Nel 1945 il primato atomico americano finì. Fu proprio questo infatti, l’anno in
cui l’URSS riuscì a costruire la sua prima bomba atomica. La fine del monopolio
atomico americano colse di sorpresa i governi occidentali e mutò radicalmente le
prospettive delle relazioni internazionali. Improvvisamente lo scontro
ideologico e politico sembrò potersi trasformare in un aperto conflitto
nucleare: tutti gli uomini e le donne a Ovest come ad Est avevano la sensazione
di una imminente catastrofe e ciò rendeva ancora più difficile i rapporti tra i
due blocchi. Le tecnologie cui si era arrivati da ambo le parti, infatti, erano
tali da potersi annientare istantaneamente a vicenda. Paradossalmente però, la
consapevolezza dell’enormità del potenziale distruttivo delle armi accumulate da
ambo le parti, impedì di fatto lo scoppio di un conflitto nucleare aperto. Tale
fenomeno prese il nome di politica della "deterrenza".
Nel 1952 intanto, gli USA riconquistarono la supremazia
nucleare con la costruzione della prima "bomba H", la bomba all’idrogeno, che
aveva una potenza distruttiva mille volte superiore a quella della bomba di
Hiroshima; pochi mesi dopo i sovietici ottennero gli stessi risultati. Nessuno
dei due paesi aveva però interesse a combattere una guerra nucleare sul proprio
territorio e perciò un eventuale scontro diretto si sarebbe potuto svolgere
soltanto in Europa, vista la sua posizione strategica e viste le
ancora
insufficienti tecnologie per il trasporto delle bombe di cui disponevano i due
blocchi. Conseguenza di questo fu il fatto che i paesi europei membri della NATO
affidarono a Washington ogni decisione sulla loro difesa: la corsa agli
armamenti era ormai cominciata.
Sia USA che URSS cominciarono a investire gran parte dei loro
capitali nella ricerca e nella costruzione di armi sempre più nuove e più
potenti. Gli USA, comunque, mantennero sempre una certa superiorità tecnologica,
superiorità che venne seriamente minacciata nel 1957 con la messa in orbita da
parte dei sovietici dello "Sputnik". Lo Sputnik era il primo satellite
artificiale in orbita attorno alla terra, ma la sua importanza, agli occhi degli
occidentali, consisteva soprattutto nel fatto che ora i sovietici
avrebbero
potuto disporre di propulsori in grado di lanciare missili dal suolo russo
direttamente sul territorio americano. In risposta allo Sputnik gli USA
lanciarono nel 1958 il loro primo satellite orbitale : l’ Explorer.
Nel 1961 seguirono all’Explorer i primi missili
intercontinentali americani : gli Atlas , cui si aggiunsero poi i primi
sottomarini a propulsione nucleare, non intercettabili ed in grado di restare in
immersione per parecchi mesi, percorrendo migliaia di chilometri.
Dal ’45 agli anni ’90, sono state costruite più di 130 mila
testate nucleari , 75 mila dagli americani, 55 mila dai russi. Secondo una stima
pubblicata nel 1995 nel "Bullettin of the atomic scientists’", gli USA da soli
hanno speso dal 1940 ad oggi circa 3900 miliardi di dollari per i loro programmi
nucleari. L’URSS probabilmente spese una cifra confrontabile il che, insieme con
le spese delle potenze nucleari “minori” (Francia, Gran Bretagna, Cina, Israele,
India e Pakistan), porta la spesa complessiva a qualcosa nell’ordine dei 9000
miliardi di dollari (equivalente a nove volte il PIL annuo attuale italiano).