L'umanità è stata in balia dei mutamenti climatici fin dalla
sua comparsa. Essa ha attraversato otto, forse nove episodi glaciali nell'ultimo
milione di anni. I nostri antenati si adattarono all'universale, ma irregolare
riscaldamento globale a partire dalla fine dell' era glaciale con stupefacente
senso dell'opportunità. Svilupparono strategie per superare durissimi cicli di
siccità, decenni di pesanti precipitazioni o di freddo inusuale; adottarono
l'agricoltura e l'allevamento, che rivoluzionarono l'esistenza umana; fondarono
le prime civiltà in Mesopotamia, Egitto e nelle antiche Americhe.
La piccola era glaciale, per esempio, sopravvive solo come un vago ricordo.
Abbiamo dimenticato che appena due secoli fa l'Europa visse un ciclo di inverni
molto freddi, i ghiacciai delle Alpi non erano mai stati ad una quota più bassa,
e il ghiaccio circondava l'Islanda per buona parte dell'anno Il ricordo degli
eventi climatici, anche di tempeste eccezionali e di freddi fuori dal comune,
sfuma in fretta con il succedersi delle generazioni.
Oggi viviamo un'epoca di riscaldamento globale, epoca che è durata più a lungo
di ogni altro analogo periodo negli ultimi mille anni. Per la prima volta
gli esseri umani con i loro disboscamenti, l'agricoltura e l'uso di fonti
energetiche inquinanti, come il
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carbone o il petrolio, hanno portato i gas serra presenti nell'atmosfera a livelli davvero molto alti e stanno alterando il clima globale. In un'epoca simile, gli eccessi climatici della Piccola era glaciale sembrano molto remoti.
La Piccola era glaciale non fu affatto un gelo profondo;
occorre pensare piuttosto ad un irregolare avvicendamento di rapidi spostamenti
climatici, spinto da complesse e non ben chiare interazioni tra l'atmosfera e
gli oceani. L'avvicendarsi portò cicli di inverni di freddo intenso, con bruschi
passaggi ad anni con pesanti precipitazioni in primavera , all'inizio
dell'estate ed in autunno, inverni miti e frequenti tempeste atlantiche, oppure
a periodi di siccità, leggeri venti nordorientali e ondate estive di calore. La
Piccola era glaciale fu un'interminabile sequenza di cambiamenti climatici,
pochi dei quali durarono più di un quarto di secolo.
Ricostruire i mutamenti climatici del passato è estremamente difficile. I traumi
di eventi climatici estremi svaniscono in fretta dalla coscienza umana. Molti
newyorchesi, ad esempio, non ricordano praticamente più la grande tempesta di
neve avvenuta a New York nel febbraio 1888, che bloccò centinaia di migliaia di
cittadini nella Grand Central Station e provocò decine di morti per congelamento
sotto i cumuli di neve.
La Piccola era glaciale terminò circa nel 1840, ma prima
della sua fine, il globo subì notevoli cambiamenti climatici, a causa
dell'eruzione del Monte Tambora nel sudest asiatico, il quale provocò il famoso
anno senza estate (1815) e le terribili carestie che si ripercossero addirittura
sull'Irlanda.
Dal 1840 iniziò il moderno periodo caldo, provocati in un primo momento dal
diffondersi in tutto il mondo la pratica dell'agricoltura intensiva, che portò
ad un disboscamento senza pari provocando un aumento notevole di anidride
carbonica ed un conseguente riscaldamento globale. Il legname alimentò anche le
prime fasi della prima rivoluzione industriale, sommandosi ai livelli crescenti
di gas serra. Le temperature globali cominciarono lentamente a salire dopo il
1850 e crebbero più rapidamente nel ventesimo secolo, quando l'utilizzo di
combustibili fossili proliferò e i livelli di gas serra continuarono a salire.
La crescita è stata ancora più grande a partire dal 1980, con livelli record di estati calde e inverni miti. La piccola era glaciale ha lasciato il posto a un nuovo regime climatico, contrassegnato da un prolungato e costante riscaldamento, senza segni di un'inversione di tendenza. Al tempo stesso, eventi climatici estremi come gli uragani F5, i più potenti, ed El Ninos eccezionalmente forti stanno diventando sempre più frequenti.