Con la pacificazione del Paese si
chiuse un’epoca. Villa si ritirò a Canutillo dove il governo gli assegnò un'hacienda:
gli venne garantita una scorta personale e l’anticipo per un anno delle spese
necessarie per i lavori agricoli.
Seguirono anni di relativa stabilizzazione (sotto la presidenza di Plutarco
Elias Calles e di altri, non senza un ricorrere di colpi di Stato e di
pronunciamenti militari) in cui nella vita politica messicana si impose sempre
più l’influenza degli Stati Uniti, da tempo egemoni, del resto, nell’economia
del paese.
LAZARO CÁRDENAS
Cárdenas fornì alla rivoluzione messicana una nuova svolta: diede un
impulso notevolissimo alla riforma agraria, distribuendo fino al 1940 più di 18
milioni di ettari di terra alle comunità indigene, accolse i rifugiati politici
(tra cui Trotzkij), nazionalizzò le ferrovie (1937). Cárdenas fu anche autore
dell'atto più importante nell'ambito del nazionalismo messicano
post-rivoluzionario: il 18 marzo 1938 promulgò il decreto di espropriazione delle
proprietà petrolifere delle compagnie estere, affidandone l'amministrazione alla
confederazione dei lavoratori messicani.
Cardenas |
Svolse inoltre una lotta accanita all'analfabetismo, ma attenuò la politica
antiecclesiastica, che cessò definitivamente con il suo successore Manuel Ávila
Camacho, presidente dal 1940 al 1946.
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale (cui il Messico partecipò quale
alleato degli angloamericani) videro un ristabilizzarsi della situazione
messicana nella prospettiva di un capitalismo medio-avanzato, con notevoli
sacche di sottosviluppo e strettamente legato all’egemonia continentale degli
Stati Uniti.
LE PROTESTE STUDENTESCHE DEL 1968
In Messico, nell’autunno del 1968, il movimento degli studenti, fu sostenuto
dagli strati medi e popolari urbani. Tutto iniziò in luglio, quando la polizia
intervenne duramente contro gli studenti e, qualche giorno più tardi, quando
venne dispersa con estrema violenza una manifestazione di omaggio alla
rivoluzione cubana.
Alle manifestazioni di protesta, alle occupazioni e alle barricate le forze di
polizia risposero con brutalità, procedendo ad arresti e provocando morti e
feriti, e dopo due mesi e mezzo di agitazione studentesca e popolare si giunse
al massacro di Piazza delle Tre Culture, a pochi giorni dall’apertura dei Giochi
Olimpici di Città del Messico.
Le rivendicazioni degli studenti e del comitato nazionale di sciopero, che a
partire dal mese di agosto aveva riunito tutti gli istituti pubblici di
istruzione superiore, restarono nell’ambito della legalità. Le principali
richieste riguardavano la concreta applicazione dell’autonomia universitaria,
esistente solo sulla carta, e il rispetto della Costituzione; si protestava
inoltre contro la repressione poliziesca e contro la miseria. Gli studenti
messicani che nel 1968 costituivano un gruppo imponente, in condizioni di vita
precarie, erano tanto meno isolati quanto più le loro rivendicazioni rinviavano
in parte a problemi che riguardavano l’intera società. A seguito della strage, e
malgrado il governo di Díaz Ordaz rilasciasse la maggior parte dei detenuti
politici, le agitazioni studentesche ripresero e a esse si aggiunsero episodi di
guerriglia nelle città e nelle campagne.
Era il segno che sotto l’esile processo di democratizzazione si celava un forte
malcontento. Gli strati più deboli della popolazione continuavano a patire delle
profonde distorsioni strutturali del sistema economico. Era iniziato il grande
esodo di massa verso le città: milioni di persone avevano lasciato i campi per
trasformare le periferie in enormi baraccopoli.
Il 1968 messicano ebbe inizio il
22 luglio. La scintilla, fu la polemica tra studenti di licei diversi che si
contendevano la stessa ragazza. A reprimere questa bizzarra rivalità ci
pensarono i “granaderos”, i carabinieri messicani, che intervennero nei due
licei con cruda brutalità. Con quella repressione venne violato il principio dell’autonomia delle università e delle scuole messicane, da sempre considerate
luoghi dove polizia e esercito non potevano intervenire.
Il 30 luglio per reprimere la protesta che aveva il suo fulcro nell’Università
di Città del Messico la polizia usò i bazooka. La risposta fu la nascita di
comitati di lotta in tutte le scuole e poi di un Comitato nazionale che
raccoglieva studenti e professori.
Alla fine di luglio, tutte le sedi scolastiche e universitarie della capitale
vennero occupate.
Gli obiettivi del Comitato nazionale vennero riassunti in sei richieste al
governo:
-liberazione di tutti i detenuti politici
-scioglimento dei “granaderos”
-dimissioni del capo della polizia
-risarcimento alle famiglie delle vittime della repressione
-punizione per i responsabili delle azioni repressive
-abrogazione degli articoli del
codice penale che limitano il diritto di manifestare.
Il 1° settembre il presidente Diaz Ordaz chiuse ogni possibilità di trattativa e
accusò gli studenti di voler sabotare i giochi olimpici che si sarebbero
inaugurati il 12 ottobre.
Diaz Ordaz |
Il 18 settembre l'esercito occupò l’Università: il rettore Javier Barrios Siena
si dimise per protesta. Vennero arrestati centinaia di studenti e professori.
Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre gli studenti si diedero appuntamento in
piazza delle Tre culture. Polizia e esercito, dopo avere bloccato le uscite
della piazza spararono all' impazzata sulla folla: il bilancio in termini di
morti fu altissimo.
L’eco della strage fu enorme in tutto il mondo. Innumerevoli manifestazioni
studentesche vennero organizzate in Europa e negli Usa in solidarietà con gli
studenti messicani.
Il movimento messicano, ormai decapitato e piegato dalla feroce repressione, si
trascinò fino a novembre trattando con il governo.
L’indignazione per il massacro non impedì comunque la regolare apertura dei
giochi olimpici, che iniziarono a Città del Messico il 12 ottobre del 1968,
pochi giorni dopo la strage di piazza delle Tre culture.
Il 2 luglio del 2000 è eletto Presidente Vicente Fox, ex presidente della
Coca-Cola, strettamente legato agli Usa e alla loro politica, ed esponente della
destra cattolico-integralista messicana. A tutt' oggi il presidente Fox ha fatto
pochi progressi nell'attuazione del suo ambizioso piano di riforme. Nella
politica messicana convivono due punti di vista opposti: il presidente guarda
agli USA mentre il Parlamento ha una visione diretta verso il terzo mondo. Fox non ha ottenuto
la maggioranza nelle camere e si trova in difficoltà nel portare avanti riforme
quali la liberalizzazione del mercato del lavoro e del mercato energetico. Altri
punti del programma di governo, per i quali è necessario coinvolgere anche
l'opposizione di sinistra, sono la riduzione del debito pubblico e il
contenimento dell'inflazione, la legge elettorale, la giustizia, diritti umani e
lavoro.
Vincente Fox |
Le elezioni legislative di giugno 2003, segnate da un tasso elevatissimo
dell'astensionismo, hanno segnalato la sconfitta del PAN, il partito del
presidente Fox, mentre la maggioranza è andata al PRI.