Un grande problema dell'Indocina ma soprattutto della Thailandia è la prostituzione. Questo fenomeno procede soprattutto grazie alle numerose richieste sia nazionali che estere, ma anche per l’offerta di migliaia di giovani donne dalle campagne, in cerca di un lavoro. Le ragazze sono vittime di veri e propri racket, di sfruttatori di vario genere, che spesso le reclutano per i villaggi. Per lo più si tratta di giovanissime che vengono ingannate, rapite, e persino comprate, o lasciate andare dai genitori in nome del denaro che guadagneranno. Le ambizioni più diffuse sono quelle di divertirsi, abbandonare la noia del villaggio (nonostante tutto il valore ancora attribuito alla tradizione) con la vana speranza dei bei vestiti e della disponibilità di denaro, e con le comodità che vengono garantite a chi può pagare.

Il fenomeno ha radici diverse e non viene ostacolato Le ragioni di questo atteggiamento risiedono soprattutto nella sua componente maschile. Le donne non si oppongono alle avventure dei mariti con prostitute, quindi il maschilismo è la vera causa del fenomeno.

Una conseguenza di questo problema è lo sfruttamento sessuale dei bambini. I bambini maschi sono le vittime di organizzate associazioni di pedofili stranieri, che trovano qui il terreno più fertile. Gli assistenti sociali che lavorano al problema sostengono si tratti di veri e propri racket, contro i quali è necessario costituire un coordinamento internazionale di controllo e denuncia. 

Viene definita prostituzione l'attività che prevede degli atti sessuali prestati dietro pagamento. Il pagamento non consiste necessariamente in una transizione monetaria ma può assumere la forma di un luogo dove abitare, qualcosa da mangiare, sostanze stupefacenti od altre forme di pagamento in natura.
L'iniziazione al mercato della prostituzione può essere dovuto all'assenza di differenti mezzi di sostentamento. Per molti ragazzi di strada la prostituzione costituisce uno dei principali mezzi di sopravvivenza, assieme al furto ed all'elemosina.
Secondo stime delle ONG, ogni anno 1-2 milioni di donne vengono fatte migrare clandestinamente da trafficanti ed organizzazioni dedite allo sfruttamento della prostituzione. Molte donne lasciano il loro paese, attratte dalle promesse dei trafficanti, si avvalgono del loro aiuto per raggiungere illegalmente il paese di destinazione. Una volta arrivate, si ritrovano nel circuito della prostituzione.
Queste donne provengono da differenti aree, ma principalmente dal Sud America, dai Caraibi, dall'Asia e più recentemente dall'Europa dell'Est.
I motivi dell'incremento dei reati relativi allo sfruttamento della prostituzione sono molteplici: in primo luogo i guadagni sono decisamente elevati ed i rischi relativamente bassi, in quanto la legislazione vigente in molti paesi non punisce severamente lo sfruttamento della prostituzione.
In secondo luogo le condizioni di povertà, gli alti tassi di disoccupazione e situazioni familiari spesso intollerabili costituiscono terreno fertile per le promesse fatte dai trafficanti. Spesso le donne accettano le profferte dei trafficanti anche se consapevoli del loro destino: accettano di partire a causa delle difficoltà sociali ed economiche in cui versano in patria.
Infine, vi è il ruolo della tradizione. Il concetto secondo cui la donna è un oggetto da sfruttare è ancora fortemente radicato in numerose aree del mondo. In tali aree, dunque, viene ritenuto ammissibile vendere una figlia per aiutare la situazione finanziaria delle famiglie. Non meraviglia dunque che il turismo sessuale sia l'ultima moda e che costituisca la maggiore attrattiva di molti paesi asiatici.