JUANA INES de la CRUZ
MARIANO AZUELA
OCTAVIO PAZ
CARLOS FUENTES
JUAN RULFO
MARTIN LUIS GUZMAN

 

JUANA INES de la CRUZ

Nasce a San Miguel de Nepantla nel 1651.
Divenuta suora dell’ordine di san Gerolamo scrisse commedie, poesie, lettere, “actos sacramentales “e “villancicos (ovvero brevi rappresentazioni cantate con destinazione liturgica); ma anche sonetti e romances di delicata e rigorosa fattura, e notevole originalità nell’ambito della letteratura barocca. Come poetessa di scuola gongoriana e concettista, tuttavia utilizzò anche forme che la sottraggono a questa influenza,soprattutto in considerazione delle sue venature razionaliste.
Di lei si ricordano in particolare il poemetto “Il sogno (El sueño) e la “Risposta a Suor Filotea(Respuesta a sor Filotea) – indirizzata in realtà al vescovo di Puebla – in cui si difende dall’accusa di scarsa devozione e di eccessivo attaccamento agli studi profani.
Morì a Città del Messico nel 1695

 

 

MARIANO AZUELA

Nato a Lagos de Moreno, Jalisco nel 1873 e morto a Città del Messico 1952.
Fu un medico militare nell'esercito di Francisco Madero, durante la rivoluzione del 1910,e attinse soprattutto a questa sua esperienza nella successiva carriera di narratore messicano. E’ autore del più importante romanzo sull'esperienza storica della Rivoluzi one messicana. Fino al 1925, nonostante avesse già pubblicato diversi romanzi di vita locale e di tipo naturalista, il suo nome rimase nell’ ombra; solo allora venne scoperto il suo libro migliore:” Quelli di sotto” (Los de abajo, 1916), è un’epopea di un realismo amaro e potente, resa con la rapidità e la concisione di una cronaca. Dopo altri romanzi di impianto realistico, come “Le mosche” (Las moscas, 1931) e “Sentieri perduti (Sendas perdidas, 1949) Azuela si accostò a certe tendenze psicologizzanti delle avanguardie europee in “La lucciola “(La luciérnaga, 1931) e nel romanzo pubblicato postumo “Maledizione (Maledición, 1956); ma al termine di questa elaborata parentesi tornò a temi di carattere storico e sociale.
 

 

OCTAVIO PAZ

Nato a Città del Messico nel 1914 fu una personalità di grande rilievo nella letteratura ispano-americana contemporanea e il poeta più completo della letteratura messicana. Poeta e saggista oltre che animatore di riviste letterarie, cominciò a scrivere molto presto, influenzato dalle idee progressiste del padre e del nonno simpatizzante di Zapata. Nella sua formazione culturale e poetica hanno contato molto il suo primo incontro con i surrealisti francesi, congiunto alla mitologia Azteca; l’esperienza con la rivista di sinistra “Taller”, con la quale collaborò dal 1939 al 1943 fino a quando,dopo che l'Unione sovietica siglò il patto di non aggressione con la Germania, ruppe con il Partito Comunista e abbandonò l'attività politica; e l’ambiente artistico messicano degli anni Trenta.
Prese parte durante la guerra civile di Spagna, alla quale partecipò dal 1936 al 1939, al secondo convegno di scrittori antifascisti di Valencia , in appoggio del legittimo governo repubblicano; in questa occasione scrisse “Non passeranno, 1936. 
Visse per vari anni a  New York, a Parigi, in Giappone e dal 1962 fu ambasciatore in India, ma si dimise dal suo incarico nel 1968 per protesta contro il massacro degli studenti avvenuto a Città di Messico nel corso di una manifestazione poco prima dello svolgimento delle Olimpiadi nella capitale messicana.
In questo vasto ambito di contatti e di influenze, Paz cominciò a definire la sua personale poetica tesa ad evidenziare il lato non espressivo della poesia, a vedere nel gesto poetico soprattutto un atto di liberazione e di autoliberazione. 
Alcune delle sue ultime opere furono “Itinerario(1993)”, “Tempo nublado(1983)”, e “Una terra, quattro o cinque mondi(1988)”.
La sua poesia ha dimensioni universali, e raccoglie e sincretizza queste sue esperienze vitali e formative. Appare come una continua ricerca dell’ assoluto mediante la scrittura e la trasfigurazione dell’ esperienza personale e dell’ amore attraverso la parola poetica; motivi portanti presenti nelle sue indagini sulla poesia e l’ arte figurativa messicana e non, su temi d’ interesse letterario, storico, morale ed estetico, che integrano un’ opera saggistica non meno importante di quella poetica.

Nel 1961 vinse il premio Cervantes; mentre nel 1990 gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura. 
Morì a Città del Messico nel 1998.
 

 

CARLOS FUENTES

Nato a Città del Messico nel 1928 era figlio di un diplomatico,e trascorse l'infanzia tra il Nord, il Sud America, e l'Europa. Esordì con una raccolta di racconti, “Los días enmascarados (1954), dai quali traspariva già il suo interesse per tecniche narrative originali e innovative. Narratore guidato da una coscienza critica accorta, Fuentes ha offerto una descrizione ricca e movimentata della società messicana, che egli vede come una società primitiva e semicoloniale, distorta dai vizi e dallo sviluppo capitalistico impostole dell’ esterno; talora usando tecniche sperimentali per esprimere stati di sogno e di allucinazione. Fuentes ha inoltre fatto parte di “El Grupo”, associazione di autori che hanno appoggiato la rivoluzione cubana. 
Il primo romanzo, “La región más trasparente(1958), è un'amara condanna della società messicana; la tecnica narrativa, molto audace, fa largo uso di flashback e dei pensieri dei personaggi stessi. “La muerte de Artemio Cruz (1962), tradotto in molte lingue, fu il romanzo che rese famoso Fuentes in tutto il mondo. Seguirono opere con le quali l’ autore dimostrò di voler tornare alle prime meditazioni sulla società messicana e i suoi miti remoti e vicini:  “Terra nostra (1975), “Una familia lejana (1980) e “El gringo viejo (1985). Se lo stile di Fuentes è innovativo, le sue narrazioni sono sempre saldamente radicate nella storia messicana, che lui stesso ha definito il suo "tema unificatore"; anche se più avanti inizierà a proiettare le sue storie anche al di fuori di questo ambito. Fuentes ha scritto anche commedie, saggi (La nueva novela hispanoamericana, 1969) e sceneggiature cinematografiche, ed è stato direttore di alcuni giornali.
Ha ricoperto diverse cariche pubbliche, tra cui quelle di ministro degli Affari Esteri e di ambasciatore messicano in Francia.
 

 

JUAN RULFO

Nato a Jalisco nel 1918 e morto a Città del  Messico nel 1986 è stato, oltre che narratore, fotografo e sceneggiatore per cinema e televisione. Rimasto orfano ancora bambino (il padre fu infatti assassinato dalla fazione cattolica dei “cristeros”, sorta in contrapposizione alle leggi anticlericali della rivoluzione messicana), Rulfo si è costruito una immagine del Messico tragica e desolata. La sua opera è costituita essenzialmente dai racconti “La pianura in fiamme” (El llano en llamas, 1952) e dal romanzo “Pedro Páramo” (1955), che sono stati sufficienti a dargli fama internazionale anche come iniziatore della corrente fantastica e mitica della narrativa contemporanea ispanoamericana. Con uno stile conciso e quasi arido, Rulfo descrive un mondo di solitudine e di violenza, caratterizzandolo con spunti onirici, desolanti e allucinati; al quale si rifanno un po’ tutti gli scrittori ispano-americani recenti.
 

 

MARTIN LUIS GUZMAN

Nato a Chihuahua nel 1887 e morto a Città del Messico nel 1976,fu un intellettuale liberale e antipositivista che prese parte alla rivoluzione messicana (1910-1916) e dedicò a quelle vicende e agli anni immediatamente successivi i romanzi “L’aquila e il serpente” (El águila y la serpiente, 1928) e “L’ombra del capo” (La sombra del caudillo, 1929) nei quali domina un’atmosfera di cupa violenza.  Si rivela un narratore abile e convincente anche nelle sue opere successive, come nelle sue “Opere complete” (Obras completas, 1964), dove sono inclusi anche diversi volumi di testimonianze e memorie.