Il colosso brasiliano si articola in cinque macroregioni naturali, talmente diverse per ragioni climatiche, per vegetazione,per natura etnica e distribuzione degli abitanti, da dare origine a contrasti socioeconomici fortissimi pressoché insanabili.
Vi sono regioni, come quelle della Selva amazzonica quasi totalmente disabitate dove vivono solo piccoli gruppi di indios che praticano un elementare sfruttamento della foresta; e regioni, come la fascia costiera, assai densamente popolate dove sorgono le più grandi città.

L'immagine di una fazenda

Il campo in cui il Brasile presenta un aspetto ancora arretrato è quello agricolo: il latifondo non è stato abolito e comprende il 53% delle terre coltivabili; sussistono ancora antichissime piantagioni, nella fascia costiera del Nord-Est di canna da zucchero e nelle zone interne di cotone dove sono impiegate le masse subalterne di neri; nelle fazendas (piantagioni) del Sud la coltura del caffè con manodopera nera assicura al Brasile il primato mondiale e si estende a scapito delle foreste. La creazione di piccole unità agricole dove si coltivano prodotti diversificati si deve agli immigrati tedeschi, slavi, italiani. In questi ultimi anni il Brasile non è stato capace di assicurare vantaggi alle popolazioni rurali,il cui tenore di vita è tra i più bassi del mondo. Basti pensare che il lavoratore agricolo dispone di sole 1.500 calorie al giorno e che il consumo di proteine è di circa 40 gr, e di queste solo la metà sono di origine animale. Questa deficienza di alimentazione spiega la scarsa produttività dei lavoratori agricoli e la breve durata della loro vita produttiva. La produttività maggiore si riscontra nelle aree agricole di piccola dimensione, generalmente a conduzione familiare.

Una piantagione di caffè

Inoltre la struttura dei latifundios comporta che solo una parte delle terre venga messa a coltura e viene impiegato in tal modo un numero limitato di lavoratori. Se il Basile vorrà in futuro aumentare la sua produttività agricola dovrà tenere conto che i terreni del paese sono in generale poveri o soggetti a una perdita rapida di produttività, per cui l'agricoltura richiederà sempre più fertilizzanti chimici e basso costo: dovrà fornire ai coltivatori agricoli crediti, migliorare l'edilizia della campagna, assicurare i collegamenti delle zone di produzione con i centri di consumo, e l'impiego di tecnologie moderne.
In contrapposizione alla permanenza di strutture agricole arretrate, l'industria ha avuto in questi ultimi anni uno sviluppo eccezionale. I provenienti dell'esportazione del caffé, della gomma,del cacao hanno determinato un aumento del reddito nazionale e quindi la domanda dei generi di consumo da parte della popolazione è aumentata. Il settore industriale che decollò per primo fu quello tessile (cotone,lana, seta), la cui produzione aumentò di 40 volte tra il 1882 e il 1915, e del 30% tra il 1915 e il 1928. La seconda fase dell'industrializzazione rappresenta la produzione di generi di consumo destinati a eliminare o a ridurre l'importazione; la produzione industriale è cresciuta per 25 anni a un tasso medio dell' 8,3 % ed oggi raggiunge l'incremento del 10,4% anche in conseguenza dell'ingresso nell'industria del capitale straniero. Si deve allo sviluppo industriale più intenso delle aspettative il calo dell'inflazione e l'aumento del reddito pro capite; per cui il Brasile è in una posizione intermedia tra i paesi del sottosviluppo e quelli industrializzati.
La zona economicamente più depressa e più disabitata è quella dell'Amazzonia che aveva avuto un effimero momento di prosperità quando era esploso il boom del caucciù e, alla confluenza del rio delle Amazzoni la città di Manaus era diventata il centro della raccolta della gomma. La concorrenza sul mercato mondiale della gomma sintetica produsse il crollo di questa produzione; Manaus fu quasi totalmente abbandonata e dell'antico splendore non rimasero che edifici fatiscenti. Oggi il governo si propone il rilancio economico della regione: un'autostrada attraversa la foresta amazzonica e in essa si operano tagli per ricavare nuovi insediamenti rurali lungo le vie di comunicazione. Lo scopo è anche quello di favorire l'immigrazione in quelle zone di un certo numero di abitanti dalle regioni del Nord-Est, che sono sovrappopolate e non possiedono, a causa della siccità, risorse agricole sufficienti a nutrire la popolazione.
E' un progetto gigantesco che ha sollevato però molte critiche in tutto il mondo,perché si teme che sia compromessa una delle poche aree ancora superstiti nel mondo dell'antico patrimonio forestale oggi in grande misura già distrutto.

 

Le Favelas
Le bidonville fanno parte di Rio dall' inizio del secolo, quando le truppe federali smobilitate dopo aver domato una rivolta nel Nordeste si riversarono a Rio dove costruirono delle baracche su una collina vicino al centro. Chiamarono la loro comunità favelas, dal luogo dove accampavano nei combattimenti a Bahia. Da allora tutte le bidonville brasiliane si sono chiamate favelas, sviluppandosi in continuazione, assumendo a volte dimensioni spaventose.
Secondo il governo a Rio ci sono 480 favelas, con una popolazione stimata di un milione di persone (oltre alla popolazione ufficiale di 5,6 milioni) che aumenta del 5% all'anno, il doppio di quello della città. Da prima confinate nell' area del centro, le favelas iniziarono ad estendersi contemporaneamente allo sviluppo urbano, occupando le montagne dietro a Copacabana e spostandosi poi verso Ipanema, sempre seguendo il movimento verso sud dei cantieri edili e delle opportunità di lavoro.
Se quelle sui pendii delle montagne sono le più vistose, con i colori delle baracche a creare un bizzarro e affascinante mosaico in mezzo al grigio della pietra e al verde della foresta, negli ultimi anni le favelas si sono sviluppate anche verso le pianure dei sobborghi settentrionali e meridionali di Rio.
La loro esistenza è la dimostrazione tangibile delle pressioni applicate dallo sviluppo demografico su una città in cui la topografia limita drasticamente l'espansione fisica. Sin dai tempi della colonizzazione, gli abitanti di Rio hanno scelto di vivere sul mare tenendo le montagne alle spalle, una scelta esteticamente corretta che ha fatto di Rio una città con confini precisi tra classi sociali, ma che costituisce anche l'incubo degli urbanisti per lo sviluppo. Con l'aumento incontrollato del valore dei pochi terreni vicini alla spiaggia e agli uffici del centro, i poveri sono stati costretti a spostarsi sempre più lontano, aumentando i tempi e i costi per raggiungere il lavoro. La soluzione ad entrambi questi problemi è venuta dalla favela.

 

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