Nel triangolo d'Oro, area montuosa di ca. 400.000 Kmq fra
Birmania, Laos e Thailandia, si produce il 60-70% dell'oppio e dell'eroina che giunge ai mercati
illegali della droga. All'inizio degli anni '90 la sola Birmania di nord-est
forniva oltre 2000 tonnellate d'oppio; importante anche la produzione laotiana
(200-300 t) e thailandese (25-30 t).
I poveri coltivatori guadagnano dall’oppio, allora come oggi, meno di 200.000 lire
per famiglia all’anno.
Diventavano invece ricchi sfondati i trafficanti e i politici corrotti che li
proteggevano, i magistrati che chiudevano un occhio e i militari e la polizia
che li chiudevano tutti e due. Per poi tenere gli occhi bene aperti a caccia di
lautissime mance quando c’era da dare una mano come controllori delle frontiere
e gestori dei relativi posti di blocco. Trent’anni dopo, le regole spietate
dell’economia di mercato hanno normalizzato il Triangolo d’oro in un esagono
esemplare di economia depredatoria, diversificata, integrata, con un’efficientissima
divisione del lavoro.
Il consumo di eroina in Occidente risale agli anni '70; nel 1985 solo il 15%
dell'eroina consumata negli Stati Uniti proveniva dall'Asia sud-orientale, oggi
raggiunge il 50-60%. I profitti sono ingenti: a Bangkok 1 kg di eroina pura al
95% (raffinata a partire da ca. 10 kg d'oppio) costa 10 000 dollari a New York
può raggiungere al dettaglio oltre 200 000 dollari. Il papavero da oppio (dal cui latice, l'oppio grezzo, si estraggono morfina ed
eroina) è di origine mediterranea e solo nei primi secoli della nostra era
giunse in Asia, dove assunse grande rilevanza nel commercio tra India britannica
e Cina. L'impero Cinese che aveva subito due guerre per opporsi all'importazione di
oppio diventò nel XIX sec. il principale mercato internazionale di droga. Tale
rimase fino alla conquista del potere da parte dei comunisti, nel 1949, che
soppressero l'imponente produzione locale di oppio (tra le 10000 e le 20000 t
annue). Le colture di papavero si trasferirono, quindi, negli anni '50 nell'area
di frontiera tra Birmania, Laos e Thailandia per la sua instabilità politica,
oltre che per l'inaccessibilità. La produzione di droga si associò ai conflitti
etnici birmani e agli interessi dei servizi segreti francesi e americani al
tempo delle guerre d'Indocina (1964-54) e del Vietnam (1960-75), e, soprattutto
dal 1971-72, l'eroina si diffuse prima fra i soldati americani, in Vietnam, poi
negli Stati Uniti. Nel triangolo d'Oro l'oppio è coltivato da gruppi etnici
minoritari, come hmong, yao, lisu, lahu, akha, kachin e wa, insediati nelle aree
altimetricamente più elevate della regione e dediti all'agricoltura itinerante.
In questa parte dell'Asia le popolazioni sedentarie occupano le grandi piane
alluvionali e hanno dato vita a società culturalmente complesse: birmani,
thailandesi, vietnamiti, laotiani, cambogiani. Le popolazioni semisedentarie
delle montagne, come i karen, hanno elaborato un'agricoltura di sussistenza in
parte stabile (riso) e in parte itinerante in cui si procede al taglio e
all'incendio della foresta per ricavare campi coltivati solo per 1-2 anni. Si
tratta di popoli organizzati su base tribale, che non conoscono né
organizzazione statale né forme di cultura scritta. Le popolazioni nomadi delle
alte montagne con foresta tropicale, specializzate nello slash and burn,
produzione di riso in campo asciutto, mais e papavero da oppio sono le sole
attive nel circuito produttivo e commerciale della droga, in cui si intrecciano
tecniche produttive "primitive" e scambi commerciali internazionali. Il ciclo
annuale dell'oppio prevede che in marzo-aprile, prima della stagione delle
piogge, si proceda ad abbattere e bruciare la copertura forestale; a maggio
viene seminato il mais; tra giugno e agosto si diserba; a settembre viene
seminato il papavero; a febbraio viene raccolto l'oppio incidendo la capsula del
fiore con un coltello a tre lame.L'oppio è un cash crop (cioè una "cultura di mercato") ideale in regioni
scarsamente controllate dallo Stato e povere di vie di comunicazione. Si tratta
infatti di un prodotto facilmente trasportabile, non deperibile, che racchiude
un grande valore in quantità di peso esiguo e di modesto ingombro. Fornisce
altre rese (5-8 kg per famiglia all' anno) e un reddito incomparabilmente
superiore a quello di altri prodotti.