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Il Sud Africa
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Il Sud Africa è
coperto per il 40% dall’altopiano del Veld, uno zoccolo cristallino che si
estende fino al deserto del Kalahari (che continua in Namibia e Botswana) nel
quale si trovano depositi minerari di oro, cobalto, argento, urano e carbone; è
bagnato da due oceani, l’Atlantico e l’Indiano. Dal punto di vista climatico ha
le stagioni invertite rispetto all’Europa. Le piogge sono scarse e il caldo e
l’umidità si avvertono soprattutto nelle regioni orientali. Sull’altopiano il
clima è più arido e secco e si è soggetti a violenti sbalzi termici, ma il clima
secco e l’atmosfera poco inquinata sono l’ideale per gli appassionati delle
stelle, che da qui possono godere di uno spettacolo unico: le stelle diventano
così vicine che si è spinti ad allungare la mano per toccarle, soprattutto
quando si puntano gli occhi sulla Croce del Sud, una costellazione dalla
geometria perfetta, quattro stelle disposte a forma di croce.
La diversità delle
aree climatiche consente al Sudafrica di accogliere una straordinaria varietà di
flora: qui vivono circa 22.000 specie, un terzo delle quali non si trova nel
resto del mondo; anche per la fauna è il territorio ideale. Infatti è l’unico
paese al mondo dove si possono incontrare in uno stesso giorno i “Big Five”,
ossia i cinque animali più grandi del mondo: l’elefante, il leone, il
rinoceronte, il leopardo e il bufalo, senza parlare di ghepardi, iene, scimmie,
ippopotami, zebre e giraffe, che qui convivono con estrema naturalezza.
Economicamente il
Sud Africa è il paese più avanzato del continente africano e l’unico ad avere
alle spalle una grande tradizione industriale che gli consente di influire sullo
sviluppo socio-economico di tutta la regione subequatoriale. I settori trainanti
dell’industria sono quello alimentare, tessile, della trasformazione del cuoio,
metallurgico, chimico e cartario. E’ fondamentale l’attività mineraria, iniziata
con la scoperta dei diamanti e dell’oro.
La generale aridità
del paese non favorisce l’agricoltura,ma le condizioni climatiche sono così
varie che può essere coltivato qualsiasi prodotto. Il Sud Africa detiene il
primo posto nel continente per l’agricoltura e l’allevamento (bovini, pecore e
capre, sia per la lana che per la carne), e produce una tale quantità di
prodotti non solo da soddisfare il fabbisogno interno, ma da consentire anche
l’esportazione. Il sottosuolo fa di questo paese il primo produttore mondiale di
oro, di metalli come platino, silicati di alluminio, cromo, ferrocromo , il
secondo nella produzione di zirconio e il quinto in quella dei diamanti.
Chi sono i sudafricani?
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La repubblica è
indipendente dal 1961; l’attuale costituzione garantisce la convivenza
multirazziale e la tutela dei gruppi di minoranza.
I neri non
costituiscono un gruppo omogeneo, ma sono rappresentati da 11 etnie, accomunate
da un’unica lingua che ha un’antica origine bantu (essi sono, infatti,
impropriamente chiamati Bantu, una popolazione che si divide in quattro gruppi,
ognuno con la sua identità culturale, lingue, sistemi sociali peculiari e
territorio).
La comunità bianca
trae origine dal primo insediamento olandese del XVII sec. I “coloured”, i
meticci, invece, derivano dagli incroci fra i bianchi e le originarie tribù
ottentotte, gli schiavi orientali e i neri. Gli asiatici sudafricani, infine,
per il 99% sono indiani e circa 80.000 sono cinesi.
Accanto all’inglese
e all’afrikaans, che è la lingua dei discendenti dei coloni olandesi, sono state
riconosciute come lingue ufficiali anche lo zulu e lo xhosa, le lingue delle due
etnie religiose.
La cultura
sudafricana è in gran parte di impronta europea; soprattutto nell’architettura,
nello stile prevalente nel paese, il Cape Dutch, nato dall’unione di elementi
architettonici olandesi, francesi e orientali. Le grandi ricchezze ricavate
dalla scoperta delle miniere di diamanti e di oro, infatti, hanno portato ad una
vivacissima spinta urbanistica e alla necessità di chiamare architetti
dall’Europa.
Gli zulu e il re Shaka
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Gli Zulu, una tribù
del gruppo Nguni, rappresentano l’etnia più numerosa in Sud Africa. Le ragioni
della loro imponente presenza in questa parte dell’Africa, vanno ricercate in un
fenomeno storico ben preciso che si collega alle mire espansionistiche di re
Shaka. Shaka, infatti, era figlio di una moglie ripudiata da un sovrano Zulu.
Allevato presso una tribù del clan materno, sviluppò doti da guerriero e, come
si narra, si distinse talmente nei combattimenti fino a diventare uno dei capi
dell’esercito. Quando il padre morì, Shaka diventò capo delle due tribù e
cominciò una politica militare di espansione.
Gli Zulu hanno una
religione animistica, sopravvissuta anche in quella parte di popolazione che si
è urbanizzata, che si basa sulla sopravvivenza dello spirito dopo la morte e
quindi sul culto degli antenati. Gli spiriti familiari possono infatti
intervenire nella vita di ognuno, cancellando le malattie e i dolori oppure
infliggendo punizioni : a loro ci si rivolge con l’aiuto degli indovini o degli
sciamani, che hanno il potere di curare le malattie.
Gli Zulu praticano
la poligamia, anche se spesso le circostanze economiche li fanno optare per la
monogamia: gli uomini che decidono di sposarsi devono infatti pagare al futuro
suocero una dote, in capi di bestiame o in denaro. La donna, comunque, è
considerata un essere inferiore : perennemente subordinata al maschio di
famiglia, ha come unico compito quello di dedicarsi ai lavori domestici e a
quelli dei campi.
Gli Xhosa, il popolo di Mandela
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Gli Xhosa sono una
delle 11 etnie nere sudafricane. E’ il terzo gruppo etnico per numero e vivono a
cavallo tra usanze moderne e antiche forme sociali e rituali, come la poligamia,
i riti iniziatici e la circoncisione.
Abitano villaggi di
capanne circolari, i cosiddetti kraal, con pareti di fango e tetto di paglia. Si
pensa che gli Xhosa si siano insediati in questo territorio già nel 1000 d.C.,
vivendo di pastorizia e agricoltura fino all’arrivo dei bianchi.
Nel 1857 il capo
Nongqawuse annunciò di avere avuto una visione profetica : se gli Xhosa avessero
ucciso tutto il loro bestiame e avessero bruciato le coltivazioni, finalmente si
sarebbero liberati dai bianchi. Così fu fatto, benché gli Xhosa avessero un
rapporto quasi sacrale con il loro bestiame. Sfortunatamente però la profezia
non si avverò e quasi cinquantamila Xhosa morirono di fame : fu una sorta di
suicidio di massa dell’etnia, che, dopo questo episodio, smise di costituire un
pericolo per gli europei.
Il
Gauten: il cuore economico e industriale del Sudafrica
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Gauten, in lingua
sotho, significa “luogo dell’oro”. Il Gauten è infatti straordinariamente ricco
di grandissimi giacimenti d’oro e di altri minerali e ospita il più grande
giacimento del mondo, quello di Witwatersrand. Fu scoperto nel 1886 da un
australiano, Gorge Harrison e in pochissimi anni giunsero nella zona molti
cercatori bianchi, i diggers, protagonisti di una vera e propria “corsa
all’oro”e di lavoratori neri che si accamparono nell’area che diventò poi
Johannesburg. Ma una così importante scoperta risvegliò anche l’interesse degli
inglesi, sia perchè avevano bisogno di oro per garantire la copertura aurea
della sterlina, sia perchè aspiravano ad un grande progetto imperialista in
Africa.
Nei giacimenti di
Witwatersrand di tipo primario, il prezioso materiale è racchiuso in filoni
rocciosi; nei secondari, invece, che derivano dal disfacimento di queste rocce,
l’oro si libera in frammenti, pagliuzze e pepite, e viene poi trasportato dalle
acque correnti per poi depositarsi insieme a sabbie, ghiaia e ciotoli: è il
cosiddetto “oro alluvionale".
Ogni filone di
roccia è composto da diversi strati auriferi, il maggiore dei quali è denominato
main reef. Questi strati hanno una inclinazione molto verticale e una
concentrazione moderna, che richiede potenti mezzi meccanici per lo scavo dei
pozzi.
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E’ quindi stato necessario fare investimenti su larga scala e risparmiare
al massimo sulla manodopera per garantirsi rilevanti guadagni.Oggi ci sono sette
grandi distretti minerari : 37 miniere che producono ogni anno 700 tonnellate
d’oro l’anno e danno lavoro a più di 470 000 persone.
Ogni tonnellata di
roccia fornisce circa 15 grammi d’oro, ma per ricavare l’oro occorre molto
lavoro : bisogna frantumare la roccia, trattarla con elementi chimici, filtrarla
e separarla dalle scorie. L’oro viene poi messo in una fornace e versato in
lingotti ognuno di circa 31 chili. Ma, in questa fase, si ottiene ancora oro
puro, ma 09% di oro e 10% di argento, tracce di rame, zinco e piombo. Per questo
i lingotti vengono portati al sud di Johannesburg, a Rand Refinery di Germiston,
per un’ulteriore purificazione, attraverso gas che mandano in superficie le
impurità. Si fa poi un’ulteriore fusione in lingotti da 12,5 chilogrammi, che
hanno una purezza che varia da 996 a 1000 carati e che sono venduti ai mercati
dell’oro di Londra e Zurigo.
LE CITTA'
Città del Capo
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Città del Capo è la
capitale legislativa della repubblica del Sud Africa e capoluogo della provincia
del Western Cape, la parte più meridionale del continente africano. E’ un punto
chiave della storia del Sud Africa poiché da qui nel sec. XVII è partita la
colonizzazione che poi si è estesa a tutto il paese. Fu fondata dagli olandesi
che crearono il primo insediamento, seguiti poi dagli Inglesi che le diedero
l’assetto definitivo.
Fra il porto e la
Table Mountain, che sovrasta la città, si estende il nucleo storico: la varietà
di stili architettonici è segno della sua storia e della molteplicità di
popolazioni che la abitano e le conferiscono un’atmosfera vivace e cosmopolita.
Oltre ad aver un porto dotato di ottime attrezzature e del più grande e dotato
bacino di carenaggio, la città concentra gran parte delle attività commerciali
legate all’esportazione di oro, diamanti, rame, manganese e frutta.
Città del Capo non è
molto coinvolta nel problema apartheid, in quanto, per tradizione, è sempre
stata una delle città più aperte e liberali; è ragionevolmente tranquilla,
serena, rassicurante. A ovest del centro storico c’è il cosiddetto quartiere
malese di Bo-Kaap, tipico per lo stile delle case piccole, colorate e col tetto
piatto fra cui spuntano moschee e minareti. quando l’osservatorio di Greenwich
decise di stabilire una stazione astronomica anche nell’emisfero meridionale-
A est, invece, si
leva il Devil’s Peak, il picco del Diavolo, una montagna di circa 1000 metri,
alle cui pendici meridionali si trovano importanti edifici tra cui il Royal
Observatory - il primo osservatorio astronomico creato.
Anche gli immediati
dintorni sono affascinanti e ricchi di storia: a Sud si estende la penisola del
Capo di Buona Speranza, a sud-est la False Bay con piccole località di vacanza,
a est la cosiddetta Regione dei Vini, una delle più importanti aree per la
produzione vinicola e anche una delle più belle, con valli e colline attorno ai
centri di Stellenbosch, Paarl e Franschhoek, cittadine fondate ai tempi della
Compagnia delle Indie e diventate ricche quando gli Inglesi, in guerra con i
Francesi, si rivolsero qui per importare vino.
Pretoria
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E’ la capitale
amministrativa e la quarta città del Sud Africa per numero di abitanti. Fondata
nel 1855 da Marthinus Pretorius, da cui prende il nome Pretoria, si è sviluppata
grazie alla scoperta di giacimenti di ferro, di platino e di diamanti.
E’ una bella città,
tranquilla e ariosa, a pianta ortogonale, che si estende su una vasta area
metropolitana poco abitata. Ha molti quartieri residenziali, grandi parchi e
viali ombreggiati dalle jacarande, che in primavera esplodono in una fioritura
rosa-lilla e che in ottobre diventano soffici tappeti di colore violetto. Le
prime jacarande arrivarono in Sud Africa poichè un cittadino di Pretoria ne
importò due esemplari da Rio de Janeiro e li piantò nel suo giardino. Quelle
piante con i loro larghi ombrelli e la loro imponenza (possono arrivare anche a
quindici metri di altezza) incuriosirono e affascinarono molti. Così, nel 1898,
si decise di utilizzarle per abbellire i viali della città: James Clark, un
vivaista, stipulò un contratto con il governo e ordinò dall’Australia molti semi
di jacaranda.
L’etnia nera tipica
di questa area è quella degli Ndebele che vivono a Nord-Est di Johannesburg e
che appartengono allo stesso gruppo degli Zulu e degli Xhosa. La loro
caratteristica è il colore : nell’abbigliamento, coloratissimo e a disegni
geometrici ; nell’architettura delle case, tutte in mattoni, e nel gusto per gli
interni. Le donne, soprattutto, sono abilissime nel creare complicatissime
decorazioni con le perline (è la tecnica del “beadwork”), con cui adornarsi
abbondantemente il collo, le braccia e le gambe.
Johannesburg
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E' la più grande
città del Sudafrica e le terza di tutta l’Africa per numero di abitanti. E'
considerata il centro finanziario del paese e dopo la scoperta della formazione
aurifera più ricca del mondo, diventò la più grande città del Sud Africa.
Il centro di
Johannesburg, di aspetto moderno e occidentale presenta molte contraddizioni
urbanistiche, frutto della sua storia molto complessa : grattacieli ultramoderni
accanto a case poverissime, parchi favolosi che si alternano alle montagne di
rifiuti estrattivi delle miniere d’oro; i pochi edifici di inizio secolo sono
sovrastati da modernissime costruzioni, rinnovate o ricostruite. E anche lo
sviluppo urbanistico intorno al nucleo centrale, che ospita gli uffici
direzionali e amministrativi, porta i segni di due tappe storiche dello sviluppo
: prima e dopo gli anni cinquanta. Nella prima fase nacquero a nord-est gli
eleganti quartieri residenziali dei bianchi e quelli più popolari. A ovest,
invece, si concentrò la popolazione di colore. Gli anni successivi furono invece
segnati da una razionale espansione urbanistica : al di là dei suburbs nacquero
eleganti quartieri residenziali sul modello americano, contraddistinti dalla
funzionalità e dall’organizzazione degli spazi, con parcheggi e grandi shopping
centre.