospesa la questione delle colonie italiane. Nel 1952, in seguito alla decisione delle Nazioni Unite, venne creata una federazione tra Etiopia ed Eritrea. Quest’ultima, privata da Hailé Selassié di ogni autonomia, nel 1960 venne ridotta al rango di provincia e vi crebbe un forte movimento di resistenza nazionale che avrebbe condotto nei successivi trent’anni una lotta armata per l’indipendenza.

Nel 1953 Hailé Selassié promulgò una nuova Costituzione, istituendo un Parlamento di due camere una delle quali elettiva. Il negus si sforzò di conquistarsi una posizione di prestigio nell’Africa che stava uscendo faticosamente dal colonialismo, ed ebbe infatti un ruolo rilevante nel processo che portò alla firma del trattato istitutivo dell’Organizzazione dell’unità africana (oggi Unione Africana), accogliendo la sede ad Addis Abeba. Il negus stabilì inoltre strette relazioni con gli Stati Uniti, di cui diventò il principale alleato nella regione, e con Israele. Modesti furono invece i tentativi di modernizzare il paese e il controllo delle principali risorse (e in particolare dei terreni fertili) rimase in mano ai potentati locali e alla chiesa. Sventato un tentativo di colpo di stato nel 1960, il negus ignorò i segnali della rivolta che serpeggiava nel paese. L’inerzia del governo e il crescente costo causato dalla guerriglia indipendentista eritrea causarono proteste e un diffuso malcontento, che vennero ignorati dalla corte imperiale. Ad aggravare la situazione intervennero nella seconda metà degli anni Sessanta dispute con la Somalia e il Sudan.

Nel dicembre del 1970, di fronte all’intensificarsi della guerriglia eritrea, il governo dichiarò lo stato d’assedio in diverse regioni, non riuscendo tuttavia a debellare gli insorti. Nel 1972-73 il paese venne colpito da una grave carestia, cui seguirono nel 1974 scioperi e rivolte, anche tra le file dell’esercito, che culminarono il 12 settembre in un colpo di stato militare. Posto agli arresti, il negus morì, in circostanze oscure, l’anno seguente. Alla guida dello stato si instaurò un Consiglio amministrativo militare provvisorio (il Derg), composto da un’ottantina di membri, gran parte dei quali appartenenti alle forze armate o alla polizia. Alla fine dell’anno venne annunciata l’adozione di un’economia di tipo socialista e, all’inizio del 1975, tutti i terreni agricoli furono nazionalizzati e ridistribuiti. In marzo venne proclamata la Repubblica.

-IL REGIME DI MENGHISTU

Al colpo di stato seguì un periodo di aspro conflitto all’interno del Derg, che vide prevalere l’ala radicale capeggiata dal colonnello Hailé Mariam Menghistu. Questi scatenò una sanguinosa repressione, eliminando in poco tempo migliaia di oppositori reali o potenziali. Verso la metà del 1977 il regime riuscì a respingere, grazie all’aiuto militare dell’Unione Sovietica, l’invasione della Somalia intervenuta in appoggio ai secessionisti dell’Ogaden. Non riuscì invece ad arrestare l’offensiva del movimento indipendentista eritreo, nonostante l’impiego di migliaia di soldati e la deportazione nelle zone di operazione di centinaia di migliaia di persone.

Nel 1984, una drammatica carestia fece decine di migliaia di vittime. Nello stesso anno il regime si diede una nuova veste e Menghistu venne eletto alla guida del Partito etiopico del lavoro, l’unico partito legale. Nel 1987, in base a una nuova Costituzione che prevedeva anche l’elezione di un Parlamento unicamerale, fu proclamata la Repubblica democratica popolare d’Etiopia, di cui divenne presidente lo stesso Menghistu.

Nella seconda metà degli anni Ottanta, alla guerriglia nazionalista eritrea si aggiunse quella di altri movimenti con basi nel Tigrè (Fronte popolare di liberazione del Tigrè) e tra le popolazioni oromo. Nel 1988, mentre il paese veniva colpito da una nuova carestia, il regime di Menghistu perse il sostegno dell’Unione Sovietica. I movimenti ribelli etiopici ed eritrei stabilirono un’alleanza, impossessandosi nel 1989 delle province settentrionali e preparando l’offensiva finale. Nel 1990 fallì un tentativo di colpo di stato contro Menghistu, che annunciò infine la liberalizzazione del regime. Nella primavera del 1991 le residue forze fedeli al regime vennero sbaragliate dalla guerriglia, che il 28 maggio entrò vittoriosamente ad Addis Abeba. Menghistu fu costretto alla fuga, riparando nello Zimbabwe.

-LA GUERRA CON L'ERITREA

Il nuovo governo si trovò ad affrontare il gravoso compito di ricostruire la nazione. Nel 1994 fu promulgata una nuova Costituzione, che trasformò il paese in una repubblica democratica federale organizzata su base etnica. Nel 1995 si svolsero le elezioni parlamentari che, boicottate dalle opposizioni, videro la vittoria del Fronte rivoluzionario democratico del popolo etiopico (FRDPE), braccio politico del Fronte popolare di liberazione del Tigrè. Alla carica di primo ministro venne eletto Meles Zenawi, che si impegnò a promuovere la democrazia e l’economia di mercato. Il paese continuò tuttavia a essere tormentato da conflitti politici. L’indipendenza dell’Eritrea, sostenuta e riconosciuta da Addis Abeba nel 1993, incoraggiò i fautori di un ulteriore smembramento dello stato e due movimenti indipendentisti ripresero le attività armate contro il potere centrale: il Fronte di liberazione oromo e il Fronte di liberazione nazionale dell’Ogaden, sostenuti sottobanco sa Somalia e Sudan.

L’Etiopia instaurò rapporti di collaborazione politica ed economica con l’Eritrea. Nel 1991 i due paesi sottoscrissero un’unione monetaria e nel 1995 un accordo di libero scambio. Nel 1997, tuttavia, le relazioni si deteriorarono improvvisamente. Il governo eritreo rinunciò all’uso del birr, la moneta etiopica, adottandone una propria, la nakfa; questa decisione, seguita da quella etiope di utilizzare porti diversi da quelli eritrei, alimentò lo scontro tra i due governi. Nel maggio del 1998 un contenzioso sul cosiddetto “triangolo di Yirga” (un’area di circa 650 km² di terra arida e priva di qualsiasi interesse strategico o economico) degenerò in un violento scontro armato. Il conflitto, dopo una breve tregua, riprese agli inizi del 1999, provocando decine di migliaia di morti e più di un milione di profughi. Dopo ripetuti tentativi di conciliazione condotti soprattutto dall’Unione Africana, nell’ottobre del 2000 i due paesi accettarono un piano dell’ONU, firmando nel dicembre successivo un trattato di pace. L’ONU creò una zona tampone lungo la linea di frontiera tra i due paesi, affidandone il controllo a 4200 Caschi Blu e 200 osservatori. La questione continuò tuttavia ad alimentare la polemica tra i due paesi, che non si placò nemmeno dopo che la Commissione internazionale dell’Aia ebbe definito il nuovo confine.

La guerra lasciò il paese in una condizione di grave prostrazione, alimentando il conflitto etnico e politico. Agli inizi del 2004 scontri etnici nella regione di Gambella provocarono molte vittime e la fuga di decine di migliaia di persone dalle loro abitazioni. Proseguirono peraltro le tensioni con l’Eritrea per l’attribuzione della località di Badmé, contesa da entrambi i paesi.

-SVILUPPI RECENTI


Cartello che mette in guardia dalle mine anti-uomo

Nel 2005 si avvia verso una soluzione l’annosa vicenda della “stele di Axum”, trafugata dall’Italia nel 1937; una prima sezione dell’obelisco, smontato nel 2003, viene restituita all’Etiopia, in base a un accordo raggiunto anni prima tra i due paesi. La mobilitazione degli studenti universitari, che chiedono una maggiore democratizzazione del sistema politico, viene brutalmente repressa dal regime. Le elezioni legislative del maggio 2005 sono accompagnate da accuse di frode e violente contestazioni, in cui trovano la morte decine di persone. I risultati delle elezioni, diffusi parzialmente solo in agosto e favorevoli al partito di governo, danno vita a nuove proteste, violentemente represse dalle forze di polizia.

Nell’estate del 2006 l’Etiopia interviene a sostegno del governo transitorio somalo, che ha sede a Baidoa (Baydhabo), nel conflitto che lo oppone alle cosiddette “corti islamiche”. La presenza di truppe etiopiche in territorio somalo, inizialmente smentita, si rafforza in seguito alla presa di Mogadiscio da parte delle corti islamiche ed è determinante nell’offensiva che alla fine del 2006 consente al governo transitorio somalo di riprendere il controllo di Mogadiscio, respingendo le milizie delle corti islamiche nel sud del paese.

Nel dicembre del 2006, dopo un processo durato dodici anni, l’ex dittatore Hailé Mariam Menghistu è condannato in contumacia all’ergastolo per genocidio.

CURIOSITA'

-LUCY, LA MADRE DELL' UMANITA'


Da Lucy a Rambo
la strada è stata lunga: non solo la statura è mutata, in quanto basta osservare la capacità e la conformazione del cranio. La ricostruzione dello scheletro di 4 specie di ominidi mette anche in evidenza la loro statura relativa e il loro portamento. Da sinistra si susseguono: Lucy, cioè Australopithecus afarensis - Australopithecus africanus - Australopithecus boisei - Homo sapiens.

I primi resti ossei attribuibili con sicurezza a un nostro progenitore risalgono a poco meno di 4 milioni d’anni fa: si tratta di uno scheletro incompleto, ritenuto di sesso femminile per la forma del bacino, battezzato Lucy, venuto alla luce nel novembre del 1974 ad Hadar lungo il fiume Awash, in Etiopia, grazie alla spedizione del francese Coppens e dello statunitense Johanson.

Questa specie di ominidi fu scoperta, nello stesso periodo, anche da Mary Leakey a Laetoli, in Tanzania. Lucy è il più completo fossile pre-Homo mai trovato, essendo costituito da più di 60 segmenti ossei, ma sfortunatamente si sa poco sulle dimensioni e sulla forma del cranio. Comunque, si può dedurre che Lucy avesse dimensioni scheletriche ridotte: alla morte, avvenuta ad accrescimento ultimato, era alta un metro e sessanta e pesava da 22 a 36 kg. I maschi dovevano avere dimensioni maggiori.

Dopo affannose ricerche è anche venuto alla luce perché la nostra antenata venne battezzata Lucy: mentre il gruppo di scienziati festeggiava il sensazionale ritrovamento, trasmettevano per radio la canzone dei Beatles Lucy in the sky with diamonds, un titolo che, secondo alcuni, rappresenterebbe la forma svolta di un acronimo, il micidiale LSD, dietilamide dell’acido D-lisergico.

 

 

 

 

 

 

 

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