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Prospettive future  
Alla luce degli ultimi dati industriali e commerciali, gli esperti del settore 
hanno rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita. Attualmente, infatti, la 
crescita del Pil reale è stimata al 5,6% per il 2006, rispetto alla stima 
precedente del 5,7%. Per il 2008 ci si aspetta una crescita del Pil reale del 
5,4%. 
Dal lato della domanda la crescita sarà supportata dai consumi privati, che 
dovrebbero dare il maggiore contributo alla crescita del Pil per il 2007-2008, e 
dal settore esterno. La bilancia commerciale dovrebbe dare un contributo 
positivo alla crescita, principalmente grazie al rallentamento delle 
importazioni. 
Dal lato dell’offerta, invece, ci si aspetta una variazione della composizione 
della crescita per il 2007, con il settore dei servizi che avrà la parte 
dominante. I settori più dinamici saranno quelli del commercio all’ingrosso, al 
dettaglio e i ristoranti che saranno sostenuti dalla spesa delle famiglie e 
dall’aumento dei turisti. 
Il settore dei servizi continuerà ad incidere per la maggior parte del Pil anche 
nel 2008.
Il tasso di inflazione medio annuo è stimato al 3,6% nel 2006, il tasso più alto 
degli ultimi otto anni. Ad ogni modo, la stabilità del prezzo del petrolio sui 
mercati internazionali e la valuta relativamente forte aiuteranno a contenere la 
pressione inflazionistica nel 2007. Di conseguenza, si prevede un’inflazione dei 
prezzi al consumo del 3,4% nel 2007, e del 3,3% nel 2008. Sarà probabile un 
ulteriore aumento dei prezzi se il governo procederà ad ulteriori tagli ai 
sussidi per i prezzi al dettaglio dei carburanti, ma ciò sarà compensato in 
parte da una diminuzione del prezzo delle materie prime. 
L’aumento dei salari si attenuerà nel 2007-08, grazie alla diminuzione della 
pressione inflazionistica. 
Per quanto riguarda la valuta, ci si aspetta che la banca centrale continui a 
mantenere lo stesso sistema di cambio per il periodo di previsione. A luglio del 
2005 la Banca Centrale ha abbandonato il sistema dei tassi di cambio che 
agganciava il ringgit al dollaro USA al cambio di M$3. 8:US$1, in favore di un 
sistema che prevede l’oscillazione contro un paniere di valute. Il risultato del 
cambiamento non è stato drammatico: tra il 21 luglio del 2005 e il 9 novembre 
del 2006 il ringgit si è apprezzato del 4,2% contro il dollaro. Si prevede che 
il ringgit continuerà a rafforzarsi contro il dollaro fino a raggiungere una 
media di M$3. 64:US$1 nel 2007 e di M$3. 6:US$1 in 2008.
La Banca centrale inoltre, terrà sotto controllo i movimenti di alcune valute, 
in particolare l
o yen e il renminbi, poiché Giappone e Cina sono importanti 
partner commerciali della Malesia. 
 
Ci si aspetta che il surplus commerciale della Malesia si restringa a 32,2 
miliardi di dollari per il 2006, rispetto ai 33,2 miliardi di dollari del 2005, 
poichè la crescita delle importazioni ha sorpassato quella delle esportazioni 
per quest’anno. Ad ogni modo, le esportazioni cresceranno più velocemente delle 
importazioni in termini percentuali per il 2007, quando la domanda di prodotti 
importati da parte delle industrie malesi orientate all’esportazione diminuirà, 
sulla base di una minore crescita economica globale. Ciononostante, si prevede 
che il surplus commerciale diminuisca nuovamente per il 2007, a 30,4 miliardi di 
dollari. 
Per il 2007-08 le esportazioni continueranno a guadagnare in termini di valore, 
ma il loro ritmo di crescita sarà rallentato da una minore espansione economica 
negli Stati Uniti e in Cina. 
Per quanto riguarda le partite correnti, si stima un surplus di 19,5 miliardi di 
dollari per il 2006 (l’equivalente del 13,2% del Pil). Per il 2007 si prevede 
una diminuzione del surplus a 18,2 miliardi di dollari (11,3% del Pil) e a 15,8 
miliardi di dollari (9,1% del Pil) per il 2008.
 
Settori produttivi  
 
Negli ultimi trent’anni la Malesia ha conosciuto una rapida industrializzazione 
che ha profondamente trasformato la struttura economica del Paese, determinando 
il passaggio da un’economia prevalentemente agricola, basata sulle esportazioni 
di olio di palma, gomma naturale, legno e altri minerali minori, ad una realtà 
prettamente industriale. 
Nel 2004 il manifatturiero ha inciso per il 31,4% del Pil nominale, i servizi 
per il 47,1%, mentre l’agricoltura per il 9,5%.
La Malesia ha intenzione di diventare una nazione pienamente sviluppata entro il 
2020.
Per alcuni dei suoi prodotti la Malesia è ancora un leader nei mercati mondiali. 
Infatti, è un’importante fonte di gomma ed è il principale produttore di olio di 
palma, la cui produzione ha raggiunto, nel 2004, il record di 14 milioni di 
tonnellate . 
 
Il manifatturiero può contare su una media dell'85% di guadagni dalle 
esportazioni. La categoria più importante è quella dei prodotti elettronici, la 
cui produzione è cresciuta del 10% annuo negli ultimi 25 anni. La produzione di 
prodotti elettronici dipende fortemente dalle importazioni di parti componenti. 
Attualmente, la politica del governo è orientata ad aumentare il numero dei 
prodotti esportati e ad aumentare il valore aggiunto. Il forte orientamento alle 
esportazioni dell’industria elettronica, la rende vulnerabile alle fluttuazioni 
della domanda globale.
Nel 2004 le esportazioni complessive di beni e servizi sono state equivalenti al 
121% del Pil nominale, un dato elevato secondo gli standard internazionali. 
Uno dei principali cambiamenti della struttura economica della Malesia, 
nell’ultima decade, è stato il declino degli investimenti in capitale. Due 
recessioni economiche negli ultimi sei anni hanno inciso pesantemente sugli 
investimenti fissi lordi, che sono diminuiti dal 43,1% del Pil nominale nel 1997 
al 20,4% nel 2004. La riduzione è stata causata dalla diminuzione degli 
investimenti diretti esteri insieme con i minori investimenti interni da parte 
dei privati. Nel 2003 è cominciato un modesto recupero negli investimenti 
privati, ma il Governo desidera diminuire gli eccessivi investimenti pubblici 
che diminuiranno la crescita degli investimenti in capitale nei prossimi anni.
 
Interscambio 
L’interscambio tra l’Italia e la Malesia presenta un andamento piuttosto 
discontinuo, avendo registrato saldi negativi per l’Italia alla fine degli anni 
’90, tuttavia successivamente recuperati. Il calo della domanda malese era 
infatti legato alla crisi economica che ha investito il Paese asiatico tra il 
1997 ed il 1998. Negli anni 2000 il volume degli scambi sembra tuttavia aver 
ripreso vigore, con un saldo positivo per il nostro paese. 
 
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 Nel primo quadrimestre del 2006, tuttavia, l` interscambio ha registrato una 
variazione negativa delle esportazioni pari allo 0,38%, rispetto allo stesso 
periodo del 2005, sfiorando i 338 milioni di euro. Le importazioni, invece, 
hanno registrato un aumento percentuale del 29,38%, sfiorando un valore di quasi 
439 milioni di euro. Il saldo, per i primi quattro mesi del 2006 è stato 
fortemente negativo, superando i 60 milioni di euro, rispetto al saldo positivo 
di circa 40,2 milioni di euro registratosi nello stesso periodo dello scorso 
anno, con una variazione percentuale del -251,38%. 
Per quanto riguarda la composizione merceologica, gli olii e grassi da semi e i 
prodotti in gomma prevalgono dal lato delle importazioni italiane dalla Malesia, 
insieme anche ai tubi e valvole elettronici ed altri componenti elettronici, 
alle attrezzature industriali per la refrigerazione e ai pesci , crostacei e 
molluschi preparati, surgelati e conservati.
Tubi avvicinati, aggraffati, saldati, valvole elettriche ed apparecchi elettrici 
ed elettronici per le telecomunicazioni, dominano il nostro export verso la 
Malesia, insieme ad aeromobili e veicoli speciali, macchine per la lavorazione e 
le materie plastiche e della gomma.
Principali trattati 
La Malesia ha concluso con l’Italia nel 1984 un Trattato diretto ad evitare la 
doppia imposizione fiscale e nel 1988 un Accordo diretto alla garanzia e 
promozione degli investimenti.