Cina e Tibet, giusto boicottare le Olimpiadi?
Dalai Lama |
Boicottare le Olimpiadi. Si alzano numerose voci di violenze in Tibet, a favore di una decisione che sarebbe uno schiaffo alla Cina e alle sue aspettative di confermarsi come potenza mondiale non solo economica o militare.
Il movimento che promuove il boicotaggio delle Olimpiadi di Pechino ha preso forza dopo la dura repressione che il governo di Wen Jiabao ha messo in atto per bloccare le manifestazioni anticinesi della popolazione di Lhasa e di altre città tibetane. Una repressione che, secondo il governo in esilio (il Tibet è stato occupato e annesso da Pechino nel 1951), ha già causato un centinaio di morti. Accuse rispedite al mittente dal governo cinese: "Le violenze dei manifestanti sono premeditate, vogliono sabotare i giochi".
Il Dalai Lama dal suo esilio in India parla di "genocidio culturale" nei confronti dei tibetani, ma ha anche detto che boicottare i giochi "non è opportuno". In Europa la politica, seppur a livello di singoli e non di partiti o governi, non esclude l'ipotesi boicotaggio.
La crisi tibetana sfociata nelle manifestazioni e nel sangue di Lhasa ha messo in crisi il movimento olimpico, tanto che il CIO ha ammesso che svariati atleti starebbero considerando il boicottaggio dei Giochi di Pechino.
"Quest'anno il popolo cinese aspetta con orgoglio e impazienza l'inaugurazione dei Giochi Olimpici. Fin dall'inizio ho approvato l'idea che alla Cina fosse concessa la possibilità di ospitare le Olimpiadi sul proprio suolo. Poiché simili importanti eventi internazionali e a maggior ragione le Olimpiadi celebrano i principi della libertà di parola, libertà di espressione, eguaglianza e amicizia, la Cina dovrebbe dimostrare di essere una buona padrona di casa concedendo queste libertà. Pertanto, oltre a inviare i propri atleti alle Olimpiadi, i Paesi della comunità internazionale dovrebbero rammentare al governo cinese l'importanza di queste cose".
Le parole pronunciate dal Dalai Lama giusto una settimana fa riecheggiano come tuoni dopo il weekend di paura e sangue a Lhasa, giorni in cui il sentimento olimpico crescente nel cuore di tutti gli sportivi è stato ferito. La capitale tibetana è ormai presidiata dalle truppe cinesi e le agenzie di stampa internazionali parlano di un centinaio di morti durante gli scontri seguenti alle manifestazioni anti-han dei monaci.
La voce dell'astensione olimpica inizia a diventare insistente, tanto che il vice-presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha ammesso che molti atleti starebbero "valutando se boicottare" i Giochi di Pechino, ma ha voluto anche sottolineare come "siamo dell'opinione che le Olimpiadi aiuteranno la Cina ad aprirsi".
manifestazione contro i giochi olimpici di Beijing 2008 |
Un appello arriva poi dalla portavoce del CIO Giselle Davies: "Condividiamo il desiderio mondiale di una soluzione pacifica delle tensioni degli ultimi giorni nella regione tibetana. Speriamo che la situazione possa tornare tranquilla il più presto possibile".
Il problema del Tibet è una questione che non può non essere affrontata dalla comunità internazionale, soprattutto in quest'anno olimpico. Le manifestazioni "Free Tibet" si sono moltiplicate domenica nelle capitali europee facendo trasparire un sentimento comune dell'Occidente contrario alla politica di repressione culturale cinese.