Economia

Negli ultimi vent'anni l'economia cinese ha effettuato progressi sempre più vistosi: il ritmo di crescita è stato ampiamente superiore al tasso medio mondiale, tanto che la Cina è diventata la settima economia più grande al mondo e appartiene al ristretto gruppo di paesi in via di sviluppo che si trovano su una traiettoria di convergenza economica verso i livelli di reddito dei paesi industrializzati.

La Cina ha attirato sul proprio territorio le industrie dei paesi in cerca di manodopera a buon mercato, diventando così l'officina manifatturiera del mondo, in particolar modo delle imprese asiatiche. L'aspetto veramente sorprendente di questa crescita sta nel fatto che il paese è riuscito a mantenere ritmi sostenuti per un arco di tempo molto lungo e nonostante una popolazione estremamente numerosa.

La sfida alla sostenibilità dello sviluppo cinese è l'aumento dei vincoli derivanti dai problemi ambientali e dalla crescente domanda energetica che sta aumentando la dipendenza dalle importazioni soprattutto di greggio, in particolare per la scarsità di risorse energetiche e la necessità di ridurre l'inquinamento atmosferico. L'utilizzo massiccio di combustibili fossili, quali il carbone ha aumentato velocemente le emissioni di anidride carbonica che sono cresciute più del doppio rispetto alla media mondiale. La forte crescita economica cinese è quindi squilibrata e con molti punti interrogativi sulla sostenibilità di lungo periodo.

Prodotto Nazionale Lordo (PNL): 1.240.621 milioni di dollari (2002).

PNL pro capite: 970,4 dollari (2002).

Inflazione: 1,5%.

Disoccupazione: il governo cinese non riconosce disoccupazione che porti alla povertà (ovvero dice che a tutti viene garantito un lavoro, solo che per alcuni devono aspettare qualche settimana perchè non è subito disponibile; nel frattempo vengono comunque mantenuti); alcune organizzazioni non governative stimano invece che il 10% degli abili al lavoro sono disoccupati. (da wikipedia)

I diritti umani in Cina

La situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese continua a subire numerose critiche da parte della maggior parte delle associazioni internazionali che si occupano di diritti umani che riportano numerose testimonianze di abusi ben documentati in violazione delle norme internazionali. Da un lato il governo ammette le deficienze, dall'altro parla della situazione dei diritti umani come la migliore di tutti i tempi. Il sistema legale è stato spesso criticato come arbitrario, corrotto e incapace di fornire la salvaguarda delle libertà e dei diritti fondamentali. Viene fatto largo uso da parte del governo dei cosiddetti campi di rieducazione attraverso il lavoro chiamati Laogai, che in realtà sono dei campi di concentramento. Amnesty International ha recentemente rilasciato i seguenti dati: nel 2003 l’84% delle esecuzioni capitali del mondo sono state eseguite in Cina, Iran, Stati Uniti d'America e Vietnam. In Cina solo in quell’anno (nonostante i dati limitati e incompleti) vennero documentate 726 esecuzioni capitali riconosciute. Numerosi assassini vengono però eseguiti all'interno dei Laogai e quindi vengono catalogati come "segreto di stato", e per questo motivo non esiste alcun documento pubblico ufficiale che li riporti. Da parte governativa non ci sono documenti pubblici che riportino il numero ufficiale di esecuzioni eseguite ogni anno. Una delle poche dichiarazioni pubbliche di un esponente politico cinese è stata quella di Chen Zhonglin, delegato della municipalità di Chongqing, giurista e preside della facoltà di legge dell’Università Sud-Orientale cinese che, in un'intervista al ’’Giornale della Gioventù cinese’’ ha parlato di 10.000 esecuzioni l’anno. In quell'occasione Chen dichiarava la sua intenzione di lavorare per migliorare la situazione dei diritti umani in Cina. A questi condannati a morte è imposto il trapianto degli organi, fenomeno che ha generato di fatto un traffico legale di organi umani.

Viene praticata metodicamente la repressione verso minoranze etniche, minoranze religiose, dissidenti politici, non è riconosciuta la libertà di parola né di movimento. In Cina non esitono associazioni legalmente riconosciute nè un sindacato. La mancanza di organizzazioni sindacali è uno dei fattori che rendono convenienti la delocalizzazione della produzione in Cina (per l'assenza di scioperi, di salari minimi, etc.).

L'evento più rappresentativo e conosciuto in occidente delle repressioni perpetuate dalla Cina nei confronti dei dissidenti politici è rappresentato dalla repressione della Protesta di Piazza Tien an men, in cui perse la vita un numero imprecisato di manifestanti e soldati (200 secondo il governo cinese, 600-800 secondo la CIA, tra 2 e 7 mila secondo alcuni dissidenti).

 
 

 

Rapporto Annuale 2005 Amnesty International: Cina

Repubblica Popolare Cinese
Capo di Stato: Hu Jintao
Capo del governo: Wen Jiabao
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato

Si sono registrati progressi nell’introduzione di riforme in alcune aree, ma ciò non ha avuto effetti significativi sulle gravi e diffuse violazioni dei diritti umani perpetrate in tutto il Paese. Decine di migliaia di persone hanno continuato a essere detenute arbitrariamente o incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e associazione, esposte a grave rischio di tortura o maltrattamenti. Migliaia di persone sono state condannate a morte e molte delle sentenze sono state eseguite, spesso in seguito a processi iniqui.


Un condannato a morte in Cina.

Sono aumentate le proteste pubbliche contro gli sfratti espropriativi e la requisizione di terre senza ricompenso adeguato. Nella regione dello Xinjiang, la Cina ha continuato a servirsi del pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per giustificare la repressione contro gli uighuri. In Tibet, e in altre zone abitate da etnie tibetane, le libertà di espressione e religione hanno continuato a essere fortemente limitate.

Contesto

La nuova amministrazione, in carica dal marzo 2003, ha consolidato la propria autorità, in particolare in seguito alle dimissioni a settembre del presidente uscente Jiang Zemin dal ruolo di presidente della Commissione militare centrale. Sono state introdotte alcune riforme legali, tra cui nuovi regolamenti per la prevenzione della tortura nei casi di custodia da parte della polizia e un emendamento alla Costituzione varato a marzo che stabilisce che «lo Stato rispetta e protegge i diritti umani». Tuttavia, la mancata introduzione delle necessarie riforme istituzionali ha gravemente compromesso l’attuazione di tali riforme.

Le autorità hanno dimostrato un atteggiamento più attivo riguardo alla gestione dell’epidemia di HIV/AIDS nel Paese, incluso il varo di una


Campagne informative contro l'AIDS.

nuova legge ad agosto che intende incrementare le misure per la prevenzione dell’AIDS e rendere illegale la discriminazione contro le persone affette da AIDS o altre malattie infettive. Tuttavia, attivisti locali impegnati nella richiesta di migliori condizioni di vita per i malati hanno continuato a essere arbitrariamente detenuti.

Sono continuate le repressioni politiche contro determinati gruppi, tra cui il movimento spirituale Falun Gong, gruppi cristiani non ufficiali, e i cosiddetti “separatisti ed estremisti religiosi” nella regione dello Xinjiang e in Tibet.

Le autorità hanno continuato a “dialogare sui diritti umani” con altri Paesi, ma hanno sospeso qualsiasi colloquio con gli Stati Uniti in seguito alla proposta da parte di questi ultimi di una risoluzione sulla Cina alla sessione di marzo della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani. La Cina ha richiesto all’Unione Europea (UE) di rimuovere l’embargo sulle armi imposto in seguito alle repressione, attuata dalla Cina nel giugno 1989, contro il movimento per la democrazia e ha ottenuto il supporto di alcuni Stati dell’EU. Tuttavia, a fine anno l’embargo era ancora in vigore.

La Cina ha posticipato la visita del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, previsto per giugno, mentre il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (WGAD) si è recato in visita in Cina a settembre. Le autorità hanno continuato a negare l’accesso al Paese a organizzazioni non governative (ONG) internazionali di tutela dei diritti umani per svolgere ricerche indipendenti.

Difensori dei diritti umani

Le autorità hanno continuato ad avvalersi di articoli del codice penale in riferimento ai reati di “sovversione” o “divulgazione di segreti di Stato” e altre accuse relative a reati non ben definiti in materia di sicurezza nazionale per perseguire pacifici attivisti e riformisti. Avvocati, giornalisti, attivisti per i diritti delle persone affette da HIV/AIDS e attivisti per i diritti contro gli sfratti espropriativi sono stati tra coloro che hanno dovuto subire vessazioni, detenzioni o incarcerazioni per aver documentato casi di abusi dei diritti umani, richiesto riforme, o per aver tentato di ottenere risarcimenti in favore di vittime di violazioni.

*A marzo, Ding Zilin, fondatrice del gruppo “Madri di Tienanmen”, impegnata nella realizzazione della giustizia in seguito all’uccisione del figlio a Pechino il 4 giugno 1989, è stata detenuta dalla polizia che intendeva impedirle di esprimere le sue motivazioni. È stata inoltre posta sotto una forma particolare di arresto domiciliare per alcuni giorni alla vigilia del 15° anniversario della repressione allo scopo di impedirle di presentare ricorso legale per conto di altre 126 persone che avevano perso un congiunto negli eventi del 1989.

*Ad agosto, Li Dan, attivista per i diritti delle persone affette da AIDS, è stato detenuto dalla polizia nella provincia di Henan nell’apparente tentativo di impedirgli di protestare contro le misure adottate dal governo per fronteggiare l’epidemia di AIDS. Sebbene sia stato rilasciato dopo un giorno, Li Dan è stato in seguito percosso da due assalitori sconosciuti. Li Dan aveva fondato una scuola per orfani da AIDS nella provincia, dove si stima che un milione di persone circa siano diventate sieropositive all’HIV dopo che avevano venduto il loro plasma sanguigno a stazioni di raccolta del sangue statali prive di precauzioni igienico-sanitarie. A luglio, la scuola è stata chiusa dalle autorità locali.

Violazioni nel contesto della riforma economica

Non sono cessate le pesanti restrizioni al diritto alle libertà di espressione e di associazione dei rappresentanti dei lavoratori, mentre i sindacati indipendenti hanno continuato a essere considerati illegali. Secondo alcune fonti, nel contesto della riforma economica, alle numerose vittime di sfratti espropriativi, espropriazioni terriere e licenziamenti sono state negate congrue indennità. Sono aumentate le proteste pubbliche e per la maggior parte pacifiche contro tali prassi, il che determinato ha in risposta numerose detenzioni e ad altri tipi di abusi.

Pechino è stata spesso al centro delle proteste, dovute in parte all’attività di demolizione degli edifici in vista dei giochi olimpici che la città ospiterà nel 2008. Le vittime degli sfratti provenienti da altre parti del Paese si sono inoltre recate a Pechino per richiedere alle autorità centrali l’indennità negata dalle autorità locali. Secondo quanto riferito, decine di migliaia di richiedenti sono stati tratti in stato di fermo dalla polizia di Pechino nel corso di operazioni di sicurezza alla vigilia degli incontri ufficiali tenutesi a marzo e a settembre.

*Ad agosto, Ye Guozhu è stato arrestato perché sospettato di “disturbo dell’ordine sociale” in seguito alla sua richiesta di autorizzazione per una manifestazione di protesta di massa contro gli sfratti espropriativi a Pechino. A dicembre è stato condannato a 4 anni di carcere. Ye Guozhu e la sua famiglia erano stati espropriati della loro casa a Pechino lo scorso anno, con ogni probabilità per spianare la strada alle opere di costruzione in vista delle Olimpiadi del 2008.

Violenza sulle donne

Numerosi articoli sulla violenza domestica sono apparsi sui media nazionali, riflettendo il diffuso timore che tali abusi non fossero realmente affrontati. Fonti hanno continuato a riportare gravi violazioni contro donne e ragazze, dovute all’applicazione della politica di pianificazione familiare che comprende aborti e sterilizzazioni forzate. A luglio, le autorità hanno dato pubblicamente maggior spinta al divieto di aborto selettivo di feti femminili, nel tentativo di invertire il divario crescente del rapporto fra maschi e femmine.

Le donne in detenzione, comprese numerose seguaci del movimento Falun Gong, sono rimaste esposte al rischio di tortura, inclusi stupri e abusi sessuali.

A gennaio sono state varate nuove normative che impediscono alla polizia di comminare ammende immediate alle prostitute. Tuttavia, la politica di “custodia ed educazione” ha continuato a essere utilizzata per detenere presunte prostitute e i loro clienti senza accuse né processo.

*Ad aprile, Mao Hengfeng è stata condannata a 18 mesi di lavori forzati nel programma di “rieducazione attraverso il lavoro” per aver incessantemente presentato istanze alle autorità riguardo a un aborto forzato subito 15 anni prima, quando rimase incinta in violazione della politica di pianificazione familiare cinese. Secondo quanto riferito, nel campo di lavoro è stata tenuta legata, appesa al soffitto e percossa violentemente. In precedenza, Mao Hengfeng è stata detenuta diverse volte in unità psichiatriche, dove le era stato imposto l’elettroshock.

Attivisti politici e utenti di Internet

Attivisti politici, compresi sostenitori di gruppi politici illegali, sostenitori di cambiamenti politici o fautori di una maggiore democrazia hanno continuato a subire arresti arbitrari. Alcuni di loro sono stati condannati e incarcerati. Nel corso dell’anno, AI ha ricevuto conferma che oltre 50 persone erano detenute o imprigionate per aver letto o fatto circolare via Internet informazioni politiche delicate.

*A settembre, Kong Youping, membro di spicco del Partito democratico cinese ed ex sindacalista della provincia di Liaoning, è stato condannato a 15 anni di reclusione per “sovversione”. Era stato arrestato alla fine del 2003 dopo aver pubblicato articoli su Internet in cui denunciava la corruzione ufficiale e richiedeva una rivalutazione del movimento per la democrazia del 1989.

Repressione di gruppi spirituali e religiosi

 


Seguaci del Falun Gong pregano insieme.

Il movimento spirituale Falun Gong è rimasto al centro della repressione, che non avrebbe escluso numerose detenzioni arbitrarie. La maggior parte delle persone detenute sono state assoggettate a periodi di “rieducazione attraverso il lavoro” senza accuse né processo, nel corso della quale sono state gravemente esposte a rischio di torture o maltrattamenti, soprattutto nel caso in cui si fossero rifiutate di abiurare il proprio credo. Altri seguaci sono stati incarcerati o rinchiusi in ospedali psichiatrici. Secondo fonti straniere riconducibili al Falun Gong, dal 1999 sono morte oltre 1.000 persone che erano state arrestate in relazione al movimento, la maggior parte in seguito a torture e maltrattamenti.

Altre cosiddette “organizzazioni eretiche” e gruppi religiosi non ufficiali hanno subito attacchi. Sono aumentate le segnalazioni di arresti e detenzioni di seguaci di cattolici non autorizzati e seguaci di “chiese domestiche” protestanti non riconosciute. Le persone che hanno cercato di documentare tali violazioni e di trasmetterne notizia all’estero hanno rischiato a loro volta l’arresto.

*Ad agosto, Zhang Shengqi, Xu Yonghai e Liu Fenggang, tre attivisti protestanti indipendenti, sono stati condannati rispettivamente a uno, due e tre anni di reclusione dal Tribunale popolare intermediario di Hangzhou, per “divulgazione di segreti di Stato”. Le accuse riguardavano la diffusione di informazioni all’estero sulla repressione nei confronti dei protestanti e la chiusura di chiese non ufficiali nella regione.

Pena di morte

La pena di morte ha continuato a essere applicata in modo esteso e arbitrario, ed è stata spesso determinata da interferenze politiche. Sono state eseguite condanne a morte per reati non violenti, come la frode fiscale e l’appropriazione indebita, ma anche per reati di droga e crimini violenti. Le autorità hanno continuato a mantenere segrete le statistiche nazionali sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. A fine anno, in base ai rapporti pubblici disponibili, AI ha stimato almeno 3.400 esecuzioni e almeno 6.000 condanne a morte, sebbene si ritenga che le cifre reali siano molto più alte. A marzo, un alto esponente del Congresso nazionale del popolo ha dichiarato che la Cina esegue circa 10.000 condanne a morte all’anno.

La mancanza di garanzie di tutela fondamentali dei diritti degli imputati ha continuato a concorrere alla condanna a morte e all’esecuzione di un numero elevato di persone in seguito a processi iniqui. A ottobre, le autorità hanno annunciato l’intenzione di reintrodurre la revisione da parte della Corte Suprema dei casi capitali e di varare nuove riforme legali per la tutela dei diritti dei sospetti criminali e degli imputati. Non sono stati tuttavia chiariti i tempi di introduzione di tali misure.

*Secondo quanto riferito, a febbraio, Ma Weihua, una donna condannata alla pena di morte per reati di droga, è stata obbligata ad abortire mentre era in custodia di polizia, al fine di consentire che la condanna fosse eseguita “legalmente”, in quanto la legge cinese impedisce l’esecuzione di donne in gravidanza. Ma Weihua era stata arrestata a gennaio perché trovata in possesso di 1,6 kg di eroina. Il suo processo, iniziato a luglio, è stato sospeso dopo che il suo avvocato aveva fornito dettagli riguardo alla forzata interruzione di gravidanza. A novembre la donna è stata infine condannata all’ergastolo.

Tortura, detenzione amministrativa e processi iniqui

Torture e maltrattamenti continuano a essere pratiche diffuse in molte istituzioni statali, nonostante l’entrata in vigore di diversi nuovi regolamenti per la prevenzione di tali fenomeni. I metodi di tortura più comuni comprendono calci, percosse, scosse elettriche, sospensioni per gli arti superiori, incatenamenti in posizioni dolorose e privazione del cibo e del sonno. Interferenze politiche nell’esercizio della giustizia, limitazioni all’accesso al mondo esterno per i detenuti, e incapacità di instaurare efficaci meccanismi di ricorso e d’inchiesta hanno continuato a essere fattori determinanti per il proliferare di tali pratiche.

Le autorità hanno annunciato ufficialmente l’intenzione di riformare il sistema di detenzione amministrativa denominato “rieducazione attraverso il lavoro”, impiegato per detenere centinaia di migliaia di persone fino a 4 anni senza accusa né processo. Tuttavia l’esatta natura e il campo di applicazione della riforma restano oscuri.

Le persone accusate di reati politici e penali continuano a veder loro negato il diritto a un processo. Il diritto dei detenuti di accedere ai propri avvocati e familiari continua a essere gravemente limitato. I processi politici restano molto al di sotto degli standard internazionali che definiscono un equo processo. Gli imputati di reati relativi a “segreti di Stato” e “terrorismo” hanno subito limitazioni dei loro diritti legali e sono stati giudicati a porte chiuse.

*A ottobre, seguaci stranieri del Falun Gong hanno distribuito un filmato relativo a Wang Xia, una donna rilasciata di recente dal carcere di Hohhot, nella regione interna della Mongolia, dove aveva scontato due anni di una sentenza di sette per aver distribuito materiale divulgativo sul Falun Gong. La donna appariva deperita e il suo corpo era ricoperto di cicatrici. Secondo quanto riferito, la donna era stata legata a un letto, appesa e percossa. Inoltre le erano state iniettate sostanze sconosciute ed era stata colpita con manganelli elettrici dopo che aveva intrapreso lo sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione.

Richiedenti asilo nordcoreani

Durante l’anno, nelle regioni nord orientali della Cina, centinaia, forse migliaia, di richiedenti asilo provenienti dalla Corea del Nord sono stati arrestati e rimpatriati forzatamente. La Cina ha continuato a negare ai nordcoreani qualsiasi tipo di procedura per la determinazione dello status di rifugiato, anche in presenza di prove evidenti che dimostravano come molti avessero motivi concreti per presentare richiesta di asilo, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, di cui la Cina è Stato parte.

 


Bambini coreani in un asilo nord coreano a Pechino.

Le persone sospettate di aiutare i richiedenti asilo nordcoreani, tra cui membri di organizzazioni di cooperazione internazionali e religiose, cittadini cinesi di etnia coreana, e giornalisti che cercavano di documentare tale situazione, sono state trattenute per essere interrogate, e alcune di loro sono state incriminate e condannate a periodi di detenzione.

*Ad agosto, Noguchi Takashi, un attivista giapponese appartenente a una ONG che aiuta i nordcoreani in Cina a cercare asilo in un Paese terzo, è stato deportato dopo essere stato detenuto nella regione autonoma dello Guangxi Zhuang. Era stato condannato a otto mesi di reclusione e al pagamento di un’ammenda di 20.000 yuan (2.400 dollari americani) per l’accusa di “tratta di esseri umani”.

Regione autonoma dello Xinjiang Uighur

Le autorità hanno continuato a richiamarsi alla “guerra al terrorismo” internazionale come pretesto per le dure repressioni attuate nella regione dello Xinjiang, che hanno determinato gravi violazioni dei diritti umani contro la comunità degli uighuri. Le autorità hanno continuato a non distinguere quanti commettono atti di violenza da quanti esercitano una resistenza passiva. La repressione si è manifestata con la chiusura di moschee non riconosciute, l’arresto di imam, restrizioni all’uso della lingua uighura e il divieto di diffondere determinati libri e giornali uighuri.


Una repressione contro Uighuri. 



Sono continuati gli arresti di persone sospettate di essere “separatisti, terroristi ed estremisti religiosi”, e migliaia di prigionieri politici, compresi prigionieri di coscienza, sono rimasti in carcere. Fonti riferiscono che molte delle persone accusate di essere “separatisti” o “terroristi” sono state condannate a morte e “giustiziate”. Attivisti di etnia uighura che avevano cercato di divulgare informazioni all’estero sull’entità della repressione sono stati esposti al rischio di detenzione arbitraria e incarcerazione.

La Cina ha continuato a utilizzare il pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per rafforzare i propri legami politici ed economici con i Paesi confinanti. Persone di etnia uighura che erano fuggiti in Asia centrale, Pakistan, Nepal e altri Paesi, fra cui richiedenti asilo e rifugiati, hanno continuato a rischiare di essere rimpatriati forzatamente in Cina. La Cina ha continuato a esercitare pressioni sugli Stati Uniti affinché le 22 persone di etnia uighura detenute nel campo di detenzione statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, venissero rimpatriate. A giugno le autorità statunitensi hanno dichiarato che gli uighuri non sarebbero rientrati in Cina per il timore che potessero essere sottoposti a tortura o condannati a morte.

*Abdulghani Memetimin, un insegnante e giornalista di 40 anni, ha continuato a scontare una pena detentiva di nove anni a Kashgar. Era stato condannato per aver “fornito segreti di Stato a entità straniere” nel giugno 2003, quando aveva inviato informazioni in Germania a una ONG fondata da uighuri riguardo alle violazioni dei diritti umani contro persone di etnia uighura perpetrati nella provincia dello XUAR e per aver effettuato traduzioni di discorsi ufficiali.

Regione autonoma del Tibet e altre zone etniche tibetane

 


Il Tibet, vasta regione confinante con la Cina a Sud-Ovest.

Le libertà di religione, di associazione e di espressione hanno continuato a essere pesantemente limitate e non sono cessati gli arresti arbitrari e i processi iniqui. Oltre un centinaio di prigionieri di coscienza tibetani, principalmente monaci e suore buddisti, sono rimasti nelle carceri. I colloqui fra le autorità cinesi e i rappresentanti in esilio del governo tibetano sono proseguiti, dimostrando qualche segnale di progresso. Tuttavia, ciò non ha portato ad alcun mutamento significativo nell’atteggiamento politico verso una maggiore tutela dei diritti umani fondamentali dei tibetani.

*Secondo alcune fonti, ad agosto, Topden e Dzokar, due monaci provenienti dal monastero di Chogri, situato nella contea di Drakgo (Luhuo), nella provincia di Sichuan, assieme a Lobsang Tsering, un laico, sono stati condannati a tre anni di reclusione per aver affisso manifesti in favore dell’indipendenza del Tibet. I tre erano stati fermati a luglio assieme a numerose altre persone, in seguito rilasciate dopo diversi giorni di detenzione. Testimoni hanno riferito che sarebbero stati percossi durante la detenzione.

 

 

Regione ad amministrazione speciale di Hong Kong

 


La città di Hong Kong durante la notte.

Non è stato compiuto alcun tentativo per reintrodurre la legislazione proposta dall’art.23 della Basic Law (legge fondamentale), che proibisce atti di tradimento, secessione, tumulto o sovversione, proposta contro la quale si era innescata la protesta dell’opinione pubblica nel 2003. Tuttavia, una sentenza formulata in Cina continentale ad aprile, che limita la libertà di Hong Kong di perseguire proprie riforme politiche, ha incrementato i timori riguardo l’erosione dei diritti umani nella regione ad amministrazione speciale.

A maggio, le dimissioni rassegnate da tre conduttori di trasmissioni radiofoniche hanno acceso i timori di possibili restrizioni alla libertà di espressione, in quanto essi avrebbero ricevuto intimidazioni per aver richiesto una maggiore democrazia ad Hong Kong. La detenzione amministrativa in Cina di un candidato del Partito democratico di Hong Kong in vista delle elezioni di settembre è stata considerata da molti dettata da motivi politici. A novembre, un corte d’appello ha ribaltato le condanne per “ostruzione pubblica” emesse contro 16 seguaci del movimento Falun Gong, che erano stati arrestati dopo che avevano organizzato una dimostrazione nel marzo 2002. Altre condanne per ostruzione e aggressione nei confronti della polizia sono state confermate.

Residenti di Hong Kong hanno continuato a essere condannati a morte in altre regioni della Cina, mentre non è stato ancora raggiunto un accordo formale di interpretazione tra Hong Kong e la Cina.

A giugno, la Corte Suprema d’appello di Hong Kong ha stabilito che le autorità della regione devono valutare singolarmente le dichiarazioni di ciascun richiedente asilo politico che stia fuggendo dalla tortura, prima di emettere un ordine di rimpatrio. Tuttavia, i richiedenti asilo politico e altri gruppi, tra cui lavoratori migranti, vittime di violenza domestica, omosessuali e lesbiche, rimangono suscettibili di discriminazione. A settembre si è registrato un passo positivo in questa direzione, grazie alla pubblicazione di un documento a consultazione pubblica riguardo a una proposta di legge contro la discriminazione razziale.

Rapporti di AI

Executed “according to law”? – the death penalty in China (AI Index: ASA 17/003/2004)
Uighurs fleeing persecution as China wages its “war on terror” (AI Index: ASA 17/021/2004)
People’ Republic o China: Human rights defenders at risk (AI Index: ASA 17/045/2004)

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