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Immagine che rappresenta una via trafficata di
Milano. Il livello di inquinamento è altissimo. |
A
ll'origine dell'inquinamento dell'aria c'è l'attività
dell'uomo che con le industrie, il riscaldamento e le automobili causa
l'immissione nell'aria di gas nocivi quali: ossido di carbonio, anidride
solforosa, ossidi di azoto, benzene, ozono e polveri sottili. L’inquinamento
dell’aria è un problema globale che riguarda però principalmente l’Europa e
gli altri
paesi industrializzati, quelli emergenti e gli altri in via di sviluppo.
E’ concentrato principalmente nelle grandi aree urbane nelle quali
l’elevata presenza di popolazione e le attività a essa legate
causano un’elevata concentrazione ed emissione di inquinanti nell’aria.
Le principali cause sono la crescente antropizzazione del territorio con
esigenze sempre maggiori di fonti di energia, di mobilità e di sviluppo
industriale che sono la principale causa del cattivo stato dell’aria. In
secondo luogo contribuiscono all’emissione dei gas inquinanti anche i vari settori produttivi , ma in modo differenziato. Nell’aria
vengono immesse numerose sostanze quali: ossido di carbonio, anidride
solforosa, ossidi di azoto, benzene, ozono e polveri sottili, ma quelle
più presenti e dannose sono senza dubbio l’ozono (O3), il particolato
atmosferico (PM10: materiale particellare con diametro aerodinamico di
dimensione minore di 10 milionesimi di metro), e il biossido di azoto
(NO2). L’inquinamento da ozono è un problema tipicamente estivo perché
questo si forma attraverso reazioni di natura fotochimica a partire dai
percussori, che sono i composti organici volatili e gli ossidi di azoto.
Ciò accade soprattutto nelle aree urbane.
In tutta Europa, queste
sostanze sono immesse da diversi fattori;
per il PM10 :
• i
trasporti 36% (2/3 è stradale);
• l’industria 26%;
• l’industria
civile 17%;
• l’agricoltura 11%
per i percussori:
• i trasporti
68% (3/4 è stradale)
• l’industria 14%
• produzione di energie 9%
• il settore civile 8%
Come si può notare, i trasporti sono i
principali autori dell’inquinamento atmosferico. Ciò riguarda
soprattutto le grandi città dove la densità di popolazione e il
trasporto raggiungono livelli elevati causando il 70% delle emissioni
complessive in ambito urbano. Vi è una sempre maggiore richiesta di
veicoli da parte della popolazione mondiale (2,8% media annua), ma
fortunatamente non vi è più un elevato contenuto di benzene e
piombo nel carburante. La maggior parte dei trasporti di merci viene effettuata da
camion (61,5%), 11,5% sulla ferrovia e 21, 7% per cabotaggio.
I danni possono avere conseguenze
su due fronti: quello ambientale e quello che riguarda la salute dell'uomo.
DANNI ALL' AMBIENTALE
L'impatto sull'ambiente degli inquinanti dell'aria è variabile e dipende
dalle sostanze emesse; alcuni di questi elementi posso restare nell'atmosfera
per alcuni giorni e poi cadere al suolo, altri posso inquinare soltanto la zona
circostante, altri ancora si estendono su un'area molto vasta e sono in grado di
influenzare le condizioni dell'ambiente su scala continentale o perfino
planetaria, con un impatto negativo sulla salute delle popolazione anche in
luoghi molto distanti dalla sorgente di inquinamento. Nella maggior parte dei
casi, il tipo e la quantità di inquinanti emessi nell'atmosfera dipendono dalla
natura delle fonti energetiche utilizzate e dalle materie prime impiegate
dall'uomo nei processi produttivi. Nell'atmosfera sono presenti dei
composti a reazione acida che si depositano sulla superficie terrestre,
inquinandola: sono le cosiddette composizioni acide.
In questi anni l'ozono è diventato un problema di crescente importanza o
perché presente in quantità eccessive, o perché assente. Infatti, se è presente
in quantità eccessive nella troposfera costituisce uno dei composti più nocivi.
Nell'atmosfera, invece, è estremamente utile e deve essere presente in grande
quantità, poiché costituisce uno schermo naturale per le radiazioni
ultraviolette dannose provenienti dal
Il fumo immesso nell'aria dalle industria provoca ingenti danni.
Immagine di una ciminiera. |
sole (UV). Da alcuni anni, però, la
quantità di ozono nell'atmosfera risulta diminuita per effetto di alcune
sostanze di origine antropogenica. Le emissioni per uso industriale, agricolo e
domestico di alcuni composti, come i clorofluorocarburi (CFC) contribuiscono,
direttamente o indirettamente, alla distruzione delle molecole di ozono
stratosferico. Anche se interessa tutta l'atmosfera, la rarefazione della fascia
di ozono stratosferico risulta più accentuata ai poli. La conseguenza più
diretta del buco dello strato dell'ozono è l'aumento delle quantità di
radiazioni ultraviolette (UV-B) che riescono a raggiungere la superficie
terrestre.
L'effetto serra è un fenomeno naturale, provocato da una
miscela di gas presenti nell'atmosfera (definiti, appunto, gas serra) e senza il
quale non potrebbe esserci vita sulla Terra. L'intervento dell'uomo, però,
potrebbe modificare la successione naturale di periodi caldi e periodi freddi
alterando l'equilibrio raggiunto in milioni di anni di storia. Le cause sono
duplici: da una parte, le crescenti emissioni originate prevalentemente dai
processi tradizionali di produzione di energia; dal'altra, la progressiva
distruzione delle foreste che, grazie alla fotosintesi clorofilliana delle
piante, sono in grado di assorbire l'anidride carbonica presente nell'aria e,
trasformandola in materia organica (foglie, rami e radici), costituiscono ciò
che in termini tecnici si definisce un pozzo o serbatoio di anidride
carbonica. Se la concentrazione di gas serra continua ad aumentare ai ritmi
degli ultimi decenni, c'è il rischio che si inneschi un rapido riscaldamento del
clima terrestre, c'è il rischio che si inneschi un rapido riscaldamento del
clima terrestre, poiché la capacità dell'atmosfera di trattenere il calore sula
Terra diventa sempre maggiore. Un aumento eccessivo e in tempi brevi delle
temperature dell'atmosfera e degli oceani avrebbe effetti drammatici sugli
equilibri climatici: una maggiore frequenza degli eventi climatici estremi e dei
periodi di siccità, l'estensione dei deserti, lo scioglimento dei ghiacciai dei
poli con conseguente aumento del livello dei mari e allagamento di vaste aree di
pianura attualmente dedicate all'agricoltura, le migrazioni in massa delle
popolazioni delle nuove zone aride o allagate alle rimanenti zone fertili dal
clima temperato.
DANNI ALL'UOMO
L’inquinamento
atmosferico comporta spesso numerose conseguenze a carico della salute,
soprattutto nei casi in cui si verifichi un brusco innalzamento delle
concentrazioni dei comuni contaminanti dell’aria (inquinamento acuto). In questi
casi, l’aumentata esposizione a vari irritanti atmosferici provoca la riduzione
della funzionalità polmonare, l’aumento delle malattie respiratorie nei bambini,
gli attacchi acuti di bronchite e l’aggravamento dei quadri di asma; il tutto
comporta un forte incremento nel numero dei decessi fra le persone più sensibili
a determinati inquinanti, come gli anziani o le persone affette da malattie
respiratorie e cardiovascolari.
Gli effetti
dell’inquinamento a bassi livelli e per lungo tempo non sono ancora completamente chiari; in ogni caso si
ritiene che fra i vari effetti vi sia la comparsa di malattie polmonari croniche
aspecifiche (come la bronchite cronica, l’asma e l’enfisema), la formazione di
varie neoplasie maligne (cancro polmonare, leucemie) ed un aumento della
mortalità per malattie cardiovascolari e respiratorie. L’inquinamento
atmosferico può anche causare uno stato di ansietà e paura. La
percezione di una minaccia che non è ben chiara o che non viene adeguatamente
spiegata pubblicamente può determinare alcune malattie psicosomatiche e forme
maniacali. Queste malattie, tra l’altro, si riscontrano con frequenza maggiore
dove, soprattutto per scelta politica o economica, si tende a nascondere un
eventuale pericolo o addirittura dei dati di fatto, al fine di tutelare più la
propria posizione che l’intera comunità. Circa 500 decessi l’anno sono
attribuiti all’ozono.
Più del 50% della popolazione che vive nelle
grandi aree urbane è esposta a livelli di PM10 superiori ai limiti
fissati per la protezione della salute, e circa 61% ad un eccessivo
ozono nell’aria.
AZIONI VOLTE AL MIGLIORAMENTO DELLA
QUALITA' DELL'ARIA
Il nostro
paese è impegnato, sia a livello locale sia nazionale, ad attuare misure
di risanamento:
-
riduzione delle emissioni del settore riscaldamento
domestico
-
eventuali interventi sui limiti della velocità per
il traffico autostradale
-
adozione di migliori pratiche per l'utilizzo di
fertilizzati in agricoltura
Nello specifico del settore mobilità,
la cui domanda continua a crescere e che resta tra le principale cause
dell'inquinamento atmosferico nelle aree urbane,sono stati adottati
interventi di diverse tipologie:
-
promozione e diffusione di mezzi di trasporto a BIA
(basso impatto ambientale)-potenziamento del trasporto pubblico locale
-
controllo dei parametri emissivi dei gas di scarico
di tutti gli autoveicoli (bollino blu)
-
provvedimenti di limitazione del traffico
-
regolamentazione della distribuzione delle merci
nei centri urbani
-
interventi a favore della mobilità alternativa
-
introduzione di filtri su quelli vecchi e
sostituzione con modelli meno impattanti
La riduzione nelle
emissioni di materiale particolato, di ossidi di azoto, ha portato fin
dai primi anni '90 a un miglioramento della qualità dell'aria, ma non ha
risolto il problema del particolato, del biossido di azoto e dell'ozono
i cui livelli in atmosfera negli ultimi anni si assestano spesso al di
sopra dei limiti normativi, che nel frattempo sono diventati più
stringenti.
LE PIANTE MANGIASMOG
Pothos, Dracaena, Edera, Aceri, Tigli e Magnolie: piante e alberi non
solo ornamentali o per il refrigerio, ma anche sentinelle della salute; veri
filtri purificatori dell'aria, che intercettano ed elaborano, come un fegato
verde, le sostanze tossiche. Nelson Marmiroli del dipartimento di scienze
ambientali dell'Università di Parma, dove hanno testato una settantina di specie
da appartamento e stanno preparando un database sulle capacità anti-smog della
natura, afferma che foglie e fusti sono predisposti ad assumere sostanze
nell'aria, ingoiarle nei loro tessuti e, in alcuni casi, modificarle e
disintossicarle. Sono soprattutto le specie con foglie a superficie larga che,
proprio grazie ad esse, riescono ad assorbire sostanze tossiche disperse in casa
da vernici, computer, detersivi ed elettrodomestici vari; sono assorbite da peli
e tricomi (microscopiche escrescenze) che, quando la pianta è asciutta, tengono
i bordi sollevati, dando alle foglie un colore grigio e, quando è bagnata,
s'abbassano, ridandole un verde brillante. L'assorbimento avviene grazie anche
agli stomi, dei micro-organismi nella parte inferiore delle foglie, che
permettono lo scambio gassoso con l'ambiente. Gli inquinanti , dopo essere stati
trasportati nelle cellule, vengono trattati dai citocromi P450 (enzimi
che si trovano anche nel fegato umano) che li ossidano, per portarli poi sulle
pareti cellulari oppure in vacuoli, dove rimangono intrappolati. Il processo "mangia-smog"
dipende dalla superficie e dalle dimensioni delle foglie (quelle ruvidi sono le
più efficaci); inoltre non serve un boschetto sul terrazzo per mitigare l'aria
del proprio appartamento. Con alcuni calcoli approssimativi, un m²
di Dracaena assorbe circa 40-50 mg di benzene per m³ di aria; in un appartamento
, quindi, di 40m² (circa 120m³ ), ogni vaso distrugge il 10% al giorno delle
sostanze inquinanti. Le piante più efficaci sono:
Immagine che raffigura uno esemplare di
Dracaena |
- i Ficus, che assorbono formaldeide (sostanza inquinante cancerogena) e
fumo;
- i Pothos, che rimuovono i vapori chimici e molte sostanze presenti nelle
polveri dello smog;
- lo Spathyphillum, contro il benzene trielina (sostanza che danneggia il
sistema nervoso, produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcool,
calano le percezioni tattili e le capacità motorie si riducono)
Una pianta di Photos |
In circostanze più ampie, come la città, gli alberi, allo stesso modo delle
piante negli appartamenti, assimilano monossido di carbonio, biossido di azoto,
anidride solforosa e persino polveri sottili. Nell'Università Warnell della
Georgia, si è calcolato che un viale alberato può abbattere addirittura il
60% dell'inquinamento prodotto dalle macchine che lo percorrono. Con questa
interessante scoperta, si è tornato a piantare alberi a New York, Londra e altre
grandi metropoli. Per quanto riguarda l'Italia, a Firenze, entro la fine
dell'anno saranno piantati più di 950 piante, tra tigei, olmi e aceri; a Parma,
un bosco di biocompensazione assorbe 289 kg di particolato l'anno, equivalente
all'emissione di 1.100 auto per 20.000 km; infine a Milano, dove nel 2015 sarà
tenuto l'Expo, saranno piantati 180.000 alberi, che formeranno i cosiddetti
"boschetti del benvenuto".
Ecco un esemplare di Spathiphyllum |