Nell' antichità il Giappone era suddiviso in tanti piccoli staterelli rivali l'uno con l'altro e viveva in uno stato di perenne guerra. I nobili richiamarono a loro dei guerrieri valorosi e fedeli: i samurai (dal verbo saburau = servire-essere al servizio).
Questi guerrieri si dotarono di un loro codice d'onore: il bushido, che oltre il comportamento sul campo di battaglia ne regolava la vita spirituale.
All'inizi del 900 gravi carestie e conflitti bellici rensero il Governo centrale impossibilitato a garantire la sicurezza nazionale, per questo i nobili si costruirono propri eserciti personali composti da guerrieri provenienti dalle campagne e istruito al combattimento, le continue lotte interne finirono per aumentare il potere e l'importanza di questi guerrieri, contemporaneamente i nobili resero l'imperatore di fatto escluso dalla direzione dello stato. Dal XII secolo i samurai o bushi ("uomini che combattono") costituircono la casta più importante della piramide sociale. I samurai erano al completo servizio del proprio padrone (daimyô) e per lui sono pronti anche a togliersi la vita tramite il famoso rituale chiamato seppuku.
|
I samurai
seguivano un codice di comportamento bellico chiamato bushido che letteralmente significa "via del guerriero", il punto fermo
del bushido era l'onore sia in battaglia che nella vita comune, il bushido inoltre
disciplina i rapporti da tenere in uno stesso clan e con il proprio capo. Il
samurai doveva essere sobrio, modesto, in guerra deve essere coraggioso, leale,
solidale e naturalmente deve avere un grande onore. Ai samurai erano attribuiti spesso due
termini: bun che indicava saggezza di tipo confuciano e bu che
indicava il contesto marziale. Infatti una delle doti essenziali del samurai era
il giusto equilibri tra azione e riflessione.
La formazione ideale del samurai era un insieme di componenti, sociali,
filosofiche, religiose. Non fu difficile per i bushi con innata semplicitÃ
shintoista assimilare le dottrine dello zen, il samurai fin da bambino imparava
a non tradire nessun emozione ed a controllare il suo spirito, per fare ciò era
necessario sacrificio e ore e ore di esercizi. Lo zen fu fondamentale ad
allenare e perfezione il loro famoso autocontrollo in quanto le sue tecniche
insegnavano ad avere la totale padronanza delle proprie emozioni, dote
fondamentale per un samurai sempre di fronte alla morte.
Rapporto samurai-signore
Minamoto Yoritomo (1191), il fondatore dello shogunato di Kamakura, dettò
alcune regole che rimasero fondamentali per i samurai, alla base di queste
regole c'erano devozione e lealtà da parte del samurai al proprio signore.
Questo rapporto legava entrambe le figure, il samurai si impegnava a servire il
superiore il quale a sua volta lo ricompensava con un possedimento fondiario,
chigyochi.
Durante il x secolo la cerimonia di investitura da vassallo e signore era
centrata su un giuramento che nel periodo Kamakura viene trascritto su un
rotolo, kishomon. Il kishomon dopo essere stato compilato
veniva bruciato e sciolto in un liquido che il samurai beveva, in questo modo il
bushi interiorizzava sia materialmente che simbolicamente il patto che aveva
fine solamente con la morte da parte di uno dei due contraenti. Il legame che
univa i due era talmente forte che quando un signore moriva, molti dei suoi
samurai si suicidavano per seguirlo anche nell'aldilà . Questa usanza veniva
chiamata junshi e venne vietata per legge dopo che interi clan di
samurai si suicidarono, non sparì però completamente. Uno degli episodi più
famosi è senz'altro quello dei 47 ronin che si uccisero dopo avere
vendicato il proprio signore.
Gli obblighi del samurai verso il proprio signore erano molti: fedeltà ,
sottomissione, turni di guardia, fornitura di guerrieri, partecipazione alle
spese per il mantenimento del potere da parte del proprio signore, in cambio il
signore garantiva protezione, aiuto e ricompense dopo le battaglie.
I principi che legavano il samurai al signore erano fondamentalmente due:
giri= dovere e chugi= lealtà , il samurai doveva inoltre possedere
saggezza= chi, valore= yu, benevolenza= jin; doveva essere
coraggioso e forte ma nello stesso tempo composto e magnanimo, il coraggio era
uno degli elementi fondamentali naturalmente. Il samurai era al servizio del
Daimyo, Signore di un clan o di una provincia ricco e potente, a sua volta
il Daimyo era al servizio dello Shogun (Generalissimo), il quale
nominato dall'Imperatore, prima di diventare Shogun era anch'egli un
Damyo. Lo Shogun governava in
modo dispotico ed autoritario in nome dell'Imperatore, ma di fatto quest'ultimo
possedeva solamente una carica onorifica.
L'origine del termine "Banzai !"
Ban =
diecimila, Sai= anno
Grido usato come saluto, questa parola entra a far parte dell'uso comune nel
periodo Meiji, quando nel parco Ueno di Tokyo apparve l'Imperatore Meiji e la
folla per salutarlo urlò: BANZAI !
L'origine di questa parola è comunque molto più remoto (313-339): a causa
dell'impoverimento del popolo l'Imperatore Nintoku sospese per alcuni giorni la
riscossione delle tasse e proibì tassativamente qualsiasi lavoro di riparazione
e abbellimento del proprio palazzo, per evitare spese a carico dell'erario.
Dopo che la situazione economica si normalizzò e la riscossione delle tasse
riavviata, quando l'Imperatore di affaccio al balcone della sua residenza, la
folla lo acclamò con il saluto: BANZAI !
In pratica un "Viva L'Imperatore" o quello che per gli inglesi è tuttora un "God
save the Queen".