Nelle isole vivono circa 18.000 persone, ma solo poco più della metà viene beneficiata dal turismo che porta al paese un introito di circa 150 milioni di dollari all’anno con l’arrivo di quasi 80.000 persone. Le altre attività produttive sono limitate da rigidi vincoli per impedire il degrado dell’eccezionale ecosistema, che comprende specie animali uniche al mondo.

Gli isolani chiedono con sempre maggiore insistenza di poter partecipare ai benefici dell’attività turistica, attualmente gestita da agenzie di viaggio e di navigazione esterne, che lasciano agli abitanti delle isole solo le briciole: qualche bibita e pochi oggetti di artigianato venduti ai visitatori. E’ il caso di  Puerto Ayora, nell’ Isla Santa Cruz, il centro economico e turistico dell’arcipelago.

 

Dal ministero dell’Ambiente obiettano che, seppure le rimostranze degli isolani sono fondate, è anche vero che le loro condizioni di vita, seppure molto povere, sono decisamente migliori di quelle della maggior parte della restante popolazione rurale, dove si registrano tassi di disoccupazione del 12 % ed una povertà che tocca il 60% della popolazione. Edgar Pita, del ministero del Ambiente, che ha inoltre ricordato come, mentre nel resto dei paesi latinoamericani gli abitanti delle campagne vivono in capanne di legno o di canne, nella Galapagos il loro livello di vita permette, anche se non a tutti, di avere “case di cemento”.

 

 

 

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