La religione induista, possiede una vastissima iconografia, che conta all'incirca 33.000.000 di dei. Non essendo possibile citarli tutti, vengono ricordati esclusivamente i principali, dopo la sacra trimurti.

 

Aditya

SURYA

 

Gli Aditya sono, nella mitologia Hindu, un gruppo di divinità solari, figli di Aditi e Kashyapa. Originariamente essi erano sette o otto, ma in età vedica il loro numero fu portato a dodici, a rappresentare i dodici mesi dell'anno. Gli Aditya proteggono contro varie sciagure ed appartengono alla categoria dei Deva.

I loro nomi sono Ansa, Aryaman, Bhaga, Daksha, Dhatri, Indra, Mitra, Ravi, Savitri, Surya, Varuna, e Yama.

 

Agni

 

E' il fuoco, l'elemento di purificazione, ciò che bruciando le impurità, eleva l'uomo dalla mortalità all'immortalità. Sin dagli albori della razza umana, il fuoco era visto come manifestazione di un elemento superiore alla contingenza. Il fuoco esprime luce, la luce sorge dal fuoco. Fuoco è  l'astro solare, fuoco sono le stelle, fuoco sono i lampi della tempesta. Il connubio fra fuoco e luce si molto evoluto nella storia interiore dell'uomo e, a tutt'oggi, nell'era moderna, l'uomo indica il Divino e i suoi messaggeri o incarnazioni, così come i saggi e filosofi realizzati come portatori di luce, e quegli esseri che vediamo raggiungere la prossimità col mistero del Divino, vengono chiamati illuminati.

La fiamma del fuoco unifica ogni cosa, riducendo l'apparenza della molteplicita delle forme ad un'unica sostanza, impalpabile, immiscibile in acqua, insapore, etc., è la vibhuti usata in molti culti come segno distintivo per marcare il corpo di coloro che si dedicano ad un percorso verso il Divino.

 Agni è il più importante degli dei terrestri, secondo per importanza fra gli dei dell'antica mitologia vedica solo a Indra.  Agni è il fuoco del sole, del fulmine e quello terreno che gli uomini accendono per venerare le Forme del Divino. Come personificazione divina del fuoco rituale del sacrificio,  Agni è la bocca degli dei, il tramite che porta loro l'oblazione, l'offerta. E' il mediatore fra l'ordine umano e quello Divino. Nonostante presenti due volti, uno benevolo e uno severo, grazie alla sua funzione di mediatore è  molto amato e venerato perché intercede per l'uomo presso tutti gli altri dei. Viene rappresentato con due teste, i capelli ritti a simboleggiare le fiamme che salgono, tre o sette lingue (da 3 a 7), tre gambe e fino a sette braccia, accompagnato da un montone, mentre regge il ventaglio per alimentare le fiamme, la fiaccola  e il cucchiaio sacrificale. Il volto severo è quello che giudica e la sua è la natura dell'omnipresenza, grazie alla sua triplice natura (celeste, acquatica e terrena); viene infatti visto come figlio o amante delle acque (a seconda dei culti originari). E' detto anche "Figlio delle due Madri", perché nasce dallo sfregamento di due bastoncini di legno, che alla sua nascita subito divora. 

In Occidente, il fuoco (ignis) sacro era mantenuto sempre acceso dalle Vestali nei tempi dell'antica Roma, gli antichi Greci durante le migrazioni recavano seco il sacro fuoco di Hestia.

 In alcuni inni del Rgveda viene talvolta identificato con il Dio Rudra, che diverrà poi il successivo Shiva. Attualmente in India non esistono culti rilevanti che facciano Agni centrale nella loro devozione, ma nonostante questo continua ad essere considerato un aspetto importante del Divino, specialmente nella sua natura di luce. Agni assume molta importanza in tutti gli altri culti, specialmente durante le cerimonie che prevedano l'uso del fuoco e considerato che quasi tutte le cerimonie si concludono con un'oblazione di fuoco e che le stesse icone vengono venerate attraverso l'offerta del fuoco sacrificale, si comprende la sua importanza. Esiste poi una classe sacerdotale di bramani, gli Agnihotri,  che lo invoca specificatamente in molte cerimonie.

In alcuni culti Shakta dell'India (che adorano l'aspetto energetico della manifestazione, personificato nella consorte di Shiva o nello stesso Shiva), Agni è associato alla kundalini, considerato come l'energia di Shiva, la coscienza transcende la molteplicità. Nell'Illuminazione, kundalini è completamente desta e la persona, non più individuo, è identico a Shiva, nella pienezza di tutti i suoi attributi divini che si manifestano attraverso l'ananda (beatitudine).

Annapurna 

Dea induista del pane quotidiano e del nutrimento. Epiteto di Parvati, moglie di Shiva. Il saggio Narada le insegnò come persuadere il popolo a donarle offerte di cibo così che, quando Shiva tornò a casa affamato lei potè soddisfarne l'appetito. Il dio le fu talmente grato che l'abbracciò fino a diventare un solo essere con lei (Ardhanarishvara). Annapurna ha dato il nome a una delle montagne più alte del mondo, che con i suoi numerosi torrenti nutre i campi e i pascoli delle valli sottostanti. Il suo simbolo è il cucchiaio.

Balarama

Fratello maggiore di Krishna, settima incarnazione di Vishnu. Vishnu prese due capelli, uno bianco e uno nero, dalla sua chioma, e creò col nero Krishna (raffigurato, infatti, con la pelle azzurra) e col bianco Balarama. Quest'ultimo sfuggì al tiranno di Mathura, Kansa, che ne voleva la morte. Divenuto adulto, uccise il demone Dhenuka e aiutò Krishna a sconfiggere e uccidere Kansa. Balarama insegnò l'uso della mazza ferrata a Bhima e Duryodhana. che si preparavano alla guerra di Kurukshetra, descritta nel Mahabharata. Gli emblemi di Balarama sono il vomere Hala e il pestello Musala: egli era infatti considerato il dio degli agricoltori, mentre Krishna era il gopala, il pastore di buoi.

Deva e Asura  

Nella tradizione vedica  un gruppo di 33 divinità e demoni che governavano le regioni di cielo, aria e terra, e assistevano l'umanità con i loro poteri benigni. Nella lotta cosmica tra le forze dell'ordine e il caos, ai Deva si contrapponevano i demoniaci Asura. Questo conflitto è rappresentato nel mito che narra che gli dei più potenti sradicarono il monte Mandara, vi avvolsero attorno il serpente Vasuki e lo scagliarono nell'oceano; i Deva tiravano il serpente da una parte, gli Asura dall'altra, finché l'oceano diventò burro. Ne emersero infine il Sole e la Luna, seguiti da Dhanvantari, medico degli dei, che portava l'elisir dell'immortalità.

In un altro mito una battaglia infuriò tra Deva e Asura per centinaia di anni; i Deva furono messi in fuga dal demone bufalo Mahisha, ma si salvarono grazie alla collera di Vishnu e Shiva, così violenta da materializzarsi nella forma della divinità Durga, che ebbe la meglio sul bufalo. In numerosi miti gli Asura ottennero l'aiuto di Brahma, che consentì loro, ad esempio, di costruire tre grandi città da cui dominare le regioni di cielo, aria e terra. All'apice della gloria, tuttavia, le città degli Asura furono ridotte in cenere da Shiva e gli stessi Asura vennero scagliati in mare.

Nello zoroastrismo gli Asura, o Ahura, erano associati alle forze del bene sotto la guida del dio supremo Ahura Mazda, mentre i Deva o Daeva svolgevano il ruolo opposto, essendo associati allo spirito del male Arimane.

Durga 

Durga (in Sanscrito: "l'Inaccessibile"), nella mitologia Indù, è una delle molte forme di Shakti, spesso identificata come moglie di Shiva  E' molto nota la battaglia in cui sconfisse il demone Mahisasura, dalla forma di bufalo. Secondo il mito, Durga fu creato proprio per questo scopo con le fiamme che uscirono dalle bocche di Brahma, Vishnu, Shiva, e di altre divinità minori. Nacque già adulta e bellissima, nonostante ai suoi nemici si presenta con una forma terribile. Viene raffigurata mentre cavalca un leone o talvolta una tigre, con otto o dieci braccia ognuna delle quali porta una delle armi degli altri dei che glieli cedettero per la battaglia contro il bufalo-demone. la Durga-puja è uno delle festività religiose più importanti che si tengono nell'India del Nord, fra Settembre e Ottobre. Un'immagine speciale della Divinità viene venerata con  cerimonie particolari per nove giorni, e poi immersa dopo essere stata portata in processione dai bramani seguiti dalla popolazione.

Dyaus  

Il dio indiano del Cielo, padre di Indra. Potrebbe essere assimilato all'Urano della mitologia greca. Sua moglie è Prithivi la terra, dea-madre, identificabile con la Gaia greca. La coppia Dyaus-Prithivi è considerata la genitrice degli dei e degli uomini.

Ganesha - Ganapati

 

La filosofia relativa al "chi vede" ed alla "cosa vista" è il grande messaggio di Ganapathi, di cui oggi celebriamo l'avvento.  Ga sta per Intelligenza (Buddhi), Na per Saggezza (Vijtlana), Pathi per Maestro.  Ganapathi, pertanto, è il Maestro della Conoscenza, dell'Intelligenza e della Saggezza.  Esiste poi un altro significato rilevante della parola Ganapathi: essa indica che Egli è il Condottiero (Pathi) degli Esseri Celesti (Gana).  Egli è anche chiamato Vinayaka, che significa "Colui al di sopra del quale non esistono Maestri".  Egli è il Maestro Supremo ed è al di là della condizione dell'assenza di mente.  Chi ha domato la mente, non occorre che abbia maestri.

Noi pensiamo alla forma fisica di Vinayaka, con la testa di elefante ed il corpo di essere umano, senza aver compreso questa verità. Ogni volta che la gente intende intraprendere qualche attività, vuole iniziare lo studio della musica o delle belle arti, oppure dedicarsi a qualche ramo dello scibile, offre, prima di cominciare, il proprio culto a Vinayaka.

Potenza spirituale (siddhi) ed intelligenza suprema (buddhi)

Egli è anche detto Lambodara, che significa "Guardiano della ricchezza".  In questo caso, il termine lakshmi rappresenta ogni ricchezza e prosperità, non solo il denaro, per il quale esiste una diversa divinità, detta Dhanalakshmi, una delle otto Lakshmi.  In questo caso, ricchezza significa gioia e beatitudine.  A che serve avere tutto il resto se non si possiede gioia e beatitudine?

Ganapathi è Colui che ci dona potenza spirituale ed intelligenza suprema, dette, rispettivamente, siddhi e buddhi.  Esse vengono descritte come le Sue due consorti.  Poiché Egli è il Maestro della potenza spirituale e dell'intelligenza suprema, viene considerato, in termini terreni, loro marito. Vinayaka non ha desideri, ragion per cui non v'è necessità che abbia moglie e figli.

In questo Paese, viene adorato fin dai tempi più antichi, ma esistono testimonianze storiche che mettono in luce come il culto di Vinayaka fosse diffuso anche in altri Paesi, come la Tailandia, il Giappone, la Germania ed il Regno Unito.  L’adorazione di Vinayaka come divinità principale viene menzionata nei Veda e, sia in tali Scritture che nelle Upanishad, si parla del profondo significato di Ganapathi.  Anche nella Gayathri si fa a Lui riferimento.  Egli è Colui che infonde purezza nel corpo e caccia la paura dalla mente. 

Si dice: "Possa Colui che è dotato di zanna spingerci a ciò" (alla meditazione) facendo riferimento alla Sua zanna. Alcune persone, per ignoranza, fanno commenti sulla forma di grosso animale che questa Divinità Suprema possiede e si chiedono come un essere, di dimensioni così mastodontiche, possa cavalcare un topolino, il quale viene descritto come Suo veicolo. Il topolino è simbolo del buio dell'ignoranza, mentre Ganesha rappresenta il fulgore della Saggezza che dissipa le tenebre dell'ignoranza.

Anche l'offerta di cibo che viene fatta a Ganesha ha grande significato, poiché viene preparata con farina di ceci e zucchero grezzo o con pepe e racchiusa in un involucro di pasta; viene poi cotta a vapore senza uso di olio.  Si ritiene che questo sia un cibo salutare oltre che squisito, poiché si rifà ai canoni culinari del sistema ayurvedico.  Anche i medici moderni riconoscono l'importanza dei cibi cotti a vapore, che raccomandano ai propri pazienti come dieta postoperatoria, poiché essa rende più facile la digestione.  Per quanto riguarda lo zucchero grezzo, esso ha la proprietà di regolare la formazione di meteorismo, allevia i disturbi legati agli occhi e previene i disturbi gastrici.

Secondo l'antico sistema tradizionale di celebrazione delle festività, è sempre stata messa in grande risalto la buona salute, come requisito indispensabile per una mente sana e quindi meglio orientata verso il cammino della ricerca spirituale. Per raggiungere i quattro obiettivi della vita umana, cioè Rettitudine (Dharma), Prosperità (Artha), Desiderio (Kama) e Liberazione (Moksha), si dovrebbe possedere un corpo fondamentalmente sano. Se si vuole ottenere ricchezza con mezzi onesti e nutrire desideri che conducano alla liberazione, si deve essere in buona salute.

Vinayaka viene anche chiamato Vighneswara, poiché Egli rimuove tutti gli ostacoli che potrebbero intralciare l'azione dei devoti che Lo pregano con sincerità.  Gli studenti, quando si recano ad adorarlo, portano con sé i propri libri, affinché tutte le nozioni contenutevi possano da loro essere ben assimilate.

Il significato simbolico della testa di elefante, tipica di Ganesha, deve essere compreso appieno. L’elefante è dotato di profonda intelligenza.  Ieri, per esempio, la Sai Gita (l'elefante di Baba) ha cominciato a correre quando ha sentito arrivare la macchina di Swami.  Sebbene molte macchine fossero al seguito della macchina di Swami, la Gita è riuscita infallibilmente a riconoscere, dal rumore particolare, "quella" macchina.  Questo è il motivo per cui si suole dire "intelligenza da elefante"; di una persona dotata di cervello acuto, si suole dire che possiede l'intelligenza di un elefante. L’elefante possiede il vigore datogli dall'intelligenza.

Esso ha, inoltre, grandi orecchie che gli permettono di sentire ogni minimo rumore. Ascoltare le Glorie del Signore è il primo passo da intraprendere nel sentiero della pratica spirituale e, per fare ciò, bisogna tenere le orecchie ben aperte.  Dopo aver udito, è necessario riflettere su quanto si è appreso e poi metterlo in pratica.  L’elefante accetta lode e biasimo in modo equanime.  Quando ode qualcosa di brutto muove il corpo in qua e in là e si scrolla di dosso le cose indesiderate, mentre trattiene quelle buone.

Solo Vinayaka insegna le lezioni che sono fondamentali per l'umanità: non basta avere una statua da adorare ed offrirle cerimonie di culto per qualche giorno; bisogna invece cercare di diventare maestri di se stessi.

Esistono nove sistemi di devozione: ascoltare le Glorie del Signore; cantare la Sua Gloria; pensare al Signore e cantarne il nome; servirlo, mettendosi ai suoi Piedi di Loto; inchinarsi a Lui riverentemente; adorarlo; mettersi al Suo servizio come un servo fa con il proprio padrone; nutrire sentimenti di intima amicizia con il Signore; completo abbandono di sé a Lui.

L'elefante sta ad indicare l'unione del primo sistema di devozione con l'ultimo, cioè l'ascolto delle Glorie del Signore ed il completo abbandono a Lui, in modo che tutti gli altri sistemi devozionali intermedi vengano compresi.

L'insegnamento di Vinayaka è incentrato sul sacrificio.  Potrete non seguire quanto è contenuto nei Purana, ma non potrete non rilevare i principi fondamentali che, tali Scritture, hanno inteso comunicare all'umanità.

Quando Vinayaka si accingeva a scrivere il Mahabbarata che Gli sarebbe stato dettato dal saggio Vyasa, quest'ultimo pose come condizione che, durante la stesura dell'opera, Vinayaka non si sarebbe dovuto mai fermare, qualunque cosa Vyasa avesse detto.  Anche Vinayaka, tuttavia, disse che avrebbe scritto, a patto che Vyasa non interrompesse la sua dettatura.  Mentre Vinayaka era intento a scrivere, la Sua penna si ruppe ed Egli non esitò a rompere una delle proprie zanne per poterla usare come penna.  Questo è il motivo per cui Egli viene chiamato Ekadanta, che significa "Colui che possiede una sola zannaâ€