Le origini dei nativi americani sono a tutt’oggi materia sottoposta a molte interpretazioni: i vari siti archeologici con i loro reperti non hanno convinto tutti gli esperti a dare risposte univoche relativamente a queste domande:

A-    chi erano i primi abitanti delle americhe

B-    quando vi si sono insediati

C-    da dove venivano; a quali altre culture facevano riferimento

D-    quali percorsi hanno seguito nelle loro migrazioni.

Le principali fonti protostoriche sono costituite da alcuni siti dislocati così:

 

La cartina mostra i principali siti archeologici e i percorsi che si ipotizza che i primi abitanti utilizzarono per arrivare in America.

I siti archeologici hanno fornito questi materiali:

-         Crani e scheletri umani ( tra cui anche un cervello di 7.000 anni fa)

-         Ossa di animali

-         Utensili: arpioni – aghi in osso – lancia in avorio di mastodonte – punte di lancia – sandali fatti con vegetali intrecciati – strumento per il tatuaggio – punteruoli – perline …….

Questi siti hanno fornito materiale a:

-         Paleontologi

-         Genetisti

-         Archeologi

-         Geologi

Anche le lingue parlate dai discendenti dei nativi hanno costituito una fonte per i

-         Glottologi

Inoltre l’analisi dei miti, delle leggende con cui i nativi hanno cercato di raccontare la loro storia e le loro origini ha costituito un’altra fonte importante per gli

-         Antropologi

Lo studio stratigrafico delle rocce e dei ghiacciai - unitamente allo studio della flora e della fauna – e la datazione  col carbonio 14 del materiale organico, hanno contribuito alla costruzione della cronologia. Diverso è il metodo seguito per la ricostruzione della storia dei nativi dopo la conquista. Nel 1.500 il nuovo continente è stato raggiunto da studiosi dell’epoca e le testimonianze scritte, i documenti, le interpretazioni si sono avvalse della scrittura. Lo stesso Colombo aveva sulle sue “caravelle” gli scienziati dell’epoca.

 

 

Introduzione

Tutti i rinvenimenti di resti umani, in territorio americano, appartengono all’homo sapiens. Pertanto gli abitanti dell’america non hanno avuto un’origine indipendente da quella dei popoli di altri continenti: infatti 2 sono i dati fondamentali: la linea genetica degli antenati dell’uomo ha termine in america già con le scimmie platirrine e non si sono trovate forme primitive che corrispondano ai tipi eurasiatici della fase anthropus o a quelli del paleolitico uomo di Neanderthal. Sulla scorta di reperti più recenti, gli studiosi si sono accordati per un ordine di grandezza di 30,40 e 60 mila anni, per l’età attribuita all’indiano d’america. La via di immigrazione della specie umana in america è stata la regione dell’attuale stretto di Bering dove, al culmine dell’ultima glaciazione, lungo le masse d’acqua congelata doveva esistere addirittura un corridoio, un passaggio erboso praticabile.

Si pensa che i primi abitanti delle americhe siano giunti attraverso la Beringia, un corridoio di terra,oggi coperto dal mare, che corrisponde all'attuale stretto di Bering, lasciato scoperto dalla diminuzione del livello del mare durante l'ultima glaciazione. La beringia fu un territorio percorribile per diverse migliaia di anni;a conferma della convivenza di popoli non separati  ancora oggi sopravvivono tr

L'arrivo dei primi americani.

adizioni linguistiche e culturali comuni ad entrambe le popolazioni oggi separate,anche la flora e la fauna.  L'ipotesi che gli indiani americani siano giunti dalla Siberia viene generalmente accettata. I nativi americani provengono da popolazioni euro-asiatiche di diversa provenienza e di migrazioni avvenute in periodi diversi: il ritrovamento di crani di indiani portò alla certezza che i primi americani erano di origine asiatica. Lo studio dei denti ha introdotto un elemento di continuità tra le popolazioni cinesi settentrionali e gli indiani del nord. Si ritiene che ci fu una prima migrazione di cacciatori-raccoglitori, distintisi in seguito per diverse evoluzioni culturali, e che poi si verificarono altre2 migrazioni, che dettero origine agli Athapaskan e alle popolazioni eschimo-aleute. Le migrazioni sono state un processo durato lunghi periodi di tempo, durante il quale uomini diversi per razza, lingua e consuetudini di vita posero piede sulla terra americana. Reperti preistorici di punte di lancia, raschiatoi, coltelli e materiale paleolitico attestano una serie di culture paleolitiche differenziate.  Una cultura amigdalica caratterizzata dall’uso di lame e di coltelli denominata “Sandia”, che si fa risalire a 28.000 anni fa, fu seguita da un’altra cultura più recente di cacciatori di mammut, denominata “Clovis”, che risale per alcuni a 18.000 anni fa,per altri a 13.500 o anche 11.500.

 

 

I Clovis

Clovis è una località del Nuovo Messico, dove furono trovate delle "punte da guerra", cioè punte di lancia elegantemente scheggiate per renderle affilate ai margini e rifinite con una scanalatura longitudinale al centro di ciascuna faccia. In seguito punte come queste vennero scoperte anche negli scavi archeologici dell'america del nord. Le popolazioni clovis erano costituite da cacciatori che seguivano le vie migratorie dei grandi mammiferi, si accampavano lungo le rive di fiumi e torrenti dove la grossa selvaggina andava ad abbeverarsi e in inverno vivevano nelle caverne. per migliorare la propria alimentazione raccoglievano frutti e bacche. il loro cibo principale era costituito comunque dalla carne come è dimostrato dalla scoperta di ossa di piccoli e grandi mammiferi nei siti occupati. erano anche abili artigiani e capaci lavoratori della pietra, rinomati per le belle punte di pietra traslucida munite di due facce scanalate chiamate punte clovis. In poche centinaia di anni si diffusero fino alle coste dell'america settentrionale spingendosi verso sud fino al Messico. E' generalmente accettato che le popolazioni clovis giunsero dal nord muovendosi sul terreno ghiacciato e spostandosi a sud quando i ghiacciai si sciolsero, ma il vero problema per gli archeologi è rintracciare le loro origini. Il mistero sta tutto nel fatto che esse comparvero nei siti con strumenti di pietra già altamente sviluppati dei quali, per quanto ne sappiamo, non vi erano precedenti. Le popolazioni Clovis fiorirono nelle grandi pianure per 500 anni poi circa 11.000 anni fa scomparvero improvvisamente. Furono sostituiti da una moltitudine di popoli cacciatori e raccoglitori. Sulla repentina scomparsa dei Clovis sono state avanzate varie ipotesi. Alcuni studiosi hanno ritenuto che un improvviso mutamento di clima avesse ridotto la disponibilità di acqua,di conseguenza gli animali si sarebbero radunati presso le ormai scarse sorgenti, dove erano facili prede di cacciatori insaziabili, in tal modo la selvaggina sarebbe drammaticamente diminuita, privando i Clovis del cibo. Altri sostengono che i primi americani si trovarono all'inizio in un

Punte Clovis.

 ambiente favorevole, abitato da grandi mandrie. La disponibilità di cibo avrebbe condotto ad un aumento demografico vertiginoso, provocando la rapida diminuzione della selvaggina. Via via che la grossa selvaggina diminuiva, i cacciatori sarebbero discesi lungo l'america; quando poi gli animali si estinsero, si ebbe un crollo della popolazione. Seguì la cultura “Folsom”, basata sulla caccia al bisonte, datata al 10-11 mila a.c.

I Cacciatori del bisonte

Dopo la scomparsa dei mammiferi dell'era glaciale, le popolazioni di cacciatori si dedicarono al bisonte e per oltre 10.000 anni i successori della cultura clovis cacciarono bisonti nelle pianure. Circa 10.500 anni fa il bisonte era la specie dominante, rinvenuta in tutti i siti archeologici della regione e sopravvisse perchè si adattò a nutrirsi di erba quando i ghiacci scomparvero e il clima mutò. Il sito Olsen-Chubbock conteneva 152 carcasse in un canyon nel quale i bisonti erano stati fatti precipitare circa 8.500 anni fa. Era un'impresa comunitaria condotta solo una volta l'anno. Quando nel 500 d.c. l'arco e la freccia raggiunsero le pianure la caccia comunitaria al bisonte era nel periodo di massima intensità dell'epoca preistorica

Le zone

Nell’estremo nord, l’ambiente riusciva a garantire la vita solo a popolazioni di modesta entità, pertanto i gruppi si spostavano regolarmente a seconda delle stagioni. I primi ad arrivare furono i Na-dene, erano cacciatori-raccoglitori forestali, si diffusero a sud, a ovest, e nell’interno e sono noti come Athapaskan. Più tardi subirono alcune divisioni e avanzarono ancora più a sud dove diedero origine ai Navajo e agli Apache moderni. Gli eschimo-aleuti giunsero dopo i Paleoindiani, prima che il ponte di terra scomparisse. Essi sono rimasti i più asiatici degli indiani dell’america settentrionale e la loro lingua presenta radici siberiane. Gli eschimesi si diffusero per migliaia di miglia sulla terra ferma e probabilmente si divisero dagli aleuti circa 4.000 anni fa. I legami si allentarono via via che ciascun gruppo si adattava a condizioni ambientali diverse. Gli eschimesi cacciavano usando Kayak di pelle, si muovevano su slitte trainate da cani e fra il decimo e l’undicesimo secolo dopo cristo occupavano la terra tra lo stretto di Bering e la Groenlandia. Cacciavano caribù e buoi muschiati sulla terra, trichechi e balene in mare. Per proteggersi dall’inverno artico scavavano abitazioni nel terreno, munite di porta a botola per difendersi dal freddo. Gli aleuti erano cacciatori e pescatori ed eccellenti barcaioli. Sulla costa la prima ondata di stanziamenti fu costituita da cacciatori raccoglitori giunti dall’alaska e diversi dagli eschimo-aleuti. Circa 5.000 anni fa il clima e il livello del mare si stabilizzarono: vi era dunque una prevedibile scorta  di cibo dal mare, di conseguenza si svilupparono società di cacciatori e raccoglitori in cui la ricchezza e le condizioni sociali assunsero importanza vitale. Si fecero avanti personaggi potenti e furono loro a regolare la vita cerimoniale e a controllare i beni di consumo. La gente viveva per tutto l’anno in solide case di tronchi, usando canoe per spostarsi da uno stanziamento all’altro, come nei siti più antichi delle queen-charlotte island. Un altro sito costiero venne alla luce a Ozette nello stato di Washington: qui 5 secoli fa una slavina di fango seppellì un villaggio di balenieri e tutti i manufatti casalinghi si conservarono sotto il fango. Nelle lunghe case di cedro, divise in piccole camere per mezzo di basse mura e di stuoia appese, vennero rinvenuti canestri, reti, ami da pesca e telai. Nel 1.500 d.c. gli indiani occupavano l’intero continente americano, cioè le foreste pluviali, i deserti, le pianure e l’artico. La coltivazione del mais iniziò circa 1.500 anni fa e il ciclo della semina dei raccolti ridusse la mobilità dei gruppi e rese necessari depositi maggiori. Si sviluppò anche una rete di scambi commerciali. Fra il decimo e il tredicesimo secolo, mentre il clima si faceva più caldo, gli eschimo aleuti si erano stanziati nelle isole e sulle coste dell’artico canadese centrale. I vichinghi commerciarono in quelle regioni verso il

Una tipica abitazione Pueblo. I Pueblo erano una popolazione del new Mexico che si sviluppò nel 800 circa e fu una delle prime a praticare l'agricoltura.

mille d.c., poi scomparvero, finché nel sedicesimo secolo penetrò una nuova ondata di occidentali. Sulla costa del pacifico la maggior parte delle popolazioni viveva di caccia e di agricoltura. Nel missisipi del diciassettesimo secolo i Cherokee abitavano a nord, in circa 100 stanziamenti di 60.000 persone. In California la popolazione traeva da vivere dalla terra e dal mare e con l’abbondanza delle risorse sorsero grossi villaggi permanenti governati da capi locali. Circa 2.000 anni fa in Arizona, nel sudovest, il popolo Hohokam cominciò a seminare i campi nei periodi che coincidevano con i ritmi di caduta della pioggia; scavò terrazze, canali e dighe per controllare il flusso dell’acqua. Nel 900 d.c. gli Anasazi (progenitori degli Opi, degli Zuni e dei Pueblo) erano agricoltori che vivevano nel New Mexico in complesse strutture composte da molte stanze oggi gli etnologi dividono generalmente gli indiani dell’America settentrionale in 9 gruppi, basati essenzialmente sulla posizione geografica, perché le popolazioni antiche dovevano adattare il loro modo di vivere alle condizioni ambientali.

I raccoglitori

Accanto alle culture di cacciatori, fin da tempi antichissimi, probabilmente dal 15.000 a.c., si svilupparono altri tipi di esistenza umana, fondati soprattutto sulla raccolta di cibi vegetali spontanei, cereali e frutti, radici e bacche, semi e noci. La più nota cultura di raccoglitori è denominata “Cochise”. Una terza varietà di cultura di raccoglitori è rappresentata fin da tempi remoti dalla pesca, che veniva praticata con frecce, ami e reti, insieme alla raccolta di molluschi e lumache, risalente al 5.500 a.c. Tra queste popolazioni il maggiore sviluppo culturale si potrebbe rilevare nelle zone boscose nord-orientali degli odierni stati uniti dove, compaiono per la prima volta il cane come compagno dell’uomo, i primi utensili di pietra levigata e il rame grezzo battuto a freddo. Nel 5.000 a.c. l’aumento di temperatura determinò la scomparsa dei grandi mammiferi dell’era glaciale e rese impossibile l’esistenza delle culture umane basate sulla caccia alla grossa selvaggina. Passò allora in primo piano, come base dell’alimentazione, la raccolta di frutti selvatici, accanto alla quale la caccia era praticata come attività economica integrativa. Dalla raccolta di cereali, frutti, radici e bacche, alla quale accudivano di solito le donne, trasse origine in un momento non ancora determinato la pratica dell’agricoltura, molto probabilmente in qualche punto dell’america centrale. In ogni caso le prime tracce di attività agricole risalgono al 5° millennio a.c., poiché già per questo periodo troviamo prove dell’esistenza del tipico cereale americano, il mais, il quale fu preceduto dalla coltura dei fagioli e di alcune specie di zucche. Comunque, in alcune zone privilegiate si sviluppò una cultura di piantatori non ancora caratterizzata da sedi stabili e che solo a poco a poco trasformò l’economia di raccoglitori in economia di coltivatori. Perciò nei primi tempi non si ha ancora traccia di talune attività -  come la ceramica – che sono legate alla permanenza in una sede fissa. Lungo la costa peruviana si riscontra la trasformazione di una “Cultura preceramica di piantatori” in una cultura di villaggio stabile con economia agricola. Questa cultura ( che per esempio sulla costa del Perù è chiamata Guanape) è stata il punto di partenza per l’evoluzione delle culture superiori. Solo in questa fase si diffuse la ceramica, le cui prime tracce si trovano nel 2.900 in Colombia, nel 2.300 nell’Equador, nel Panama attorno al 2.100, nella Florida verso il 2.000, sulla costa Peruviana circa nel 1.500 e negli Stati Uniti soltanto nel 300 a.c.

Il passaggio in America Meridionale

Dalla storia degli insediamenti umani dell’america meridionale risulta chiaramente che gli antenati immigrarono attraverso l’istmo di panama e percorsero le valli e gli altipiani tra le catene parallele della cordigliera delle Ande. In tempi posteriori penetrarono nell’america meridionale popolazioni agricole. Questo avvenne certamente assai prima del tempo indicato dalle più antiche testimonianze di quel periodo, che lungo la costa peruviana risalgono solo all’epoca intorno al 2.500 a.c. Ma non si può tuttavia ancora parlare di sedi fisse, quali sono dimostrate soltanto dalla presenza della ceramica. La penetrazione di popolazioni agricole nelle zone orientali delle grandi foreste fu favorita dalla coltivazione dei tuberi amidacei di manioca e dalla scoperta del procedimento per renderli commestibili, la quale avvenne con ogni probabilità anzitutto nelle regioni nord-orientali dell’America meridionale, ma non sapremmo indicarne il periodo.  Qualche tempo prima che sopraggiungessero gli Europei, questi movimenti di penetrazione erano causati probabilmente non solo dalla ricerca di nuove terre coltivabili, ma anche dalla pressione di un altro popolo: i cosiddetti Caribi che si erano insediati nella Guayana e avevano iniziato il loro moto di espansione più tardi degli Aruak, ma con maggiore violenza.  Passando di isola in isola, i Caribi condussero una guerra antropofaga di distruzione contro gli invasori col nome di “Canina”, da cui deriva il termine cannibale. Daniel Defoe, collocando in quei luoghi la vicenda del suo Robinson, ci ha dato un’idea efficace del terrore che i Caribi diffondevano tra le popolazioni Aruak dell’america centrale e insulare. L’alternarsi di progresso e di stasi determinarono il quadro assai incoerente e diseguali che si offrì agli Europei al momento del loro arrivo. In estesi territori dell’una e dell’altra metà del continente erano sopravvissute culture preistoriche di cacciatori, pescatori e raccoglitori, mentre in altre amplissime regioni si era sviluppata una popolazione agricola stabile, come, esempio, nele zone sud-occidentali e in tutto il territorio dell’America settentrionale nonché in tutta la regione della Cordigliera, dal Messico al Cile. Le singole fasi della loro evoluzione culturale si svolgono in evidente corrispondenza tra loro, tanto che siamo soliti distinguere sia nella Mesoamerica sia nella zona andina tre grandi stadi di sviluppo storico-culturale-