IN GENERALE

Il Kiribati è più una manciata di atolli corallini che terraferma, più profondo oceano blu che spiagge sabbiose, più palme da cocco che persone, più chiesa cattolica che antiche credenze locali. Il Kiribati (pronuncia ki-ri-bas) è un luogo  difficile da raggiungere, poco turistico e profondamente religioso. Vanta anche una miriade di barriere coralline, innumerevoli pesci sgargianti che guizzano attraverso i coralli e una gran quantità di relitti della seconda guerra mondiale. Poiché gli atolli sono disseminati a cavallo dell'Equatore, il clima è di norma caldo, benché spesso temperato dalle fresche brezze marine.
Nonostante Tarawa (l'isola su cui sorge la capitale) non si possa definire la Venezia del Pacifico, anche qui ci si deve spostare in barca e lungo strade rialzate per visitare i principali siti d'interesse. Sebbene il paese si stia incamminando verso la modernizzazione, la gente del luogo osserva ancora i visitatori come se fossero interessanti rarità. Il Kiribati non offre molto in termini di attività organizzate, ma nella maggior parte delle località si possono praticare immersioni e pesca.

Ambiente

Le acque territoriali del Kiribati sono vastissime (occupano una superficie pari quasi al territorio dell'Argentina e del Cile uniti), ma la superficie totale di terraferma supera di poco quella della città di New York. Il Kiribati comprende tre gruppi di isole, le Gilbert, le Sporadi Equatoriali (settentrionali e meridionali) e le Isole della Fenice, che si trovano proprio a cavallo dell'Equatore, con il Tuvalu a sud, le Isole Marshall a nord-ovest e il Nauru a ovest. Le 34 isole sono tutte bassi atolli a eccezione di Banaba, l'isola devastata dall'estrazione del fosfato, che nel suo punto più elevato raggiunge gli 87 m. Kiritimati, del gruppo delle Sporadi, è il più grande atollo corallino del mondo; in nessuna isola dell'arcipelago tuttavia c'è molta vegetazione. Sebbene non ci siano fiumi, quasi tutte le isole hanno una laguna con acqua dolce.


La festa di Natale


La fauna terrestre è limitata al ratto polinesiano, ai numerosi uccelli marini e a un paio di specie di lucertole. Molto più ricca è la fauna marina: esistono delle straordinarie barriere coralline che circondano gran parte delle isole ospitando un'enorme varietà di pesci. La vegetazione sulle spiagge è costituita da comuni arbusti, su alcune isole anche mangrovie e pandani, mentre altre hanno boschi ricchi di epifite e felci. Le palme da cocco sono state piantate in gran quantità dove non crescevano spontaneamente e vi sono diverse aree protette o 'chiuse'. Le riserve naturali sulle isole di Malden, Phoenix e Starbuck occupano più di 1000 ettari. La minaccia più seria per le zone protette (e per l'intero paese) è costituita dal possibile innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale. Anche se le coste non dovessero subire erosioni e la terra restasse al di sopra dell'acqua, si potrebbero compromettere le falde d'acqua dolce.
Da novembre a febbraio il caldo può diventare soffocante e vi sono frequenti piogge, ma durante il resto dell'anno il clima è moderato dagli alisei. La media delle precipitazioni varia da un gruppo di isole all'altro. Quelle situate più a nord possono registrare circa 3 m di pioggia annua, mentre quelle più a sud, come Banaba, possono avere problemi di siccità. Il Kiribati, per fortuna, è raramente interessato dai cicloni tropicali.

Cultura

Le gare di canoa, la pallavolo e il calcio sono tutti sport molto popolari sulle isole, ma la gente non ha dimenticato passatempi più tradizionali, come le belle e complesse danze locali (soprattutto a Tabiteuea),


Il tahumba, danza locale

 l'arte marziale indigena e la fabbricazione di figure con cordoncini. Grande valore nel Kiribati hanno anche i canti ) che celebrano particolari imprese o eventi, come i riti d'iniziazione. Questi canti non sono solitamente accompagnati da danze.
Gli i-kiribati (pronuncia 'i-ki-ri-bas), come vengono chiamati gli abitanti dell'arcipelago, parlano un dialetto micronesiano, anche se l'inglese è ampiamente utilizzato per i contatti ufficiali. L'alfabeto locale è costituito soltanto da 13 lettere e la sillaba 'ti' sostituisce la 's'. I missionari furono tra i primi ad arrivare e la chiesa protestante del Kiribati oggi conta oltre 28.000 fedeli, mentre quella cattolica quasi 40.000. La religione è presa molto seriamente. Le usanze e le credenze tradizionali, tuttavia, sopravvivono, il che non sorprende per un popolo che ha vissuto per così tanto tempo vicino a una forza misteriosa come il mare. La fede nel potere della magia e nell'esistenza dei fantasmi  è molto diffusa e nella boscaglia s'incontrano spesso piccoli altari. Il clan è il nucleo di base della società e in tutte le isole l'autorità è rivestita dalla maneaba (casa di riunione), che ospita il consiglio degli anziani a capo dei clan. La gente del Kiribati ha tradizionalmente vissuto di un'economia  basata sulla coltivazione di radici commestibili, come il taro e la patata dolce, e di palme da cocco e sui prodotti del mare; l'economia di tipo capitalistico, tuttavia, sta adesso intaccando lo stile di vita tradizionale. I generi alimentari d'importazione stanno diventando più comuni e popolari, sia nelle aree rurali sia in quelle urbane.

Storia

Nel 1606, durante un tumultuoso viaggio nel Pacifico, l'esploratore spagnolo de Quiros giunse a Butaritari, che battezzò Buen Viaje ('buon viaggio'). I reperti archeologici indicano che gli antenati della popolazione raccolta sulla riva a cantare 'Olé olé olé' a de Quiros erano austronesiani, arrivati sulle isole almeno 2000 anni prima. La gente delle Tonga e delle Fiji giunse intorno al XIV secolo d.C. e, all'inizio del XIX secolo, dopo i matrimoni tra i membri dei diversi gruppi la popolazione aveva ormai un aspetto abbastanza omogeneo. L'8 aprile 1841 si verificò un episodio particolarmente efferato: 80 tra ufficiali e militari della nave americana Peacock si scatenarono nel villaggio di Utiroa, sull'isola di Tabiteuea. Convinti che la gente del luogo avesse ucciso uno dei loro il giorno precedente, per ritorsione, diedero fuoco a 300 abitazioni e lasciarono la casa di riunione della comunità, detta maneaba, 'completamente in cenere'. Il resoconto ufficiale parlò di 12 isolani uccisi, ma il comandante della spedizione punitiva, presumibilmente compiaciuto per quanto aveva fatto, descrisse l'impresa come una 'salutare lezione'.  Altri europei cominciarono ad arrivare e intorno al 1826 tutte le isole erano ormai segnate sulle loro carte nautiche. Il famoso idrografo russo Krusenstern battezzò le isole Gilbert verso il 1820 e da allora, fino agli anni '70 dell'Ottocento, i balenieri americani e inglesi che cacciavano capodogli furono i visitatori più assidui dell'area. L'olio di cocco e poi la copra divennero i principali prodotti di scambio e iniziò anche il cosiddetto 'blackbirding', ossia il rapimento di indigeni da destinare al mercato degli schiavi da parte di peruviani, inglesi e australiani. La maggior parte degli isolani rapiti finì a lavorare sulle isole Fiji, Samoa, Hawaii, a Tahiti e in America centrale. I missionari giunsero intorno al 1850 e iniziarono a salvare le anime della gente delle Gilbert mettendo al bando le loro danze oscene e ordinando loro di smettere di fornicare e di indulgere in altre forme di piacere. Americani e inglesi erano interessati alla regione (il primo missionario, il reverendo Hiram Bingham, era uno yankee), ma nel 1917 l'American Board of Commissioners for Foreign Missions decise per la rinuncia di fronte ai successi ottenuti nelle conversioni dalla London Missionary Society e all'aggressiva politica coloniale della Corona. Nel 1892 gli inglesi proclamarono l'arcipelago protettorato britannico e quattro anni dopo stabilirono il loro quartier generale a Tarawa. Essi aggiunsero Banaba nel 1900, dopo avervi scoperto i giacimenti di fosfato, e iniziarono un'opera di estrazione su vasta scala. Dopo che l'isola fu rovinata (il terriccio locale venne esportato e cosparso sui campi in Australia e Nuova Zelanda), gran parte degli abitanti di Banaba alla fine della seconda guerra mondiale fu trasferita sull'isola di Rabi, nelle Fiji, dove ancora risiedono. All'inizio del 1916 gli inglesi avevano ormai legittimato la loro appropriazione delle isole Gilbert ed Ellice con un'ordinanza del sovrano fatta sottoscrivere ai capi locali. Altre isole furono poi aggiunte al gruppo, tra cui Teraina, Tabuaeran, Kiritimati , l'arcipelago delle Tokelau (che passò alla Nuova Zelanda nel 1925) e Banaba. Le disabitate Isole della Fenice, due delle quali erano amministrate congiuntamente con gli Stati Uniti, furono annesse nel 1937. Alcune isole oggi appartenenti al Kiribati erano nelle mani di compagnie straniere che le sfruttavano per il fosfato o i prodotti delle palme da cocco, ma alla fine furono unite alle altre. Quando il Giappone iniziò le azioni di guerra nel Pacifico, il Kiribati venne inevitabilmente coinvolto. I giapponesi bombardarono Banaba, quindi sbarcarono a Tarawa e Butaritari poco dopo aver attaccato Pearl Harbour, ma nel novembre del 1943 gli americani li avevano ormai cacciati da gran parte delle isole con una serie di battaglie campali. Quando gli Alleati ripresero Banaba scoprirono che i giapponesi avevano massacrato tutti i lavoratori qui trasferiti, a eccezione di uno, dopo aver ricevuto la notizia della fine della guerra. Un tribunale militare in seguito diede la pena di morte agli ufficiali comandanti. Nel 1957 e nel 1962 l'Inghilterra fece un ulteriore affronto al Kiribati decidendo di far esplodere delle bombe all'idrogeno vicino all'isola di Kiritimati, come parte dei test durante il periodo culminante della Guerra Fredda. Nel 1963 gli isolani ottennero un ruolo 'consultivo' nel proprio governo e il 12 luglio del 1979 fu loro concessa la piena indipendenza. Due mesi dopo gli americani rinunciarono a tutte le rivendicazioni accampate su 14 delle Sporadi Equatoriali e delle isole della Fenice con il Guano Act del 1856. Nel 1975 la popolazione di Banaba intraprese un'azione legale presso l'Alta Corte di giustizia britannica per ottenere un risarcimento per i danni causati alla loro patria dall'estrazione del fosfato, chiedendo più di sette milioni di sterline per i diritti di sfruttamento arretrati (oltre all'indipendenza dal Kiribati). Ottennero la considerevole cifra di 9,04 milioni di dollari di risarcimento, un seggio assicurato dalla costituzione nella House of Assembly e la restituzione delle terre a coloro che ne erano stati privati dall'industria mineraria; ma non ebbero l'indipendenza. In questi ultimi anni cinque delle Isole della Fenice sono state destinate allo sviluppo edilizio con una sovvenzione di US$0,4 milioni concessa dall'Asian Development Bank. Gli isolani saranno trasferiti qui dalla sovrappopolata South Tarawa. A Kiribati l'effetto serra è osservabile a occhio nudo. Qui, come attorno alle altre isole fra Equatore e Tropico del Capricorno, sono installate dal 1992 le stazioni del Seaframe


La variazione annuale del livello dell'acqua in Oceania

 (Sea Level Fine Resolution Acoustic Measuring Equipment). Si tratta di un insieme di strumenti con cui gli scienziati australiani misurano venti, livelli del mare, pressione atmosferica e temperatura. Dal 1999 interi atolli di Kiribati sono stati definitivamente ingoiati dal mare e si prevede che per il 2005 il livello delle sue acque possa innalzarsi da 20 a 50 centimetri. Teburoro Tito ha vinto il suo terzo mandato presidenziale alla fine di febbraio 2003 ma il 28 marzo è stato costretto a dimettersi in seguito al voto di sfiducia presentato dall'opposizione. L'ammnistrazione dello stato viene così retta, fino alle prossime elezioni, dal presidente del Consiglio di Stato, Tion Otang.