Cos'è l'International Pole Year?
Presentata ufficialmente a Londra come "International Polar Year" (Ipy), la spedizione avrà in realtà durata biennale, per permettere ai ricercatori di dedicare un anno completo di indagini a ciascuno dei due poli. L'iniziativa ha tre precedenti: ricerche analoghe furono compiute nel 1882-83, nel 1932-33 e per l'ultima volta cinquant'anni fa esatti nel 1957-58. Il nuovo progetto, tuttavia, contiene due novità di rilievo: si svolge alla luce dei catastrofici allarmi sul cambiamento climatico, tra cui predizioni che lo scioglimento dei ghiacci all'Artico e all'Antartico sia un processo irreversibile in grado di fare alzare il livello dei mari di vari metri, sommergendo le coste di numerose aree del pianeta; e sarà attuato con sofisticati mezzi tecnologici, inimmaginabili cinquant'anni or sono.
Da "Il Corriere della sera"....
Più di 200 progetti per svelare i segreti delle regioni polari
2007 – 2008: è l’anno dei Poli
Parte a marzo l’International Polar Year, un’iniziativa di ricerca che coordina migliaia di scienziati da tutto il mondo
LONDRA – La salute dei Poli è di fondamentale interesse per tutta la Terra: annuncia i cambiamenti climatici, minaccia gli equilibri dell’intero ecosistema. Gli scienziati di tutto il mondo lo sanno bene e annunciano che il 2007 e il 2008 saranno gli anni IPY, vale a dire International Polar Year: dedicati interamente ai ghiacci del nord e del sud, al loro studio, alle previsioni e alle scoperte. È l’inizio del più ambizioso sforzo – scientifico e di coordinamento internazionale – per conoscere le regioni Artica e Antartica. Ad organizzarlo è l’International council for science assieme all’agenzia Onu World meteorological organization. La data di inizio del programma, come racconta la Bbc è fissata per il primo giorno di marzo, ma già oggi sarà presentato a Londra.
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IL FUTURO DELL’AMBIENTALE È AI POLI – Migliaia di scienziati al lavoro da più di 60 nazioni, 220 progetti di ricerca in ballo. Il più grande programma di ricerca sui poli da cinquant’anni a questa parte ha molteplici scopi: innanzi tutto, strappare a questi impervi luoghi qualcuno dei tanti segreti a tutt’oggi inviolabili, dalle dinamiche del loro ecosistema, alle specie animali ancora mai studiate o avvistate. Si pensi allo scioglimento, iniziato nel 2002, della placca di ghiaccio Larsen B e a quanti cambiamenti ha dato inizio staccandosi dal suo sito naturale, il continente antartico: le più importanti questioni scientifiche del pianeta – innalzamento della temperatura media, aumento del livello del mare – hanno tutte a che fare con la conoscenza dei poli terrestri e mettere assieme le forze di tutti gli studiosi interessati è l’unico modo per superare i problemi, logistici e di fondi, che finora hanno frenato le possibili scoperte.
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GLI OBIETTIVI – Gli obiettivi primari sono stati precisati in 6 punti. La prima delle priorità è quella di determinare esattamente in quale condizione versa l’equilibrio ambientale delle regioni, quantificare i cambiamenti e pianificare i possibili interventi umani. Ma uno dei più interessanti propositi è quello di stabilire con maggiore precisione quali sono le implicazioni fra i poli e il resto del pianeta, per scongiurare i problemi legati allo scioglimento dei ghiacci. Inoltre, si possono ampliare gli studi geologici dell’interno della Terra e anche quelli dello spazio. Non ultimo, ci si aspetta di capire meglio il profilo culturale storico e sociale delle comunità umane che popolano i dintorni dei poli. Pur essendo lontane, hanno molto da raccontare: come fa notare Chris Rapley, che dirige il Bas (British Antarctic Survey, istituto con ruolo di guida all’interno del progetto IPY) sebbene geograficamente distanti, i poli terrestri riguardano il destino di tutti.
Serena Patierno