Il dugongo (Dugong dugon) è il solo mammifero erbivoro
esclusivamente marino ed è la sola specie superstite della famiglia Dugongidae.
Non va quindi confuso con il più conosciuto lamantino, che appartiene alla
famiglia Trichechidae e che vive anche in acqua dolce.
Il dugongo raggiunge una dimensione massima di 3 metri ed un peso di 400 Kg
(alcune fonti indicano 900 Kg). Non esiste dimorfismo sessuale, ma sembra che la
femmina raggiunga dimensioni maggiori del maschio.
Il corpo massiccio termina con un'ampia coda piatta simile a quella delle
balene, con due lobi allungati, a differenza della coda del lamantino, che è di
forma arrotondata.
La testa ha una forma caratteristica, tondeggiante, il collo è corto e non
visibile. Il muso è rivolto verso il basso per facilitare la raccolta delle
piante acquatiche dai fondali. Il labbro superiore, separato nel mezzo, si
protende sopra la piccola bocca. La mandibola e il palato hanno placche cornee,
usate per masticare e strappare dal fondo il cibo, che viene sradicato grazie al
forte labbro superiore.
Il Duongo |
I maschi di oltre 12 anni hanno gli incisivi superiori
trasformati in zanne, presenti a volte anche nelle femmine di età avanzata. Gli
adulti hanno un totale di 10-14 denti. I molari hanno forma cilindrica e sono
privi di radici e di smalto. Il naso non ha struttura ossea, la scatola cranica
è grossa, in rapporto alla dimensione del corpo, l'arco zigomatico è spesso e
profondo.
Le narici di grosso diametro, posizionate sul lato superiore del muso, sono
separate e hanno una membrana che funge da valvola, per impedire l'ingresso
dell'acqua durante l'immersione.
Il corpo, protetto da uno spesso strato di grasso e da una pelle resistente e
liscia, è ricoperto da corte setole, spaziate di alcuni centimetri. Queste
setole si infittiscono sul labbro superiore e sul muso in genere, fungendo da
vibrisse, per aiutare il dugongo nella ricerca del cibo, quando esplora il
fondale sabbioso col muso. Il dugongo ha infatti una vista scarsa: il suo occhio
è piccolo, infossato, protetto da una membrana nittitante ben sviluppata.
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Il piccolo occhio del dugongo. In alto a sinistra, il minuscolo foro dell'orecchio |
Gli arti anteriori si sono trasformati in corte pinne, che non
superano i 50 cm, di forma arrotondata e in posizione avanzata, con scheletro
osseo ben sviluppato. I piccoli usano queste pinne per nuotare, mentre gli
adulti le usano per spostarsi sul fondale quando si nutrono e solo come 'timoni
di profondità durante il nuoto, utilizzando la grossa coda come propulsore.
Di colore marrone molto chiaro alla nascita, si scurisce con gli anni sul dorso
e sui fianchi, assumendo una colorazione marrone con riflessi giallognoli.
Lo scheletro è formato da un'ossatura spessa e densa, caratterizzata dalla
mancanza di cavità aeree, quindi con elevato peso specifico, che aiuta il
dugongo a restare immerso in acqua bassa.
Quasi tutte le informazioni oggi disponibili sono state ricavate da esemplari
morti intrappolati in reti o uccisi dagli aborigeni del nord Australia. Per
stabilire l'età dei vari individui è stato adottato il metodo sviluppato per i
pinnipedi e per i cetacei, basato sul numero di strati sovrapposti di cui sono
composte le zanne. L'esemplare più vecchio studiato è stato una femmina di 73
anni.
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La bocca del dugongo |
Alcune ricerche indicano che la femmina raggiunge la fertilità a
un'età compresa tra i 10 ed 17 anni, anche se una recente ricerca, condotta
nello stretto di Torres (Australia), abbassa questa età a 6 anni.
La gestazione dura dai 13 ai 15 mesi e viene partorito un singolo individuo di
circa 100 cm e 30 Kg (i parti gemellari sono molto rari). Il parto avviene in
acqua bassa e il piccolo nuota da solo verso la superficie, per il suo primo
respiro.
L'allattamento dura dai 14 ai 18 mesi e la crescita è rapida, poiché i piccoli
imparano presto a nutrirsi anche di piante, sommando questo cibo al
latte materno. L'intervallo tra un parto e l'altro è molto lungo, tra i 3 e i
7 anni.
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Le narici del dugongo |
Questo intervallo così lungo porta a stimare un tasso di crescita
teorico massimo del 5% annuo, in condizioni ambientali perfette, ovvero se si
considerano solo le morti per cause naturali ed escludendo quelle introdotte,
direttamente o indirettamente, dall'uomo e dal suo impatto con l'ambiente. Ma
l'impatto dell'uomo si fa sempre più invasivo, molte zone sfuggono ad ogni
controllo per via delle immancabili guerre, tensioni o situazioni di instabilità
politica (come in Somalia).
Un tasso di crescita così basso, in queste condizioni, fa del dugongo una specie
in pericolo d'estinzione. Dei provvedimenti per la sua salvaguardia vanno presi
al più presto, di comune accordo e con la cooperazione di tutti gli stati, per
scongiurarne la scomparsa.