Nonostante le difficoltà economiche degli anni '90, le cui radici vanno ricercate non tanto nelle scelte economiche effettuate dal governo sudafricano, quanto nella artificiosità del sistema produttivo creato e sostenuto dall'apartheid, il Sudafrica sovrasta economicamente l'insieme dei paesi della regione: il suo prodotto nazionale lordo rappresenta all'incirca i tre quarti di quello complessivo dell'Africa australe.
Nel contesto internazionale, il Sudafrica si caratterizza invece come un paese della semi-periferia: importa manufatti dai paesi industrializzati e esporta verso di essi materie prime, mentre esporta i suoi prodotti industriali (non competitivi sul mercato mondiale) nei paesi della regione, da cui importa prodotti primari e manodopera. I mercati della regione rimangono uno sbocco importante per l'industria sudafricana, di cui assorbono circa un quarto delle esportazioni complessive.
Le aspettative, da più parti alimentate, che, con la fine dell'apartheid, il Sudafrica avrebbe assunto il ruolo di motore economico della regione, non si sono fino ad ora concretizzate. Il paese non sembra disporre né delle risorse finanziarie né della volontà politica necessarie ad intraprendere una strategia di crescita economica in grado di coinvolgere i paesi confinanti.
Sul piano interno, la maggior parte dei paesi della regione attraversano un periodo di forte instabilità economica, quando non sono direttamente coinvolti in conflitti militari. Se il caso dello Zimbawe è attualmente il più eclatante, non bisogna dimenticare che anche negli altri paesi, a cominciare proprio dal Sudafrica, i nodi strutturali - mai affrontati - della povertà stanno manifestando le loro conseguenze negative sul tessuto sociale nazionale.
In Zimbawe, la crisi economica strisciante dalla fine degli anni '80 si è infine manifestata in tutta la sua gravità. Caduta l'apartheid, lo Zimbawe ha dovuto far fronte da una parte alle pressanti richieste dei donatori di introdurre riforme di liberalizzazione dell'economia e dall'altra alla competizione delle merci straniere. Le importazioni a minor costo provenienti dai paesi asiatici e dal Sudafrica hanno innescato un processo di crisi dell'obsoleta industria manifatturiera locale. L'irrisolta questione della riforma agraria è tornata in primo piano, complici anche le difficoltà politiche in cui, dopo venti anni di potere, si dibatte il regime di Mugabe. L'accesso alla terra è un importante elemento di comprensione delle tensioni politiche e degli attuali conflitti in Africa australe, dove i sistemi coloniali hanno profondamente modificato e destrutturato il quadro politico e economico del regime fondiario.
In Sudafrica, la strategia inizialmente adottata dall'African National Congress (Anc), volta a favorire la crescita economica attraverso misure di ridistribuzione della ricchezza, è stata rapidamente accantonata. Al di là delle dichiarazioni di principio, la scelta neoliberista compiuta dal governo è in linea con le richieste avanzate dai donatori multilaterali e dagli imprenditori bianchi e neri. Gli squilibri sociali che avevano caratterizzato il regime dell'apartheid non solo non sono stati appianati, ma sotto molti aspetti si sono approfonditi.
La mancanza di prospettive di sviluppo economico per la maggior parte dei neri si riflette in una crescente instabilità all'interno del paese, che si manifesta a sua volta negli alti tassi di criminalità e violenza e, più in generale, in un crescente distacco tra la leadership politica dell'Anc e le masse.
La disgregazione sociale ed economica interna ai singoli paesi ha inevitabili ripercussioni a livello regionale. Da una parte si assiste alla diffusione tentacolare nella regione di reti di traffici di carattere informale/illegale che si ricollegano a quei circuiti commerciali a raggio mondiale tramite i quali si compie la peculiare integrazione dell'Africa subsahariana nel processo di globalizzazione. Dall'altra, si ripropone il problema dell'emigrazione verso il Sudafrica. La regione, ed alcuni paesi in particolare, come Lesotho e Mozambico, ha costituito negli ultimi cento anni un bacino di reclutamento di manodopera per le miniere e le imprese agricole sudafricane. La crisi economica attuale spinge un numero sempre più consistente di persone a emigrare verso il polo economico della regione, con conseguenze tanto sul tessuto economico e sociale del paese di origine (crisi dei sistemi agricoli), quanto del paese di destinazione. La crisi strutturale e la manipolazione politica della questione emigrazione hanno provocato in tempi recenti una ondata di xenofobia in Sudafrica che ha ulteriormente acuito le tensioni Oggi la questione di fondo resta quella del ruolo che l'organismo, una volta pienamente istituzionalizzato, e più in generale la cooperazione politica, potranno svolgere, rispetto all'instabilità regionale.
Commerci illegali di armi e droga, flussi di lavoratori (verso il Sudafrica) e di rifugiati, devastazioni ambientali (la recente inondazione in Mozambico) superano i confini nazionali e richiedono soluzioni elaborate in ambito regionale, che non possono prescindere dalla centralità del Sudafrica. Il governo sudafricano deve tuttavia affrontare le proprie questioni interne; difficilmente potrà accollarsi l'onere di sostenere i costi politici e economici della trasformazione regionale tra i paesi della regione.