Alghe sul fondale marino.

Con il termine eutrofizzazione si intende l'eccessivo accrescimento di piante acquatiche, dal greco eutrophia (eu = buona, trophòs = nutrimento), in origine indicava, in accordo con la sua etimologia, una condizione di ricchezza in sostanze nutritive (nitrati e fosfati) in ambiente acquatico; per effetto della presenza nell'ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto o fosforo o zolfo provenienti da fonti naturali o antropiche (come i fertilizzanti, alcuni tipi di detersivo, gli scarichi industriali, ma anche civili), e il conseguente degrado dell'ambiente divenuto privo di vita. L'accumulo di elementi come l'azoto e il fosforo causa il fenomeno dell'eutrofizzazione, cioè la proliferazione di alghe microscopiche che, non essendo smaltite dai consumatori primari, determinano una maggiore attività batterica; aumenta così il consumo di ossigeno, che viene a mancare ai pesci provocandone la morte. Questo fenomeno è stato riconosciuto come un problema di inquinamento in Europa e in Nord America verso la metà del XX secolo e da allora si è andato sviluppando. Negli ambienti acquatici si nota un notevole sviluppo della vegetazione e del fitoplancton. Il loro aumento numerico presso la superficie dello specchio d'acqua comporta una limitazione degli scambi gassosi (e quindi anche del passaggio in soluzione dell'ossigeno atmosferico O2). Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l'ambiente inospitale anche per altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno) subentrano quelli anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.

Nei processi di eutrofizzazione si assiste, all’inizio, a un’altissima produzione vegetale, che dà luogo al fenomeno delle “fioriture” di microalghe; in concomitanza con favorevoli condizioni fisiche (alte temperature, stratificazione delle masse d’acqua), si verifica anche la produzione di essudati organici, causata dallo spropositato apporto di sostanze nutritive provenienti dai terreni agricoli (sottoposti a frequenti lavorazioni meccaniche e concimazioni) e dalle acque di scarico inquinanti riversate nei laghi, nei fiumi e in mare. Anche gli effluenti rilasciati dagli impianti di depurazione contengono spesso elevate quantità di fosforo, poiché solo in alcuni casi questo elemento viene rimosso con un apposito trattamento finale.

Tra i maggiori responsabili dell’eutrofizzazione vi sono i detergenti che contengono fosfati; tali composti vengono aggiunti per diminuire la durezza delle acque urbane che, per la presenza di ioni Ca++, rendono il detersivo meno efficiente. In Italia, per legge, la percentuale di composti di fosforo contenuti nei detersivi non può superare il 6,5%.

Successivamente, la produzione vegetale, una volta precipitata sul fondo, subisce un processo di decomposizione da parte dell’attività eterotrofa, principalmente batterica, nel processo di demolizione della materia organica per la sua riconversione a sostanza minerale disciolta. In ambienti a scarsa circolazione, una volta consumato l’ossigeno disponibile, inevitabilmente si innescano processi anossici di fermentazione con produzione di metano e acido solfidrico. Solo il ricambio delle masse d’acqua, in concomitanza con il ripristino della piena circolazione, permetterà di smaltire la sostanza organica non ancora mineralizzata e di riossigenare le acque di fondo.

Alcuni effetti negativi dell'eutrofizzazione sono:l'Aumento della biomassa di fitoplancton, lo Sviluppo di specie tossiche di fitoplancton, l'Aumento della quantità di alghe gelatinose (mucillaggini), l'Aumento delle piante acquatiche in prossimità dei litorali, l'Aumento della torbidità e del cattivo odore dell'acqua, la Diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell'acqua, la Diminuzione della diversità biotica e la Scomparsa di alcune specie ittiche pregiate (i salmonidi).

Per contrastare l'eutrofizzazione sono necessari interventi che riducano gli afflussi di nutrienti ai corpi idrici (riduzione dei fertilizzanti in agricoltura, depurazione degli scarichi civili ed industriali, trattamento delle acque di scolo delle colture tramite agenti sequestranti ed impianti di fitodepurazione). Si ritiene che il riscaldamento globale contribuirà a peggiorare il fenomeno dell'eutrofizzazione. Il riscaldamento delle acque superficiali infatti fa diminuire la solubilità dei gas (e quindi anche dell'ossigeno

L'eutrofizzazione è uno dei principali problemi ambientali che interessano le acque costiere emiliano-romagnole. Considerata l'estensione e la frequenza con cui tali fenomeni ricorrono si può affermare che la zona a sud del Delta del Po è tra le più critiche dell'intero Mediterraneo. 

Il problema è emerso in tutta la sua drammaticità agli occhi dell’opinione pubblica quando a metà degli anni ’70 nelle acque costiere dell’Emilia Romagna, a seguito di casi di eutrofizzazione, si ebbero le prime estese morie di organismi bentonici (pesce di fondo, molluschi, crostacei, ecc…) con impatti deleteri su due importanti settori dell'economia regionale e nazionale quali il turismo e la pesca.