Il fenomeno della “deterrenza” ebbe come conseguenza lo
spostamento in zone periferiche della conflittualità che esisteva tra i due
blocchi. Iniziò così, alla fine degli anni ’40 una serie interminabile di
conflitti locali dietro i quali si collocavano più o meno visibilmente le due
superpotenze.
La Guerra di Corea
Uno dei
conflitti che più fece restare il mondo col fiato sospeso fu la guerra in Corea.
La Corea era divisa, a livello del 38° parallelo, tra un nord legato
geograficamente, economicamente e politicamente a URSS e Cina e un sud
proiettato verso il non lontano Giappone e area fondamentale per la strategia
militare
americana. Nel giugno del 1950, le forze nord coreane armate dai sovietici
invasero il sud del paese. Di
fronte a quella che appariva una clamorosa conferma delle mire espansionistiche
sovietiche, gli USA reagirono
inviando in Corea un forte contingente militare mascherato sotto la bandiera
dell’ONU: gli Americani riuscirono a respingere i Nord Coreani e a oltrepassare
il 38° parallelo.
A questo punto però, sentendosi minacciata, intervenne nel
conflitto anche la Cina di Mao in difesa dei compagni comunisti, inviando un
massiccio corpo di volontari. Le forze comuniste riuscirono così a rientrare
nuovamente nei territori del sud; le forze americane, sotto il comando del
generale Mc Arthur, furono tentate dall'idea di usare nuovamente la bomba
atomica, ma, per il timore di un conflitto mondiale nucleare, Truman respinse la
proposta e, nell’aprile del ’51, Truman accettò di aprire le trattative con la
Corea del Nord. I negoziati si trascinarono a lungo concludendosi solo nel ’53
con il ritorno alla situazione precedente alla guerra ( confine lungo il 38°
parallelo ).
Con la guerra di Corea, gli USA accrebbero la loro
sensibilità verso le minacce espansionistiche sovietiche nel Pacifico e
rafforzarono quindi i legami militari con i loro alleati asiatici ed europei.
La Crisi Cubana
All’inizio del 1959, un movimento rivoluzionario guidato da Fidel Castro ed
Ernesto "Che" Guevara, poneva fine alla dittatura di Fulgenico Batista,
sostenuta dagli Americani. Il progetto di Castro si proponeva una politica di
riforme di stampo popolare ma le ostilità dimostrate dagli USA nei confronti
della rivoluzione, spinsero Cuba a stringere rapporti sempre più stretti con la
lontana Russia. Il I dicembre 1961 Cuba si dichiarò Repubblica Democratica
Socialista; la Russia diventò il principale partner economico di Cuba e tutte le
imprese dell’isola vennero nazionalizzate.
All’inizio del suo incarico, il presidente americano Kennedy
tentò di soffocare il governo socialista cubano sia boicottandolo economicamente
(l’embargo contro Cuba è ancora in vigore) sia appoggiando i gruppi di esuli
anti-castristi che tentarono nel 1961 di sbarcare nella “baia dei porci” per
raggiungere l’Avana e deporre Castro: l’azione però fallì miseramente,
soprattutto grazie al mancato appoggio del popolo agli anti-rivoluzionari. Nella
tensione così creatasi, si inserì l’URSS che non solo offrì ai Cubani assistenza
economica e militare, ma iniziò l’installazione sull’isola di basi per il lancio
di missili nucleari. Gli USA scoprirono ciò solo nel ’62 e Kennedy ordinò subito
un blocco navale attorno a Cuba per impedire che navi russe raggiungessero
l’isola: per sei terribili giorni (16-21 ottobre) il mondo fu nuovamente vicino
ad un conflitto atomico ma alla fine il primo ministro russo Krusciov cedette e
si accordò con Kennedy per il ritiro dei missili in cambio dell’impegno
americano a non invadere l’isola.
Vietnam: “Una
Sporca Guerra”
Una
delle conseguenze della II guerra mondiale fu l’emancipazione dei popoli
colonizzati. Gli anni fra il 1947 e il 1962, videro compiersi la dissoluzione
degli imperi coloniali di Gran Bretagna, Francia, Belgio e Olanda. In
particolare l’Indocina, dove il movimento di liberazione guidato dal capo
comunista Ho-Chi-Minh si oppose al ritorno della Francia dopo la fine della
guerra, la lotta fu dura e sanguinosa: il conflitto si protrasse per otto anni
(‘46-‘54) e alla fine la Francia dovette abbandonare le sue colonie in Asia.
L’Indocina venne smembrata tra gli stati di Laos, Cambogia e Vietnam.
Quest’ultimo venne ulteriormente diviso tra Vietnam del nord, retto da un regime
comunista, e Vietnam del sud, governato da un regime dittatoriale sostenuto
dagli USA.
Dopo il 1954 la situazione tra i due Vietnam si fece molto
tesa: nel sud tra ’57 e ’59, si organizzò un movimento di guerriglia - i
Vietcong - contro la dittatura, guerriglia che venne appoggiata dal governo
comunista del nord (e quindi anche da URSS e Cina). Ne nacque una sanguinosa
guerra civile, in breve tempo complicata dall’intervento militare degli USA nel
sud del paese. Nonostante l’impiego di ingenti forze terrestri e aeree
(specialmente durante la presidenza Jhonson), gli Americani non riuscirono a
risolvere il conflitto con la forza e la lotta si trascinò per anni, fino al
1974 quando, in seguito ad una grande offensiva lanciata dai Nord Vietnamiti,
l’intero paese venne unificato dai comunisti.
L'ingresso in guerra degli Americani, che inoltre si
risolse in una sconfitta, aveva conosciuto, durante tutto il periodo del suo
svolgimento, una fortissima opposizione da parte dell’opinione pubblica sia di
sinistra che di destra. I motivi della guerra, infatti, secondo l’opinione
pubblica non erano sufficienti a spiegare gli altissimi costi economici ma
soprattutto umani del conflitto. Senza contare poi che essa apparve a molti come
una guerra ingiusta ("una sporca guerra") perché contraria al diritto di auto
determinazione dei popoli.