
Durante la Guerra Fredda, ci fu però anche chi tentò di raggiungere una pacificazione tra i due blocchi. Tre uomini, soprattutto, diedero consistenza alle prospettive di coesistenza pacifica tra i regimi di tipo borghese e di tipo comunista: il sovietico Kruscev, il neo presidente americano Kennedy e Giovanni XXIII papa dal 1958.
    Nel 1953 Stalin era morto e con la sua 
morte iniziarono a dissolversi, pur tra numerose contraddizioni, quel clima 
cupo, quella rigidità burocratica, quella pesantezza ideologica che avevano 
connotato la politica del segretario generale del PCUS (Partito 
 Comunista 
Russo). Nikita Kruscev, eletto al suo posto, impresse una vigorosa spinta alla 
politica di riapertura e delle riforme. In quegli anni il Cremlino avviò una 
certa decentralizzazione delle decisioni economiche, privilegiò lo sviluppo 
dell’industria produttrice di beni di consumo rispetto a quella pesante: in 
sostanza, Kruscev volle interpretare il confronto tra i due blocchi soprattutto 
in chiave di competizione economica fra i due sistemi: la vittoria sarebbe 
andata a quella capace di assicurare al popolo il più alto grado di benessere e 
di giustizia sociale. Kruscev ebbe anche il coraggio di denunciare al mondo 
intero, durante il XX congresso del PCUS del ’56 gli errori e i crimini commessi 
dal suo predecessore Stalin: "Compagni! Il culto della personalità ha causato 
la diffusione di principi errati nel lavoro del partito e nell’attività 
economica, ha portato alla violazione delle regole della democrazia interna al 
partito e dei soviet, a deviazioni di ogni sorta che dissimulavano le lacune e 
coprivano la verità". Grazie a Kruscev il clima culturale nell'URSS si fece più 
vivace.
Comunista 
Russo). Nikita Kruscev, eletto al suo posto, impresse una vigorosa spinta alla 
politica di riapertura e delle riforme. In quegli anni il Cremlino avviò una 
certa decentralizzazione delle decisioni economiche, privilegiò lo sviluppo 
dell’industria produttrice di beni di consumo rispetto a quella pesante: in 
sostanza, Kruscev volle interpretare il confronto tra i due blocchi soprattutto 
in chiave di competizione economica fra i due sistemi: la vittoria sarebbe 
andata a quella capace di assicurare al popolo il più alto grado di benessere e 
di giustizia sociale. Kruscev ebbe anche il coraggio di denunciare al mondo 
intero, durante il XX congresso del PCUS del ’56 gli errori e i crimini commessi 
dal suo predecessore Stalin: "Compagni! Il culto della personalità ha causato 
la diffusione di principi errati nel lavoro del partito e nell’attività 
economica, ha portato alla violazione delle regole della democrazia interna al 
partito e dei soviet, a deviazioni di ogni sorta che dissimulavano le lacune e 
coprivano la verità". Grazie a Kruscev il clima culturale nell'URSS si fece più 
vivace.  
    John Fitzgerald Kennedy, successore di Eisenhower, fu il più 
giovane presidente degli USA e fu anche il primo cattolico a entrare alla Casa 
Bianca.In politica interna, Kennedy avviò un forte incremento della spesa 
pubblica destinata in parte a programmi sociali, in parte alle esplorazioni 
spaziali e in parte alla reintegrazione raziale di quegli stati del sud che 
ancora praticavano forme di discriminazione contro i neri. La politica estera di 
Kennedy fu caratterizzata da una linea ambivalente, da una parte vi fu un 
atteggiamento di apertura e disponibilità al confronto dialettico con l’URSS, 
dall’altra però rimase una ferrea intransigenza per quanto riguardava gli 
interessi americani nel mondo. La questione di Cuba fu un chiaro esempio di 
questo nuovo clima che seppur teso si risolse col ritorno al dialogo.
 entrare alla Casa 
Bianca.In politica interna, Kennedy avviò un forte incremento della spesa 
pubblica destinata in parte a programmi sociali, in parte alle esplorazioni 
spaziali e in parte alla reintegrazione raziale di quegli stati del sud che 
ancora praticavano forme di discriminazione contro i neri. La politica estera di 
Kennedy fu caratterizzata da una linea ambivalente, da una parte vi fu un 
atteggiamento di apertura e disponibilità al confronto dialettico con l’URSS, 
dall’altra però rimase una ferrea intransigenza per quanto riguardava gli 
interessi americani nel mondo. La questione di Cuba fu un chiaro esempio di 
questo nuovo clima che seppur teso si risolse col ritorno al dialogo.
    Giovanni XXIII, papa dal 1958, ebbe il merito rinnovare 
l’atteggiamento sociale e la politica intrenazionale della chiesa e favorì, col 
Concilio Vaticano II, il riavvicinamento delle varie religioni che si 
richiamavano alla predicazione cristiana. Con l’enciclica “Pacem in terris” egli 
sostenne nel 1963 “l’imprescindibile necessità della pace per il cammino 
illuminato e costruttivo della civiltà umana”.