Caravella

 

Gli arditi marinai che componevano l'equipaggio delle tre caravelle che in un giorno soleggiato di circa 500 anni fa approdarono su quella terra sconosciuta che oggi noi chiamiamo America non immaginavano minimamente che avevano appena dato inizio ad un processo praticamente irreversibile che è la globalizzazione.
Con la scoperta dell'America infatti è cominciata la globalizzazione cioè l'unificazione sociale ed economica del nostro pianeta.
Ma la scoperta del Nuovo Mondo fu solo il primo passo.
Con l'ascesa dell'Inghilterra di Elisabetta la Grande grazie al commercio triangolare, chiamato così a causa del percorso che le navi inglesi compievano (Inghilterra ---> Africa del nord --->America ---> Inghilterra ) molto simile ad un triangolo, iniziò una nuova fase della storia che portò alla guerra sul mare anglo-spagnola il cui momento culminante fu lo scontro nella Manica fra l'Invencibile Armada e la flotta inglese (da cui quest'ultima uscì vittoriosa).


Battaglia nella Manica


Da quel momento l'Inghilterra diventa una potenza navale, la cui espansione sarà contrastata solo alla fine dell'800 quando il Kaiser di Germania Guglielmo II cercò di rivaleggiare con la Gran Bretagna impostando un programma i armamento navale composto di corazzate (lente navi con un armamento pesante costituito di cannoni di grosso calibro e rivestite da una spessa corazza in ferro) il quale porterà alla I guerra mondiale dovuta anche a questa rivalità. Non è un caso perciò che proprio in Inghilterra avvenne la prima rivoluzione industriale, resa possibile grazie all'abbondanza di materie prime, quali il carbone e la lana, dalle innovazioni tecniche (spoletta volante, telaio , filatoi sempre più perfezionati, macchina a vapore) , dall'abbondanza di forza lavoro salariata disponibile e dal fatto che i capitali accumulati in agricoltura (dove era avvenuta una rivoluzione agricola di vasta portata che aveva determinato una produzione assai allargata) furono dirottati verso la nascente industria. Il secondo più importante episodio della globalizzazione è riconducibile al capitalismo industriale, fenomeno per il quale si produce molto e in modo conveniente.
Da questo derivò l'ascesa industriale della Gran Bretagna e la sua conquista dei mercati mondiali.
Nella prima metà del 1800, oltre all'Inghilterra, che è al primo posto, si trovano in buona posizione anche la Francia e il Belgio mentre la Germania comincia il suo take off  rapidissimo dovuto all'intreccio di scienza e tecnica nella seconda metà dello stesso secolo. L'Italia inizia la sua industrializzazione verso gli anni '80 (e presenta comunque i suoi limiti).


Rivoluzione Industriale


Entrando nello specifico del modo di produzione capitalistico si può osservare che il capitalismo manifatturiero, tipico del '600 e '700, produceva in modo manifatturiero su scala ristretta mentre il capitalismo industriale utilizzava macchine complesse (ad esempio a vapore) che producevano a ciclo continuo su larga scala, si avvaleva della divisione del lavoro e si proiettava su un mercato allargato in cui per la prima volta, dalla rivoluzione neolitica in poi, cambiava il sistema di riferimento fondamentale, non più il settore primario ma quello secondario Inoltre, in questo tipo di produzione, si delineavano gli imprenditori che investivano il loro capitale diventando proprietari dei mezzi di produzione, ossia delle macchine, assai costose, con le quali venivano prodotte merci grazie ai salariati, cioè a coloro che vendevano la propria forza lavoro in cambio di uno stipendio. Dal 1700 si produceva, dunque, in forma allargata. Le industrie trainanti erano quelle tessili perché avevano bisogno di macchine non troppo raffinate, di materie prime e di lana, di cui l'Inghilterra abbondava, e di una rete di trasporti per poter commerciare; l'industria tessile favoriva lo sviluppo di quella meccanica, chimica, estrattiva. La Gran Bretagna, ricca di carbone, era il luogo "naturale" di tale sviluppo: dotata anche di un buon sistema di canali e di vie di comunicazione, procedeva alla macadamizzazione delle vie (tipo asfaltatura moderna), costruiva ferrovie, produceva ed usava energia su vasta scala, dominava non a caso la scena del primo Ottocento.

Nell'ultimo decennio del secolo XIX e nel primo del XX lo sviluppo industriale delineato raggiunse la sua piena maturità, tanto che si può parlare di una "seconda rivoluzione industriale".
Le sue caratteristiche furono sinteticamente queste: lo sviluppo industriale fu sostenuto da invenzioni scientifiche e tecnologiche che permisero un migliore sfruttamento delle materie prime, nel campo della metallurgia vennero approntati metodi nuovi per la lavorazione dell'acciaio. Nuove fonti di energia, il petrolio e l'elettricità, vennero poi ad aggiungersi al carbone che aveva costituito, fino agli anni '70 del XIX secolo, l'unica fonte di energia capace di azionare le macchine industriali. Inoltre l'applicazione delle scoperte scientifiche alla produzione determinò un grandioso sviluppo dell'industria chimica, soprattutto nel settore dei coloranti, degli esplosivi e dei medicinali.
Il progresso industriale ebbe effetti diretti sull'agricoltura che venne meccanizzata , tanto che le nazioni più progredite furono quelle che riuscirono a dirottare mano d'opera dall'agricoltura all'industria , elevando però le rese agricole (basti pensare all'ascesa della produzione americana) In concomitanza con il nuovo sviluppo industriale si ebbe quello del capitale finanziario, che non si limitò a convogliare il risparmio verso l'industria, il commercio, i trasporti, ma giunse a conquistare un ruolo decisivo nel fondare industrie e nell'imprimere direzione ad esse. I capitali eccedenti vennero anche investiti all'estero, sia attraverso il finanziamento di importanti opere (esempio: il taglio dell'istmo di Suez), sia attraverso il l'esportazione di grosse masse di capitali in paesi economicamente arretrati (ma ricchi di materie prime e di manodopera a buon mercato), sotto forma di prestito o di investimento produttivo. I paesi che beneficiarono di tali prestiti furono peraltro costretti a reinvestire le somme loro concesse nell'acquisto di macchinari e manufatti provenienti dai paesi creditori e a sottostare anche politicamente alle loro direttive. L'allargamento del mercato fu favorito anche dallo sviluppo dei mezzi di trasporto e delle vie di comunicazione; nell'ambito dei trasporti marittimi: di fondamentale importanza fu ad esempio il taglio dell'istmo di Suez, che spostò la quasi totalità del traffico tra l'Oceano Atlantico settentrionale e l'Oceano Indiano dalla vecchia rotta che toccava Capo di Buona Speranza a quella che attraversava il Mediterraneo e il Mar Rosso; e quello, successivo, di Panama, che mise in comunicazione l'Oceano Atlantico con il Pacifico.


Vista aerea del Canale di Suez


Tutto ciò giovò all'unificazione mondiale del mercato e portò ad una sempre più stretta interdipendenza fra le singole economie nazionali. Non a caso gli USA, promotori di Panama, furono, grazie anche all'insieme di condizioni favorevoli che li riguardarono - ad esempio la presenza sul loro territorio di petrolio- la vera nuova grande potenza in ascesa del capitalismo mondiale.
Per capire quello che avviene realmente a fine Ottocento occorre però introdurre qualche considerazione sul fenomeno del colonialismo e imperialismo. Nel XVI secolo aveva avuto inizio, in America, da parte della Spagna e del Portogallo, quello che fu definito " primo colonialismo".
Il "Nuovo Mondo" e le popolazioni che lo abitavano erano viste come occasione di puro sfruttamento, rapina di prodotti primi e preziosi, con alcune differenze: mentre l'impero portoghese non ebbe mai, ad eccezione del Brasile, carattere di stabile occupazione, quello spagnolo costituì un impero territoriale vastissimo che dal Nord del Messico giungeva fino in Argentina e in Cile. Qui si riversavano dalla Spagna schiere di avventurieri richiamati dalle ricchezze del suolo e del sottosuolo ricco di metalli preziosi, seguiti da soldati e funzionari inviati dal governo centrale, oltre che da missionari che volevano convertire al cattolicesimo gli Indios. A quelli spagnoli e portoghesi si accompagnarono poi gli insediamenti coloniali di Olanda, Francia e Inghilterra; occorre però dire che la fisionomia di essi rimase abbastanza limitata politicamente fino alla prima metà dell'Ottocento, quando gli stati europei diedero una maggiore stabilità politica alla loro penetrazione economica. La seconda ondata espansionistica in ambito coloniale è infatti legata alla Seconda Rivoluzione Industriale che incentivò con le sue dinamiche la conquista stabile di nuove terre o la modernizzazione del sistema amministrativo di quelle esistenti: fu questa l'età dell'Imperialismo. Gli stati industrializzati, fra cui specialmente Inghilterra, Francia, Germania, volevano controllare nuovi e più vasti mercati che assicurassero loro sia il rifornimento delle materie prime necessarie alla produzione, sia lo smercio dei manufatti , sia l'impiego di capitali ad interessi più alti rispetto a quelli possibili in Europa, tanto che nel giro di pochi anni le potenze industriali si spartirono tutto ciò che era conquistabile: ciò determinò un' aumentata conflittualità tra esse, ad esempio fra Inghilterra e Francia, che avevano conquistato la maggior parte dell'Africa e dell'Asia, e la Germania che era entrata più tardi in questa corsa. Gli USA, inseritisi solo alla fine Ottocento nel quadro coloniale, attuarono un controllo di esso diverso da quello esercitato dagli stati europei, non tanto cioè impiantando governi stabili quanto legando a sé quelli esistenti.
All'origine della Prima Guerra mondiale stanno tutti i conflitti sopra delineati che, sommandosi alla questione balcanica, costituiscono un potente esplosivo per il primo vero episodio storico di GLOBALIZZAZIONE reale . Infatti a questa "grande guerra", come dice il nome, parteciparono, oltre che gli stati europei, gli USA, la Cina e anche il Giappone. Da questo conflitto uscirono sconfitte l'Austria e la Germania. Nei confronti di quest'ultima, che venne privata di tutte le sue colonie, vennero stipulati i patti di Versailles (1919) con i quali la Francia, vincitrice del conflitto insieme a Inghilterra, Italia, Usa , volle imporre alla Germania, che nel 1870 le aveva strappato le regioni dell'Alsazia Lorena, condizioni durissime . Non a caso molti dicono che proprio nelle clausole di Versailles stanno molti motivi per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Se Francia e Inghilterra erano uscite vincitrici dalla I guerra mondiale, risultava però ormai chiaramente come altre fossero le potenze in ascesa e come esse si ponessero al di fuori dell'Europa o ai margini di essa.


Pezzo d'artiglieria a lunga gittata


Il fenomeno della globalizzazione ha conosciuto il suo periodo di più forte sviluppo grossomodo nel XX sec. a causa dell'abbattimento delle barriere internazionali attraverso l'invenzione dei mass-media.
Questi ultimi hanno conosciuto un periodo di intenso sviluppo all'incirca negli anni '50 quando è stata inventata la televisione, la quale ha permesso lo scambio quasi immediato di informazioni a livello mondiale.
Il secondo, ma non per questo meno importante, fattore è stato l'aumento del commercio internazionale che ha favorito la nascita di accordi riguardanti l'economia dei singoli paesi rispetto al resto del continente a cui essi appartengono. Questo ha fatto in modo che nascessero coalizioni di tipo commerciale tra paesi confinanti al fine di concorrere attivamente sul mercato mondiale (U.E.). Lo stesso accade per quanto riguarda i cartelli che accolgono sotto di loro grandi o piccole aziende che desiderano emergere sul piano internazionale.
Alcuni di questi accordi comprendono la riduzione dei costi di attraversamento dei confini o il totale abolimento delle dogane. Questo sistema ha favorito lo scambio di uomini, merci e capitali sul piano mondiale.
Un'altra svolta importante nella storia della globalizzazione è stata la conquista dello spazio avvenuta nel 1957 da parte di un satellite russo: lo Sputnik.
Questo fu solo il primo passo di un percorso che avrebbe portato uno sparuto gruppo di uomini a toccare il suolo lunare nel 1969, ma per la globalizzazione significò uno sviluppo di proporzioni colossali: infatti da quel momento fu possibile inviare in orbita, intorno al nostro pianeta, satelliti artificiali che trasmettevano informazioni di ogni genere ad una velocità a dir poco strabiliante rispetto a pochi decenni prima.
Grazie ai satelliti, la telefonia è stata potenziata rispetto a prima introducendo i telefoni satellitari con i quali si può parlare in tempo reale dall'Italia con una persona che è in Giappone (cioè che rientra in un fuso orario diverso).


Altro fattore di vitale importanza per la globalizzazione è il "denaro elettronico". Quest'ultimo è moneta sotto forma di carta di credito la quale può essere utilizzata dappertutto per pagare somme ingenti. Questo è reso possibile grazie ai supercomputer delle banche (le più rinomate per questo tipo di servizio sono le banche di paesi dichiaratamente neutrali come la Svizzera) i quali seguono le azioni delle singole carte e spostano denaro da un conto bancario ad un altro in pochi secondi.

 


 

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