L'industria giapponese, sviluppatasi a partire dalla fine dell'Ottocento, fu gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale. La ricostruzione intrapresa portò tuttavia il paese alla completa modernizzazione degli impianti industriali, dando rilievo soprattutto alle industrie chimica e petrolchimica e alla produzione di macchinari pesanti. Intorno alla metà degli anni Cinquanta la produzione industriale aveva superato i livelli prebellici: il tasso di crescita medio annuo è stato del 9,4% nel periodo tra il 1965 e il 1980, del 6,7% fra il 1980 e il 1985 e del 3,1% fra il 1985 e il 1994. Intorno alla metà degli anni Novanta il Giappone era il primo paese al mondo nel settore cantieristico navale, nonché uno dei principali produttori mondiali di materiali elettrici ed elettronici, di acciaio e di autoveicoli. La produzione di acciaio grezzo nel 1995 è stata di circa 102 milioni di tonnellate; quella di ghisa di circa 75 milioni. L'industria meccanica giapponese produce anche tra 8 e 9 milioni di automobili e 3 milioni di veicoli commerciali; in altri settori in cui è particolarmente attiva produce 340 milioni di orologi, 8 milioni di videoregistratori, 11 milioni di televisori a colori, 12 milioni di apparecchi fotografici, 6,1 milioni di forni a micro onde, 5,2 milioni di frigoriferi, 4,3 milioni di apparecchi per tele riproduzione, 2,6 milioni di computer, 2,3 milioni di fotocopiatrici e numerosi altri prodotti elettrici ed elettronici per uso domestico e professionale. Significativa è anche la produzione di materie prime chimiche, di tessuti e di fibre sintetiche (in questo periodo la produzione di cotone e di seta è tuttavia diminuita d'importanza). Sostenuti dal valore dello yen, gli investimenti delle società giapponesi in impianti esteri sono stati consistenti per molti anni.
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