Le correnti marine sono molto importanti: infatti riscaldano o raffreddano una area a loro circostante, come per esempio la Corrente del Golfo, che riscalda tutta la zona circostante il mare del Nord. Senza di esse cadremmo in una possibile era glaciale che interesserebbe soprattutto i paesi del nord. Il surriscaldamento globale, come già detto nella pagina precedente, influenzerebbe molto l'attuale stato dei ghiacciai, che sciogliendosi provocherebbero un innalzamento degli oceani ma anche un raffreddamento delle correnti marine. L' effetto serra altera i processi che avvengono negli oceani, con drastiche conseguenze sulla situazione climatologica e biologica del pianeta.


Onda anomala nell' oceano

La regione artica si sta riscaldando con velocità doppia rispetto a quella media del resto del mondo. In Alaska, nel nord del Canada e in Groenlandia, la temperatura media è cresciuta a ritmo di 0.7 °C per decennio in questi ultimi 50 anni, e la crescita maggiore si è verificata in inverno. Le precipitazioni atmosferiche a partire dal 1900 sono aumentate in media di circa l'8%, ma con punte, in autunno e in inverno, anche del 50%, soprattutto in Groenlandia, nord del Canada e Siberia settentrionale. Il "permafrost" artico è in lento ma progressivo scongelamento, ed il limite meridionale della presenza di ghiaccio permanente si è spostato, in questi ultimi decenni, di decine di km verso nord. Inoltre, il volume dei ghiacci artici è diminuito di circa il 10% negli ultimi 25 anni e, nel frattempo, la loro estensione si è ridotta di oltre un milione di km quadrati. Sono questi i principali risultati di un ampio studio sull'Artico che è stato oggetto di un Simposio internazionale, tenuto nel novembre 2004 a Reykjavik in Islanda. Se il riscaldamento climatico in atto procederà a questi ritmi, o addirittura a ritmi superiori, come molte proiezioni future prospettano, non vi è dubbio che gli effetti più rilevanti, oltre che più vistosi, dei cambiamenti climatici futuri saranno proprio nella aree polari, che sono quelle più sensibili al surriscaldamento climatico. Tra le possibili conseguenze, due sembrano particolarmente gravi: l'innalzamento delle acque e l'aumento della salinità marina.

Tra i due possibili problemi, che rischiano di venire a presentarsi in un futuro neanche troppo lontano, il più grave sembra proprio l'aumento della salinità marina. La massiccia immissione di acqua dolce nel mare, che potrebbe ulteriormente aumentare il surriscaldamento del clima, modificherà la concentrazione salina delle acque marine in un bacino, come quello del nord Atlantico, che per quanto possa apparire esteso, è abbastanza ristretto e tale da non permetterne un rapido rimescolamento e una omogeneizzazione  con le acque più salate dei mari posti a più bassa latitudine. Se, con il riscaldamento climatico, la velocità di immissione di acqua dolce nel nord Atlantico sarà superiore alla velocità di diluizione e di omogeneizzazione  con le acque salate del dell'oceano Atlantico subtropicale, si creerà una differenza, o un gradiente di salinità, tra le acque dell'Atlantico settentrionale e quelle dell'Atlantico centro-meridionale. Ebbene, la possibile futura glaciazione di gran parte dell'emisfero nord sarà originata proprio da questa differenza di salinità delle acque atlantiche.

Una differenza di salinità tra le acque dell'Atlantico settentrionale e quelle dell'Atlantico centro-meridionale potrebbe causare, oltre alla glaciazione di gran parte dell'emisfero nord, un totale sconvolgimento delle correnti marine.