In fondo alla gerarchia si trovano i fuoricasta (Candala, Paria o intoccabili), persone che svolgono lavori ritenuti religiosamente impuri e il contatto con i quali è ritenuto motivo di impurità. Bisogna considerare che ogni gruppo è articolato al proprio interno in molte sottocaste per un totale di alcune migliaia. Le relazioni tra membri di gruppi di caste diverse sono regolate in modo assai preciso e ritualizzato (con chi mangiare, da chi accettare cibo, con chi fumare ecc.). Il sistema delle caste è fondato sulla tradizione religiosa dei testi Veda di cui i Brahamani sono i custodi e gli esegeti. 
 


Il barcone accostò malamente alla piattaforma di uno dei tanti Ghat sulla riva del Gange, a Benares.
Non ero al mio primo viaggio in India. Ma ogni volta e' come se fosse la prima volta! Nonostante occorra una preparazione sia psicologica sia spirituale, questa terra ha ed avrà sempre il potere di sconvolgere l'animo del viaggiatore. I Ghat di Benares sono larghe scalinate sulla riva del fiume che degradano direttamente nelle acque del Gange e permettono agli indiani di immergersi per le loro abluzioni sacre, per i loro riti propiziatori, per lavare i loro umili stracci e per gettare le ceneri dei loro morti dopo la cremazione. E' desiderio di ogni Indù pellegrinare, almeno una volta nella sua vita, a Benares e ancor meglio esservi cremati, come un cerchio di vita-morte sempre presente nella loro esistenza!

 
Scelsi io di essere sbarcata a quel Ghat! Lo notai perché si differenziava dagli altri per la sua mancanza di colore e per le poche persone che si bagnavano sulla sua riva. Nessun sahri colorato era stato steso ad asciugare come negli altri Ghat. Solo povere genti si immergevano nelle acque antistanti e nessun bramino leggeva le sue litanie, attorniato dai propri fedeli. Niente musica o suoni di campanelle a incorniciare questo triste e grigio quadro, dipinto dalla sofferente solitudine.
Mi fu spiegato che questo Ghat, uno tra gli ultimi sulla riva del Gange, era frequentato esclusivamente dai famosi "Intoccabili", cioè gli appartenenti alla casta più bassa di tutte le caste indiane; persone senza tetto o fissa dimora, mendicanti, lebbrosi, gente senza nome, gente mai nata e mai morta, neppure per l'anagrafe!
E' con questa visione negli occhi che salii i primi gradini; gradini che ad ogni passo mi rammentavano il desiderio di riscatto, di purificazione, almeno in una vita successiva.
Un silenzio irreale!
Non sembrava di essere a Benares, dove tutto e' caos, suoni e colore! Nessuno che intonasse mantra religiosi.
Un forte odore mi penetrò nel naso. Non sembrava il classico odore di sandalo bruciato col quale usavano cremare i morti; era un odore misto, legno qualunque e resine varie. L'aria, man mano che salivo, diventava sempre più irrespirabile.
Cercai nella mia sacca la bustina delle salviette detergenti, sfilandone una per passarmela sul viso.
Una leggera brezza faceva sollevare, da una delle gigantesche pire ardenti che si incominciavano ad intravedere sulla piattaforma, posta a pochi metri sopra di me, una finissima cenere bianca che stava ricoprendo pian piano i miei vestiti, i capelli, le ciglia, impalpabile come talco ma così pesante dentro il mio cuore! Quel silenzio irreale, che tanto mi aveva colpito, era ormai trasformato in una musica di morte suonata dal crepitio creato dal fuoco!
Cercai di prepararmi psicologicamente alla vista che di li a pochi minuti si sarebbe presentata ai miei occhi. Ma non fu sufficiente! Ripeto, non era la prima volta che venivo a Benares e neanche la prima volta che assistevo così da vicino alla cremazione dei morti ma fu quella la prima volta che mi trovai di fronte ad una cremazione di massa!
Uno scenario allucinante bloccò ogni mio movimento. I muscoli delle mie gambe si irrigidirono, così come le mie mascelle.
Avrei voluto gridare il mio sgomento, ma la gola era secca, come prosciugata. Riuscivo a vedere tutto e niente, perché gli occhi non ce la facevano a sopportare la messa a fuoco dei particolari. Mi appoggiai con le spalle contro un muro, incurante dello sporco che trasudava da quelle pietre antiche e ancora non so quanto tempo trascorsi così, come in un gelido stato di trance.
Cercai di gestire il mio respiro da sotto la salvietta premuta sulla bocca e sul naso. Inspirai velocemente quel poco ossigeno messomi a disposizione da una leggera ed improvvisa folata che aveva aperto un varco tra il denso fumo generato dalle pire, contemporaneamente cercai di rallentare i battiti del mio cuore.
Attimi interminabili!
L'odore nauseabondo, acre e dolce della morte, mi esplose dentro procurandomi vertigini e conati di vomito, non ho idea del tempo che restai in quello stato di sofferente trance.
Mi imposi di non crollare psicologicamente obbligandomi a riaprire molto lentamente gli occhi che tenevo serrati. Usai violenza su me stessa cercando di calarmi, solo con la mente, nell'immagine di poco prima.
Miseri corpi ammucchiati, corpi senza età, senza identità, abbandonati a se stessi, così come lo erano stati durante tutta la loro vita.
Uomini e donne senza storia, bambini affamati, corpi deformati, mendicanti senza famiglia, vite vissute tra sofferenze e privazioni. Una vita che aveva il solo scopo di essere il più breve possibile per metter fine a tanti dolori e mondarsi così dei loro peccati per non essere costretti a reincarnarsi nella casta degli "intoccabili". 


Solo quando il mio pensiero, elaborando che la morte aveva dato fine a tanta miseria, solo allora ripresi il coraggio di aprire gli occhi davanti a tanto strazio. Li aprii lentamente, e con passo lento mi incamminai lateralmente alle grosse pire ardenti. Aggirai così il centro della piattaforma dove il cattivo odore era più penetrante poiché quei corpi avevano urgenza più degli altri di essere cremati.
Grosse volute di fumo coprirono, fortunatamente, la mia vista a tanti ulteriori orrori. Mentre percorrevo gli ultimi metri di quel corridoio infernale, fui costretta a fermarmi per dare strada ai "becchini del Ghat".
Vidi così… "scaricare come merce da stiva" altri quattro o cinque cadaveri da un putrido mezzo di trasporto; un pianale a due ruote malamente agganciato ad una bicicletta.
Nessuna dolcezza negli occhi di quei "becchini"! Nessun gesto rispettoso nel disporre per terra quei corpi ormai senza vita. In quel cerchio infernale, anche i becchini portavano sul volto i segni della morte. Anche loro erano "intoccabili", poiché nessun individuo di altra casta toccherebbe mai un "intoccabile", neanche da vivo!
Con tanta pena nel cuore aspettai di poter passare e proseguire per uscire velocemente da quel pietoso labirinto. In quel momento i miei occhi si fermarono su "quel corpicino di bimbo" che venne scaricato e lasciato per ultimo al suolo!
Il mio urgente bisogno di fuggire scomparve all'improvviso come l'odore di morte che rovesciava il mio stomaco! Mi avvicinai a quel piccolo corpo ricoperto di stracci, a quei braccetti scarni e sporchi, a quelle ginocchia ossute e rese rigide dalla morte…. fu allora che sulle mie spalle avvertii il peso della vera sofferenza umana.
Non riuscii a vedere nitidamente i lineamenti del suo faccino fintanto che i miei occhi appannati non si svuotarono, con una cascata di lacrime! Nessuno aveva pietosamente calato le sue palpebre dopo l'ultimo respiro. Nessuno aveva tenuto strette le sue manine nel momento del trapasso. Niente "braccia di mamma" a cullarlo nel momento della morte!
Si era spento solo e misero, in quella solitudine e miseria che lo aveva accompagnato nella sua breve vita da "intoccabile", senza un nome, in attesa di essere cremato su una delle grandi "pire comuni"!
Soffocai il mio bisogno di gridare e soffocai la rabbia che sentivo salirmi alla gola. In un vortice di impotenza totale di fronte a tanto strazio, una dolce preghiera mi salì dal cuore! Una preghiera per quell'Angelo Dolce, una preghiera per quell'Angelo Solo, una preghiera per un bimbo senza storia, che battezzai col cuore e al quale detti il nome "Munah"!
E' a Munah che rivolgo sempre il mio pensiero e una preghiera!
Al "mio Angelo Munah", simbolo di tutti i bambini che soffrono e muoiono in solitudine, nella miseria e nella sofferenza!
A tutti quegli Angeli trucidati dalle "guerre degli adulti"!
A tutti quegli Angeli che vengono gettati nelle fosse comuni!
A tutti quei "bimbi con le ali" che ogni giorno muoiono sotto gli occhi indifferenti del mondo!

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