Le origini socio-politiche delle triadi spiegano la diffusione che tali società segrete hanno anche fra gli strati più umili della popolazione cinese, alimentando i tumulti che per quindici anni, dal 1851 al 1866, sconvolgono la Cina dei Manciù, fino alla repressione sanguinosa che determina il primo grande esodo verso i paesi vicini e negli Stati Uniti d’America. Qui giungono alcuni affiliati della Banda Verde di Shangai, costituendo nelle comunità cinesi di quel paese le Tongs, termine che nel dialetto cantonese significa "sala di riunione", sorte — secondo la giornalista Pina Cusano e l’investigatore Piero Innocenti — "per supplire alla mancanza di servizi sociali a disposizione e supporto dei compatrioti emigranti e per tutelare la propria cultura e le proprie tradizioni". La violenta persecuzione mancese non debella però le triadi: nel 1900 esse sostengono la rivolta contro gli stranieri, animata dai boxer, aderenti a una società segreta antimancese; nel 1911 appoggiano la detronizzazione dell’ultimo imperatore, il piccolo Pu Yi (1906-1967); quindi combattono a fianco del nazionalista Chiang Kai-shek (1887-1975) contro i comunisti di Mao Zedong (1893-1976), il quale — in uno scritto del 1926 — individua gli affiliati alle triadi in "contadini che erano stati privati delle loro terre ed in artigiani che avevano perso il proprio lavoro". La violenta repressione comunista determina la seconda grande diaspora: numerosi affiliati emigrano, costituendo triadi a Macao, a Singapore, in Birmania, in Thailandia, nelle Filippine, in Indonesia, ma soprattutto a Taiwan e a Hong Kong, dove vengono costituite la Bambù Uniti e la 14K, che si svilupperanno anche nei continenti americano ed europeo.
In Cina le Società Nere, come venivano chiamate le triadi nei rapporti della polizia comunista, si dedicano in prevalenza alla gestione dell’economia non pianificata, al traffico degli oppiacei — ormai diffusi in tutto il paese a seguito dell’introduzione operata dall’Inghilterra, che aveva imposto l’oppio indiano come forma di pagamento delle importazioni — e al commercio delle adolescenti "illegali", cioè partorite in violazione dei precetti di contenimento demografico imposti dal Partito Comunista Cinese.
Il progressivo arricchimento di tali organizzazioni è effetto soprattutto del traffico di eroina, nella versione della China White, che, per l’elevato grado di purezza e per le modalità di assunzione — per inalazione e per fumo — finirà per assorbire la quasi totalità del mercato statunitense. Ciò fornisce lo strumento ai nuovi ricchi per avviare una vasta opera di corruzione dei funzionari dell’apparato statale e dello stesso partito comunista. Pertanto, quest’ultimo, per evitare l’implosione che aveva posto fine al sistema imperiale sovietico, viene indotto a scegliere la coabitazione con le triadi, nelle quali, ormai dominate da un’assorbente vocazione criminale, perde progressivamente contenuto il richiamo ai princìpi tradizionali. L’8 aprile 1993, il ministro della Polizia cinese Tao Siju, annunciando che le autorità comuniste non intendevano decretare un’amnistia per gli studenti che avevano partecipato al movimento di Tienanmen, dichiara che il governo è lieto di "unirsi" alle triadi: "i membri delle Triadi — spiega il ministro — non sono tutti dei gangsters. Se essi sono dei buoni patrioti, se assicureranno la prosperità di Hong Kong, noi dobbiamo rispettarli". È la legalizzazione del rapporto di coabitazione governo-triadi, fondato sul riconoscimento dell’assoluto controllo delle Società Nere su Hong Kong e sulla sua economia, probabilmente ben presente anche alla Gran Bretagna nel momento in cui abbandona la città nel 1997. L’ufficializzazione delle triadi, secondo il giornalista francese Roger Faligot, è l’esito inevitabile della loro "penetrazione in tutte le sfere della vita economica e politica", sulla cui imponenza non è lecito aver dubbi, se si considera che lo stesso ministro della Giustizia cinese, Xiao Yang, in occasione della Conferenza Mondiale sulla Criminalità Organizzata Transnazionale, organizzata a Napoli, dall’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, dal 21 al 23 novembre 1994, ammette la presenza sul territorio cinese di 150. 000 organizzazioni criminali, cui risultano collegati altri 600.000 gruppi di media importanza. Pertanto, la liberalizzazione voluta da Deng Xiaoping (1904-1997) avrebbe avuto l’effetto di consegnare l’economia della Cina ai corrotti e ai mafiosi. "La morale comunista di solidarietà e patriottismo, che aveva funzionato fino ai primi anni Settanta cadeva a pezzi — riferisce il giornalista Francesco Sisci—, ma non c’era niente con cui rimpiazzarla. La vecchia morale confuciana era sparita, e con essa il rispetto degli altri, degli anziani, del lavoro, della proprietà ... Non restava niente, solo l’imperativo categorico di Deng [...],"facai", arricchitevi".