10.000 anni fa qui si estendeva solo un enorme lago, il Texcoco, circondato da pochi villaggi.  La città moderna è edificata a 2.300 metri di altitudine, è ricca di monumenti, splendidi edifici dell'epoca coloniale e musei; è anche la città più popolata del mondo, con 20 milioni di abitanti. Ma l'altra faccia della medaglia mostra una città piena di baraccopoli e senza più il ricordo dell'epoca coloniale; l'inquinamento dell'aria (chiamata 'mata') ha varcato da tempo la soglia di massimo pericolo, il rumore non smette mai, nemmeno di notte; il traffico è inimmaginabile

Il progressivo prosciugamento delle acque permise la crescita di Teotihuacán(primo nucleo della città), dal II secolo d.C. capitale di un vasto impero

il Monumento alla Razza è il simbolo dell'indipendenza messicana

che giungeva fino al Guatemala. che inglobò non solo i villaggi vicini, ma anche la vicina Tula, capitale del regno tolteco, finché nel XIII secolo

raggiunsero la zona i bellicosi Aztechi, che fra le acque limacciose della palude rifondarono Mexico-Tenochtitlán nel 1325 e da qui partirono alla conquista di gran parte del Messico centrale e meridionale. Quando nel 1519 gli spagnoli raggiunsero Tenochtitlán, Montezuma accolse Cortés come una divinità, prendendolo per il dio Quetzalcóatl tornato a reclamare il suo regno. Invece la capitale fu rasa al suolo, e trasformata in breve tempo in città coloniale; cattedrali, conventi e chiese presero il posto degli antichi templi pagani.

I secoli seguenti videro la città abbellirsi di imponenti edifici prima di gusto europeo (neoclassici, art-nouveau, neogotici), e poi finalmente di opere dallo stile originale, a cominciare dai grandi murales che recuperarono le antiche tradizioni messicane alla luce della moderna ideologia nazionalpopolare del paese. L'inizio del decadimento risale al secondo dopoguerra, quando la città iniziò ad assumere l'aspetto delle classiche megalopoli sudamericane, con il consueto anello di bidonville e inquinamento. Così oggi abbiamo una città con diverse nature dove si fondono grattacieli e baracche(ai cui margini, nei villaggi di origine azteca, si parla ancora la lingua nahuatl),fascino esotico e storia, confusione e arte, fiestas e lotte politiche.

LE PIAZZE

la piazza del commercio.

Il luogo deputato per incontrarsi sono le piazze, ognuna delle quali possiede caratteristiche proprie a seconda delle attività che vi si svolgono. 
 
Piazza Garibaldi brulica di mariachis, i musicisti originari dello Stato di Jalisco, vestiti nel tradizionale costume nero da charro, tempestato da bottoni d’argento: suonano il violino, la chitarra l’arpa, la tromba e cantano nel loro stile caratteristico e un po' naïf.

Gremita è anche la Piazza di Santo Domingo, dove un tempo visse Doña Marina, o Malinche, la principessa indigena fedele alleata, interprete e compagna di Hernán Cortés.  Sotto il porticato della piazza attendono gli evangelistas, gli scrivani e i tipografi al servizio dei clienti per compilare documenti ufficiali e per scrivere missive d’amore e biglietti d’augurio.    Di fronte alla chiesa barocca di Santo Domingo si trova il possente edificio dell’Antica Scuola di Medicina, un tempo prigione dei famigerati tribunali della Santa Inquisizione che operò in Messico fino al 1815 e che oggi ospita il Museo di Storia della Medicina.

 

 

 

LE CHIESE

la cattedrale di Città del Messico costruita all'inizio del XVI secolo sulle rovine azteche che, per i movimenti del sottosuolo presenta la caratteristica inclinatura e che si trova nella terza piazza più grande del mondo

Città del Messico è costellata di chiese, sontuose e modeste, costruite in posizione dominante o nascoste tra gli edifici coloniali, frequentate da folle di fedeli e pellegrini, oppure vuote e abbandonate come un monumento che ha esaurito la sua funzione.

Nel 1528, dopo la Conquista, venne istituito  il vescovato del Messico, allora presieduto da padre Juan de Zumárraga che fece abbattere gli ultimi idoli. Francescani e Domenicani fondarono una miriade di chiese, conventi e collegi per educare gli indigeni alla fede cristiana. 

Le prime chiese erano austere, costruite secondo lo stile rinascimentale con elementi gotici, poi divennero sempre più trionfali, con facciate barocche esuberanti e ricche decorazioni interne sovraccariche d’oro, tanto che il Vicerè Antonio de Mendoza dovette richiamare gli Ordini religiosi alla moderazione.

A Città del Messico, una delle chiese più note è San Francesco d’Assisi, stretta tra i palazzi della centralissima Via Madero: si tratta dell’unico edificio superstite di un convento francescano fondato nel 1524 per volontà di Hernán Cortés e costruito sulle rovine di uno dei palazzi di Montezuma. Questa chiesa, nella quale venne celebrato il primo Concilio dei vescovi messicani, fu smantellata durante il periodo del governo riformista e riconsacrata al culto soltanto all’inizio del Novecento.

I PARCHI
 

       

il "parque Alameda"

Il maggiore parco della metropoli è il Parco di Chapultepec, dove giunse nel XIII secolo il popolo dei Méxica dopo un lungo perigrinare tra gli altipiani e le vallate. Il parco comprende la residenza ottocentesca dell’arciduca Massimiliano, vari musei (tra cui lo splendido Museo Nazionale di Antropologia), uno zoo, il giardino botanico e numerose aree ricreative.

Tra i parchi cittadini il più visitato è il centrale Parco dell’Alameda, creato nel 1592 dal Vicerè Luis de Velasco al posto di un mercato azteco per poter celebrare i pubblici autodafédell’Inquisizione. I roghi che videro bruciare gli eretici appartengono fortunatamente al passato e oggi il parco si è riempito di bancarelle, ed è un bellissimo luogo di svago.

I MERCATI

una foto degli anni '50 dello Zocalo


I tianguis di antichissima tradizione possono essere mercati stabili, stagionali o improvvisati e sono l’aspetto più vitale e colorato della città. Essi hanno sede non solo presso lo Zócalo(il centro storico della città che misura quasi 15chilometri quadrati)ma anche nelle strade, le piazze, i parchi e i porticati intorno alle chiese.

Oltre ai mercati di strada, Città del Messico possiede numerosi centri di Arte e Tradizioni popolari, veri e propri bazar dove sono in vendita preziosi e autentici manufatti indigeni - sculture in terracotta e legno, vasellame, ricami, gioielli e lacche - raccolti nei villaggi dove le tradizioni culturali sono ancora vive e vengono trasmesse di generazione in generazione.