Cronaca attentato
E' il panico a Madrid l'11 marzo del 2005. Ora di punta, treni affollati di pendolari, è il momento perfetto per un attentato. A ripetizione scoppiano sui treni 10 delle 13 bombe che erano state piazzate. Sono 192 i morti e 1427 i feriti, un disastro totale. Tra i centri colpiti, c'è Atocha, snodo fondamentale del traffico cittadino. E' stato proprio qui l' attentato più violento, dove sono stati distrutti 4 vagoni della linea C1 in entrata in questa stazione. Essa è stata isolata dalle forze dell'ordine che hanno improvvisato per necessità un ospedale all'aperto. Secondo testimoni e autorità gli attentatori apparterrebbero al gruppo terrorista separatista basco Eta. Ma il braccio politico dell'organizzazione basca, Batasuna, ha prima negato la responsabilità della stessa e, successivamente, condannato l'attentato. Inizialmente, vi sono stati dubbi sulla colpevolezza dell' Eta, poiché essa di norma annuncia l' attentato prima di metterlo in atto, ma l'esplosivo usato a Madrid, uguale a quello dell' Eta, è un'inconfutabile prova a suo svantaggio. Da tenere in considerazione il fatto che l'attentato è stato fatto a soli 4 giorni dalle elezioni. E' il caos totale, non sono bastate neanche le ambulanze per trasportare tutti i feriti, e sono migliaia le persone che sono accorse in aiuto degli stessi nei campi attrezzati come ospedali attorno alle stazioni colpite, altrettanti sono andati a donare il sangue, in una sola giornata si sono raccolte 500 sacche di plasma.
Interrogativi sugli attentatori........
Nel settimanale tedesco "Der Spiegel" del 15 marzo viene dedicato un articolo alla figura di Jamal Zougam, il marocchino arrestato in Spagna con l’accusa di aver partecipato all’attentato di Madrid. Ciò che sconcerta è che le autorità marocchine avessero già avvisato quelle spagnole della presenza in Spagna di quel terrorista, ritenuto implicato anche nel sanguinoso attentato di Casablanca. Ma quel che ancor di più ci stupisce è che Zougam era noto all’autorità giudiziaria spagnola per essere un affiliato all’organizzazione terroristica di Imad Yarkas, ritenuto il capo della cellula spagnola di Al Qaeda. Infatti nei confronti di Yarkas e di altre 34 persone, tra le quali Zougam, era stato avviato un procedimento penale nel quale ci si basava, su indizi alquanto pesanti e informativi sugli organi inquirenti statunitensi, che marcavano gli imputati come complici degli artefici dell’attentato dell’11 settembre. Ma da quel processo Zougam se ne era uscito con un’archiviazione.
L'attentato di Madrid (11 marzo 2004):conseguenze economiche
Nonostante la drammaticità dell'attentato di Madrid dell'11 marzo 2004, le
conseguenze economiche dell'atto terroristico si sono rivelate molto più
contenute rispetto al crollo dei mercati seguito all'11 settembre. Il segno
rosso si è protratto sull'indice spagnolo per diverso tempo ma, a fine mese, il
mercato aveva interamente assorbito il colpo dell'attentato.
Qual è, allora, la possibile spiegazione di questo diverso atteggiamento dei
mercati? "Esistono numerose ragioni per spiegare il fenomeno", dicono gli
esperti del Fondo Monetario Internazionale. "Mentre gli attacchi di New York
hanno creato un senso di incertezza sulle sorti del mondo, gli attacchi di
Madrid sono stati percepiti come un fattore locale che non avrebbe prodotto
conseguenze rilevanti a livello globale". Bisogna, infine, considerare i dubbi
post 11 settembre sull'effettiva capacità degli Usa di continuare a proporsi
come traino della crescita globale. La risposta forte della Federal Riserve, in
questo caso, è stata fondamentale perla ripresa di fiducia degli americani
che, con i 100 miliardi di liquidità iniettati nel sistema da Greenspan, hanno
sostenuto il rilancio dell'economia.
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Viceversa, la risposta della Banca centrale agli attentati dell'11 marzo è stata di totale passività. Le autorità monetarie di Francoforte si sono limitate ad affermare che "i tassi di interesse si trovavano già sui livelli di minimo storico e, per questo, non ci sarebbe stata ragione di modificare lo stato attuale delle leve monetarie". A questo si aggiunga la scarsa propensione dei governi a ridurre il fardello fiscale o a incentivare gli strumenti di stimolo della domanda interna. Risultato, nonostante il crollo del centro nevralgico della finanza americana, in pochi mesi gli Stati Uniti sono tornati a crescere a ritmi prossimi al 4%. Il Vecchio continente, invece rimane stabile.