I primi
occupanti delle regioni costiere decimarono, catturarono, vendettero come
schiavi o respinsero all’interno del continente le tribù africane incontrate sul
loro cammino. Talvolta cercarono di mascherare le loro invasioni sotto forma di
«trattati di pace» conclusi con i capitribù mediante regali insignificanti o
servendosi dell’in-fluenza dei missionari presso gli indigeni.
Un esempio significativo dei metodi impiegati dai primi occupanti europei per accaparrarsi i territori africani mediante «trattati di pace» si ha nell’«acquisto» della colonia del Capo da parte della Compagnia olandese delle Indie Orientali. In virtù di due accordi conclusi con i capi africani, la Compagnia pagò per la colonia del Capo 9 lire sterline, 12 scellini e 9 pence, e non in moneta ma in natura.
È facile comprendere come, a prezzi tanto «equi», la «politica di pace» degli Europei non ottenesse grandi e stabili successi neppure tra i «barbari più ignoranti». Accadde così che nel 1692 gli stessi «ottentotti» della colonia del Capo, nonostante le mercanzie date ai loro capi per il valore di 9 sterline, uccisero otto europei presso Riebeecks Castle e quattro impiegati della Compagnia nella baia di Saldanha, facendo scoppiare una guerra che sarebbe durata ben cinque anni.
Tre secoli di saccheggio e di frodi da parte degli occupanti europei suscitarono tra le masse africane un odio profondo per gli aggressori stranieri, dando vita a un acceso spirito di ribellione e all’aspirazione a liberarsi da ogni legame con i colonizzatori. Tali sentimenti si espressero sia in eroiche guerre di difesa che in sporadiche azioni di protesta e di resistenza.