Il Burundi (République du Burundi; Republika y'Uburundi), è una repubblica presidenziale dell’Africa centrale, che ha per capitale Bujumbura. Ex colonia tedesca e poi belga, confina a nord con il Ruanda, a ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a sud e a sud-est con la Tanzania. Il Burundi si trova nel cuore dell'Africa equatoriale, nella regione Grandi Laghi lungo la Rift Valley, l'intero territorio del paese è costituito da un altopiano collinare, con un'altitudine media di 1 700 metri, il punto più alto è il Monte Heha (2 760 metri), mentre il punto più basso di tutto il paese sono le sponde del Lago Tanganica (32 893 kmq) che si trovano a 772 metri sul livello del mare, il lago segna per un lungo tratto il confine con la Repubblica Democratica del Congo. Il paese è attraversato dai fiumi Ruzizi, Malagarasi e Ruvuvu, il fiume Kagera, la più remota sorgente del Nilo, ha origine in Burundi. Il Burundi è uno dei Paesi africani più densamente popolati, la sua economia, tra le più povere dell'Africa, si fonda sui prodotti dell'agricoltura come caffè, cotone, tè, manioca, miglio, mais, sorgo, patate dolci, banane. Importanti per il paese sono la pesca, nelle acque del Lago Tanganica, e l'allevamento, principalmente di bovini, ovini e caprini.
INFORMAZIONI
Superficie: 27.830 kmq
Nome completo del paese: Repubblica del Burundi
Popolazione: 6.231.200 abitanti
Capitale: Bujumbura (330.000 abitanti)
Popoli: Hutu 85%, Tutsi 15%, Twa 1%
Lingua: Kirundi (lingua ufficiale), francese e swahili
Religione: Cattolica 62%, indigena 23%, islamica 10%, protestante 5%
Ordinamento dello stato: Repubblica parlamentare
Presidente: Pierre Nkurunziza (2005)
PIL: 4 miliardi di dollari
PIL pro capite: 600 dollari
Tasso annuale di crescita: 3%
Inflazione: 8,5%
Settori/prodotti principali: Assemblaggio di componenti
importati, industria di abbigliamento, prodotti agricoli (caffé, té,
banane), risorse naturali (oro, rame, cobalto, uranio)
Partner economici: Svizzera, Germania, India, Ruanda, Belgio,
Kenia
Il territorio è caratterizzato dalla presenza di un altopiano collinare che raggiunge un’altitudine media di 1.520 m, digradante verso est e sud-est. L’estremità occidentale del paese, il cui limite è segnato dal fiume Ruzizi e dal lago Tanganica, si situa nella depressione della Rift Valley. Oltre che dal Ruzizi, il paese è attraversato dai fiumi Malagarasi e Ruvuvu.
In molte aree del paese il clima tropicale è moderato dall’altitudine. La media annua della temperatura è di 21,1 °C nella regione dell’altopiano e di 24,4 °C nell’area della Rift Valley. Le precipitazioni sono relativamente scarse e nella stagione più secca (da maggio ad agosto) il Burundi è spesso colpito da siccità.
-FLORA E FAUNA
La forma di vegetazione dominante è la savana, sia erbacea sia arborata. Tra le piante più comuni si citano l’eucalipto, l’acaciae la palma da olio. La fauna, assai varia, comprende l’elefante, l’ippopotamo, il coccodrillo, il cinghiale, il leopardo, l’antilope e molte specie di scimmie. Sono inoltre comuni gallinacei, anatre, oche, pernici e quaglie.
-PROBLEMI E TUTELA DELL'AMBIENTE
A causa dell’incontrollata deforestazione effettuata per soddisfare il bisogno di combustibile e di nuovo terreno agricolo, solo il 5,5% (2005) del Burundi è tuttora coperto di foreste. Con un tasso annuo d’incremento demografico del 3,44% (2008), il Burundi è uno degli stati con maggiore densità di popolazione dell’Africa centrorientale; è quindi prevedibile che lo sfruttamento delle zone forestali si aggravi ulteriormente. Il paese ha presentato alcune iniziative di tutela del patrimonio boschivo nella relazione nazionale presentata all’UNCED (United Nations Conference on Environment and Development); i tre parchi nazionali istituiti nel paese sono il Kibira (1933), il Ruzizi (1974) e il Ruvubu (1933).
Il governo ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di biodiversità, desertificazione, smaltimento di rifiuti nocivi, specie in via d’estinzione e protezione dell’ozonosfera.
Il paese ha una popolazione di 8.691.005 abitanti (2008), con una densità media di 339 unità per km², una delle più elevate dell’Africa. La quasi totalità della popolazione (89%) risiede in insediamenti rurali, situati in particolar modo nelle isolate regioni montuose, dove il suolo è più fertile. La speranza di vita alla nascita raggiunge appena i 51,7 anni.
Il principale gruppo etnico è costituito dagli hutu, genti di lingua bantu che rappresentano l’83% della popolazione, cui si aggiungono i tutsi (14%) e i twa, un gruppo pigmeo (1%). Anche se numericamente inferiori, i tutsi dominarono la vita politica, sociale e militare del paese sin dal loro arrivo intorno al XV secolo. I tentativi di mantenere quest’egemonia nel XX secolo hanno generato alcuni tra gli scontri interetnici più cruenti mai verificatisi in Africa (vedi Ruanda: storia).
-LINGUA E RELIGIONE
Le lingue ufficiali sono il kirundi (una lingua del ceppo bantu) e il francese, ma è molto diffuso anche lo swahili. Circa i due terzi della popolazione sono di religione cristiana, principalmente cattolica, mentre l’1% è musulmano e la restante parte segue religioni tradizionali.
-ISTRUZIONE E CULTURA
Nonostante l’istruzione sia gratuita (ma non obbligatoria) per i ragazzi dai 7 ai 12 anni d’età, il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è del 53,9% (2005). L’Université du Burundi (1960), situata nella capitale, è il principale ateneo del paese.
Il paese è amministrativamente diviso in sedici
province: Bubanza, Bujumbura, Bururi, Cankuzo, Cibitoke, Gitega, Karuzi, Kayanza,
Kirundo, Makamba, Muramvya, Muyinga, Mwaro, Ngozi, Rutana, Ruyigi.
Bujumbura: è la capitale.
Situata sulla sponda settentrionale del lago Tanganica, è una graziosa
città fondata dai tedeschi nel 1896. Per il visitatore che la sorvola o
che la scopre venendo dall’aeroporto internazionale, la città sembra
emergere dalle acque del lago. È una città costruita in piano, dove i
palazzi sono rari e la vegetazione è molto più diffusa del cemento. I
principali luoghi d’interesse turistico sono il museo Vivant, le
spiagge, il mausoleo di Vugizo, il monumento dell’Unità, il Campus
Kiriri.
Gitega: costituisce
l’antica dimora reale. Seconda città del Paese, è situata nel centro del
Burundi a un’altitudine di 1.996 m. Il clima dolce e temperato la rende
un luogo piacevole per un soggiorno.
Kirundo:
è una regione adatta agli amanti della natura, situata al nord, a
un’altitudine compresa tra i 1.300 e i 1.800 m. Adatta a escursioni
naturalistiche, offre molte attrattive come i laghi degli uccelli (Cohoha,
Rwihinda, Gacamiringa, Mwungere).
La sorgente del Nilo:
se si vuole conoscere la sorgente più meridionale del Nilo bisogna
andare nel comune di Rutovu (provincia di Bururi). In cima al monte
Gikizi, a 2.145 m sulla cresta Congo III, si erge una piccola piramide
commemorativa. È ai piedi di questo monte che si trova la sorgente più
meridionale del Nilo, scoperta nel 1934 dall’esploratore Burckhard
Waldecker. Il piccolo corso d’acqua si gonfia e s’ingrossa prendendo
numerosi nomi: Kasenyi, Kasumo, Kigira, Ruvyironza, Ruvubu, Kagera, lago
Vittoria, Victoria Nil, lago Kyoga, lago Albert, prima di diventare
definitivamente il grande Nilo, che si getta nel mar Mediterraneo dopo
un percorso di 6.671 km.
La pietra Stanley Livingstone:
si trova a Mugere, a una decina di chilometri a sud del sito dove nacque
Bujumbura. Fu eretta per commemorare lo storico incontro, avvenuto il 25
novembre 1871, tra il giovane esploratore H.M. Stanley e il celebre
scienziato.
ECONOMIA
Nel 2006 il prodotto interno lordo ammontava a 903 milioni di dollari USA, pari a 110,50 dollari pro capite. L’economia del Burundi, una fra le più povere nazioni del mondo, è basata essenzialmente sull’agricoltura. Il settore è molto arretrato e a malapena sufficiente a coprire il fabbisogno locale con produzioni di cereali, legumi, patate dolci, manioca, banane. Le colture destinate ai mercati esteri sono costituite innanzitutto da caffè, seguito da tè, cotone, banane e olio di palma. L’allevamento di bovini e di ovini svolge un ruolo di primaria importanza ai fini della sussistenza locale e costituisce un tradizionale valore sociale oltre che economico; lo sfruttamento eccessivo dei pascoli ha tuttavia prodotto un progressivo impoverimento del suolo. Di un certo rilievo per l’economia interna del paese è la pesca nel lago Tanganica.
L’attività estrattiva può contare su modeste riserve di oro, cassiterite e bastnaesite, nonché su giacimenti di nichel e uranio non ancora pienamente sfruttati. Il settore industriale, molto limitato, si basa essenzialmente sulla trasformazione dei prodotti agricoli; accanto alla produzione di birra, e in generale all’industria alimentare, si citano attività tessili, chimiche e cementifici. Il paese ha esportato, nel 2002, merci per 26,5 milioni di $ USA, a fronte di importazioni per 129 milioni di $ USA. Le importazioni principali includono prodotti tessili, alimentari e derivati del petrolio. Il notevole dato passivo della bilancia commerciale (-75,3% nel periodo 2002–2004) rende il paese fortemente dipendente dagli aiuti stranieri.
Il Burundi, sprovvisto di un sistema ferroviario, può contare su una rete stradale di 12.322 km, di cui solo il 10% è asfaltato. Il porto della capitale, sul lago Tanganica, costituisce la via privilegiata per gli scambi commerciali con la Tanzania, lo Zambia e la Repubblica democratica del Congo. L’aeroporto internazionale ha sede a Bujumbura.
ORDINAMENTO DELLO STATO
A lungo sottoposto al dominio coloniale prima tedesco e poi belga, il Burundi diventò indipendente il 1° luglio 1962. Nel 1966, in seguito a un colpo di stato, fu instaurata la repubblica, la cui vita fu caratterizzata da un acceso conflitto tra tutsi e hutu. Un primo tentativo di normalizzazione si ebbe alla fine degli anni Ottanta, che culminò nella nuova Costituzione del 1992 e nelle prime elezioni multipartitiche del 1993. Negli anni successivi, anche a causa del contemporaneo scontro etnico nel vicino Ruanda, il paese sprofondò in una cruenta guerra civile terminata nel 2004.
La Costituzione del 2005 ha introdotto un’equa distribuzione dei poteri tra le due componenti etniche della popolazione, hutu e tutsi. Il presidente, eletto a suffragio universale ogni quattro anni, è anche capo del governo. Il potere legislativo spetta a un’Assemblea nazionale di 118 membri e a un Senato di 54 membri, eletti a suffragio universale ogni cinque anni. Al vertice del sistema giudiziario vi sono una Corte suprema e una Corte costituzionale. È in vigore la pena di morte.
STORIA
Tracce di antichi insediamenti umani risalenti a circa 10.000 anni fa sono stati rinvenuti nei pressi del lago Tanganica. I più antichi abitanti furono probabilmente i twa, una popolazione pigmoide, seguiti nel corso del primo millennio a.C. da popolazioni bantu. Nel XIV secolo, gli hutu, una popolazione la cui economia si basava sull’agricoltura, si espanse nella regione, diffondendovi la propria lingua e le proprie tradizioni. Nel XV secolo gli hutu vennero assoggettati dai tutsi, nomadi e pastori, che fondarono un regno in Burundi e un altro in Ruanda. La struttura di governo tutsi prevedeva un sistema castale retto da un re (mwami), in cui tuttavia giocavano un importante ruolo alcuni potenti clan reali, i ganwa. Lo stato tutsi fondato in Burundi sviluppò delle strutture politiche e sociali più elastiche, lasciando agli hutu, spesso legati ai tutsi da relazioni matrimoniali, un’ampia autonomia.
Nel 1884 la regione (chiamata allora Urundi) venne occupata dalla Germania e nel 1899 fu annessa, insieme al Ruanda, all’Africa orientale tedesca. Il Belgio si impossessò della colonia tedesca nel corso della prima guerra mondiale, ottenendola in seguito in mandato, con il nome di Ruanda-Urundi, dalla Società delle Nazioni. I belgi instaurarono un regime di amministrazione indiretta, ma privilegiando capi e notabili tutsi acuirono le tensioni etniche tra questi e gli agricoltori hutu, che vennero peraltro danneggiati dalla diffusione della monocoltura del caffè.
-UNA TRAVAGLIATA INDIPENDENZA
Il 1° luglio 1962 il paese conquistò l’indipendenza come monarchia costituzionale e nel settembre dello stesso anno entrò a far parte dell’ONU. Dopo l’indipendenza il conflitto tra le due etnie si acuì, risentendo anche delle vicende del vicino Ruanda, dove nel 1959 una rivoluzione hutu aveva costretto alla fuga circa 200.000 tutsi. Nell’ottobre 1962, l’assassinio del principe Rwagasore (fondatore del partito Unità per il progresso nazionale, UPRONA, nato in seno alla minoranza tutsi) segnò l’inizio di un periodo di instabilità e di violenze, in cui si susseguirono colpi di stato tutsi e rivolte hutu. Nel 1965 venne ucciso il primo ministro hutu Pierre N’Gendandunwe. Nel luglio 1966 il mwami Mwambutsa IV fu deposto dal figlio Ntare V, ma quattro mesi più tardi venne rovesciato dal capitano tutsi Michel Micombero, che proclamò la repubblica.
Con Micombero l’egemonia dei tutsi si estese a tutti i livelli dello stato e della società burundese. Nel 1972, una violenta rivolta hutu fu soffocata nel sangue e la repressione che ne seguì causò più di 100.000 vittime e la fuga dal paese di decine di migliaia di persone. Nel novembre 1976 Micombero fu rovesciato da un colpo di stato del generale tutsi Jean-Baptiste Bagaza. Questi cercò di introdurre alcune riforme politiche e di rilanciare nel contempo l’economia del paese, ma le tensioni permasero, anche a causa di un’inadeguata riforma costituzionale che nel 1981 instaurò un regime a partito unico. Bagaza venne rieletto alla presidenza nel 1984, ma nel 1987 venne rovesciato da un colpo di stato attuato dal maggiore Pierre Buyoya, anch’egli tutsi. Buyoya sospese la Costituzione e avviò una politica rivolta a rilanciare il dialogo tra le due etnie e a rifondare le istituzioni dello stato. Dopo nuovi sanguinosi scontri che nel 1988 causarono la morte di migliaia di hutu, affidò la guida del governo all’hutu Adrien Sibomana, consentendo, dopo l’adozione di una nuova Costituzione, lo svolgimento di libere elezioni nel 1993. Eletto alla presidenza, l’hutu Melchior Ndadaye, leader del Fronte per la democrazia in Burundi (FRODEBU), venne tuttavia ucciso tre mesi più tardi da sostenitori di Bagaza. Il suo successore, l’hutu Cyprien Ntaryamira, perse la vita nell’aprile del 1994, insieme al presidente ruandese Juvénal Habyarimana, nel misterioso incidente aereo che avrebbe scatenato nel giro di pochi giorni un vero e proprio genocidio di tutsi nel vicino Ruanda.
-LA TRANSIZIONE
Nel tentativo di contenere il dilagare della violenza, nella primavera del 1994 venne formato un governo di coalizione che sopravvisse sino al 1995, quando nuovi violenti scontri scoppiarono nella capitale Bujumbura. Nel giugno 1996, in un clima di estrema tensione, Buyoya tornò al potere con un colpo di stato, esponendo il paese a un severo embargo sospeso nel 1999 dopo la costituzione di un governo di transizione formato da membri di entrambe le etnie. Nel 1998 venne avviato ad Arusha, con la mediazione del presidente della Tanzania Julius Nyerere e poi di Nelson Mandela, un negoziato tra le varie fazioni che nel 2000 sfociò in un accordo di pace.
Gli scontri e le tensioni tuttavia non si placarono e nell’aprile 2001 una parte delle forze armate, in disaccordo con il presidente Buyoya, compì un tentativo di colpo di stato. In novembre venne costituito un nuovo governo di transizione che confermò gli accordi di Arusha. Buyoya fu riconfermato alla presidenza del paese, mentre la vicepresidenza venne affidata al leader del FRODEBU Domitien Ndayizeye. Questi, in base agli accordi, assunse nell’aprile 2003 la presidenza del paese, venendo affiancato alla vicepresidenza dall’esponente tutsi Alphonse-Marie Kadégé. Nel novembre dello stesso anno, grazie alla mediazione sudafricana, il governo burundese sottoscrisse un accordo di pace con una delle principali milizie hutu, le Forze per la difesa della democrazia (FDD) di Pierre Nkurunziza. Nel maggio 2004, con l’aiuto delle forze di pace delle Nazioni Unite, prese avvio il disarmo delle milizie.
-SVILUPPI RECENTI
La nuova Costituzione, promulgata nel marzo 2005, introduce un sistema di equa suddivisione dei poteri tra hutu e tutsi.
In giugno, le elezioni legislative registrano la vittoria delle Forze per la difesa della democrazia di Pierre Nkurunziza, che ad agosto è eletto alla presidenza del paese.