Nel corso degli anni l'Oceania e in particolare l'atollo di Mururoa sono stati luogo di numerosi test nucleari che hanno danneggiato, oltre all'ambiente, la salute della popolazione: infatti sono aumentati i casi di cancro alla tiroide.
I primi esperimenti nucleari nel Sahara sono stati effettuati dai Francesi, ma, dopo l'indipendenza dell'Algeria che avvenne nel 1962,  la Francia fu costretta a trovare nuovi luoghi per le loro sperimentazioni, individuandoli negli atolli delle Tuamotu, Mururoa e Fangatagua. Così furono provocati ripetuti incidenti diplomatici a causa di numerosi esperimenti nucleari in atmosfera effettuati anche dopo il 1963, anno in cui le superpotenze mondiali si accordarono per proibirli. 
Nel 1981 i Francesi dunque, cercarono di sperimentare sotto terra, trivellando profondi pozzi nella laguna.
Questo provocò diversi scontri con gli attivisti di Green Peace e con gli altri stati, che durarono e anzi si rafforzarono col tempo, fino all'annuncio del 1995 nel quale i Francesi espressero la loro intenzione di procedere con nuove sperimentazioni nucleari.  Ma gli esperimenti cessarono totalmente nel 1996.
Nonostante che la Francia abbia sempre negato di essere stata la causa di diversi problemi ecologici dovuti ai suoi esperimenti nucleari, attualmente studi anche francesi hanno rilevato la presenza di materiale radioattivo nelle acque sotterranee della zona e nei coralli degli atolli sui quali sono avvenute le sperimentazioni e scorie radioattive che rischiano di diffondersi nell'oceano.


5 OVEMBRE 1988.
  Proponiamo qui un articolo di un giornale, riguardante le numerose conseguenze che gli esperimenti nucleari fatti dai Francesi in quelle zone hanno portato.

"PARIGI- I test nucleari francesi hanno fatto aumentare i casi di cancro alla tiroide nelle isole della Polinesia. Il sospetto non è nuovo, la certezza è arrivata pochi giorni fa: un’équipe di ricercatori transalpini assicura di aver stabilito “un legame fra le ricadute dovute ai test nucleari realizzati dalla Francia e il rischio di un cancro alla tiroide. Questo legame spiega un basso numero di tumori, ma è significativo”. Ad affermarlo è un organismo ufficiale, l’Istituto nazionale della Sanità e della Ricerca medica (Inserm) per bocca di uno dei suoi direttori, Florent de Vathaire. I risultati completi saranno resi noti solo in settembre, ma l’annuncio ha creato scalpore nella Polinesia francese, dove le tensioni indipendentiste e il rancore contro gli esperimenti sull’atollo di Mururoa sono pane quotidiano.
Un’associazione che si batte da anni per il riconoscimento dei danni alla salute umana provocati dai test, l’Aven, ha detto che lo studio “rende ancor più insopportabile la tesi del ministero della Difesa e del governo sui “test puliti” e intollerabile il ricorso sistematico in appello contro le decisioni dei tribunali che indennizzano le vittime”.
Secondo l’organizzazione, la Francia “è uno degli ultimi paesi a riconoscere la nocività dei test nucleari, mentre la legislazione degli Stati Uniti riconosce, dal 1988, 31 tipi di malattie, fra cui 25 cancri, che possono essere provocati dagli esperimenti su persone presenti in un raggio di 700 chilometri attorno al punto zero”. Il ministero della Difesa, dal canto suo, ha preferito evitare qualsiasi commento: “Aspettiamo i dati definitivi della ricerca e agiremo in piena trasparenza”, assicurano i responsabili della sicurezza atomica. Il professor de Vathaire sembra comunque sicuro del fatto suo. La ricerca è stata compiuta su 239 casi di cancro alla tiroide manifestatisi fra il 1966 e il 1999. La relazione fra questo tipo di tumore e i test è stata stabilita con la ricostituzione delle dosi di radioattività nell’aria e i dati meteorologici disponibili. Il numero di tumori direttamente riconducibili senza ombra di dubbio agli esperimenti è minimo, appena una decina, ma è il contesto ad essere senza appello: “La relazione è netta se si prende in conto la dose, qualunque sia l’età al momento dell’irradiazione. Ed è perfino rafforzata se si studia la dose ricevuta prima dei 15 anni e prima dei 10 anni”.
Ma per quantificare con esattezza i danni dei test bisogna che il governo renda disponibili alcuni documenti dei servizi di radioprotezione dell’esercito, ancora coperti dal segreto militare. Inoltre, l’Inserm chiede fondi per approfondire gli studi. La ricerca è destinata a riaprire le polemiche, non solo nella Polinesia francese, ma anche in quei paesi del Pacifico, come l’Australia e la Nuova Zelanda, che si sono sempre battuti contro i test francesi.
L’avventura nucleare transalpina era iniziata il 13 febbraio 1960 nel Sahara: per sei anni, quattro test atmosferici e tredici sotterranei servirono a creare le basi della force de frappe. Quarant’anni fa, gli esperimenti furono spostati negli atolli di Mururoa e Fangataufa e sono andati avanti fino al gennaio 1996. Il 2 luglio 1966 viene fatta esplodere una bomba nucleare di 30 chilotoni, più potente di Little Boy, la bomba all’uranio che sconvolse Hisroshima e il mondo. Due anni dopo fu la volta della prima bomba H, di una potenza di mille chilotoni. In trent’anni, i francesi hanno realizzato nei loro territori polinesiani 193 test nucleari, 46 atmosferici e 147 sotterranei.
Un primo stop a questa pratica fu dato nel 1992 da François Mitterrand, che decise una moratoria sugli esperimenti. Nel giugno 1995, appena un mese dopo il suo arrivo all’Eliseo, Jacques Chirac annunciò la ripresa degli esperimenti per consentire alla Francia di mettere a punto la tecnica della simulazione e poi bandire definitivamente i test. Quella decisione suscitò reazioni durissime nel Pacifico, naturalmente, ma anche in Europa: di fronte alle accese polemiche nate in Italia, Chirac decise di annullare il vertice bilaterale in programma a Napoli. Dopo sei test contro gli otto previsti (l’ultimo ebbe luogo il 27 gennaio 1996), il capo dello Stato annunciò la fine della campagna e la firma del Trattato internazionale che vieta i test nucleari."

 

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