Un disastro ambientale potrebbe presto abbattersi sulle Galapagos, l'arcipelago dell'Oceano Pacifico che ispirò a Charles Darwin la teoria dell'evoluzione per la moltitudine di specie animali che lo abitano da sempre. Iguane marine, albatros, pinguini, delfini, tartarughe verdi, squali e uccelli marini rarissimi potrebbero sparire dalla faccia della terra a causa di uno dei sistemi di pesca fra i più pericolosi per l'habitat, il cosiddetto long-lining, vale a dire il palangaro. A volerne l'introduzione sono i 1000 pescatori locali, incuranti che le lenze lunghe chilometri e chilometri, alle quali sono attaccati migliaia di ami con altrettante esche, non solo catturano le specie 'bersaglio' ma anche tutto ciò che trovano sulla loro strada. L'allarme e' stato lanciato sulle pagine del quotidiano inglese 'The Indipendent" da un gruppo di esperti, sicuri che se se non si dovesse fare retromarcia suonerebbe la condanna a morte delle Galapagos, già sottoposte ad una crescente pressione demografica che ha visto aumentare la popolazione dalle 2000 persone del 1960 alle 27 mila di oggi.

 

 

 Il grido di scienziati e ambientalisti riposa su dati certi. L'anno scorso nelle isole pacifiche e' stato condotto un esperimento pilota per mettere alla prova le reti 'killer', dove sono finiti impigliati tutte le specie che abitano l'arcipelago tranne i pesci, per un totale pari all'80%. Fra le vittime anche i 'boobies', uccelli marini dalle zampe blu. E questo, ricorda Leonor Stjepic, direttore esecutivo della sede londinese del "Galapagos Conservation Trust" (Gct), in una zona dove su 29 specie di squali ben 14 sono a rischio di estinzione, per non parlare del pericolo che corrono le tartarughe liuto, prime per dimensioni nella loro categoria ed uniche a non avere una corazza dura. ''Ogni singola cattura rappresenta una minaccia diretta alla sopravvivenza delle specie'', spiega Stjepic. Ragion per cui secondo il responsabile del principale movimento ambientalista in Ecudaor (Fundacion Natura) Xavier Bustamente, se la situazione non dovesse cambiare sarebbe ''la catastrofe''.
 

 


Tutto ciò nonostante le 13 isole, che si trovano a 600 miglia a ovest della costa dell'Ecuador, siano dal 1978 patrimonio mondiale dell'umanità' e dunque sotto la protezione dell'Unesco. L'agenzia dell'Onu è infatti sul piede di guerra: il prossimo 10 aprile invierà una delegazione per fare il punto della situazione e nel caso in cui dovesse scattare l'allarme le Galapagos finirebbero sulla lista speciale dei siti a rischio, fa sapere una degli esperti del mare dell'Unesco Marjaana Kokkonen. Anche i pescatori si stanno però dando da fare ed il prossimo mese si siederanno ad un tavolo con il Board responsabile della conservazione dell'area per perorare la propria causa. Un appuntamento che non preoccupa solo gli ambientalisti ma anche i tour operator locali, secondo i quali la questione non dovrebbe neanche essere discussa, denuncia il direttore dell'associazione internazionale dei tour operator delle Galapagos David Blanton. D'altro canto, il dialogo è già un passo in avanti considerando che gli uomini del mare spesso non usano mezzi termini per cercare di raggiungere i propri scopi: l'anno scorso di fronte al tentativo di porre un freno alla raccolta di cetrioli di mare, animali simili alle stelle marine e ai ricci e che rappresentano un mercato da 3 milioni di dollari all'anno, hanno minacciato i custodi del parco con bottiglie molotov e preso in ostaggio 30 scienziati, oltre a un numero imprecisato di tartarughe giganti

 

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