Il Fennec è un carnivoro notturno, possiede quindi robuste zampe, con cui scava nelle dune delle gallerie lunghe anche una decina di metri. Questo piccola volpe si porta così dove la temperatura è più fresca (a un metro circa di profondità) e lì dorme durante il giorno e si serve di un sistema di termoregolazione situato lungo le lunghe orecchie

 

Le zampe del Gerbòa, che è un roditore, sono al contrario piuttosto deboli e quindi l'animale non può scavare in profondità. Per impedire al calore di entrare, egli allora chiude l'ingresso della sua tana con un sottile strato di sabbia. Respirando in quell'ambiente ristretto il Gerbòa crea dell'umidità: l'aria inspirata nei polmoni assorbe l'eccesso di calore corporeo e, quando viene espirata, si condensa e, a contatto con il naso freddo dell'animale, può essere di nuovo assorbita.
Vivendo così vicino alla superficie il Gerbòa è facile preda dei rettili. Per evitare che la sua tana diventi anche la sua tomba, egli scava una galleria supplementare da cui poter scappare. Ai primi segni di pericolo balza fuori e, saltellando sulla sabbia calda, si cerca un rifugio prima che il sole indebolisca le sue forze e lo lasci alla mercè dei predatori.

Un Corvo, di sentinella fra le rocce nude è una delle visioni più ricorrenti nel deserto, infatti quando gli altri esseri viventi si mettono al riparo del sole, egli vigila da solo appollaiato su uno scabro spuntone di roccia. Il suo piumaggio nero assume dei riflessi rossastri, quando si lancia nell'aria e perlustra planando gli angusti corridoi rocciosi alla ricerca di carcasse di animali morti, il corvo passa la maggior parte del giorno in aria dove è protetto da eventuali predatori e scende a terra solo per procacciarsi il cibo: piccoli mammiferi, roditori e insetti.Un uccello che invece sembra perfettamente a suo agio a terra, è il Cullianco che si ciba esclusivamente di insetti. È facile vederlo, appollaiato su una roccia o un cespuglio con la testa ritta e la coda in posizione di volo, pronto a scattare, contorcendosi acrobaticamente, per afferrare al volo una mosca, o posarsi sul terreno rovente per catturare qualche larva.

 

La Ceraste è un serpente velenoso della famiglia dei Viperidi con due caratteristici cornetti sopra gli occhi. Con il suo morso può uccidere in pochi secondi i piccoli roditori e i sauri di cui si nutre. Cerca riparo alla violenta irradiazione solare sprofondando rapidamente nella sabbia e mimetizzandosi, con un caratteristico movimento.

 

 

 

Un'altro rettile del deserto è l'uromastice che, quando il sole è alto e le lucertole si rifugiano nelle loro tane vi entra bloccando l'ingresso con la sua coda robusta per nutrirsi  di questi piccoli animali.

 

 

 

 

La Vipera cornuta, un serpente piuttosto corto, trova scampo all'eccessivo calore nella sabbia, dove rimane in attesa delle vittime: roditori e uccelli. Al momento giusto si srotola con un guizzo in un turbine di sabbia, e i denti velenosi trafiggono la preda in profondità. Anche se questa riesce a svincolarsi, il rettile non ha che da seguirne le tracce sicuro di trovare la sua vittima agonizzante poco lontano.

 

 

 

Lo Scorpione è' un invertebrato, artropodo, ossia caratterizzato da un corpo segmentato, dalla presenza di zampe articolate e da uno strato chetinoso che riveste ed irrobustisce la pelle. Ha un capo allungato, l'addome terminante in un aculeo velenifero e cefalotorace che porta pedipalpi molto sviluppati in guisa di chele. E' un animale notturno e predatore, che vive principalmente nelle regioni calde. Cattura le prede con le robuste chele e poi le paralizza con il pungiglione velenoso. è un animale viviparo e i piccoli rimangono per un lungo periodo con la madre. La loro puntura può causare all'uomo forti dolori e febbre e può essere letale.

I cammelli e i dromedari sono senz'altro gli animali meglio adattati al clima e al suolo del deserto grazie a zoccoli e a particolari articolazioni protetti da spessi cuscinetti che li isolano dal caldo, e grazie alle narici e agli occhi provvisti di membrane che fanno da filtro alla sabbia del deserto. Questi animali sono inoltre in grado di sopravvivere diversi giorni senz'acqua e possono nutrirsi delle piante spinose che crescono nel deserto. La gobba (o le gobbe...) che li caratterizzano è uno degli adattamenti che gli permettono di sopravvivere alle condizioni ambientali avverse del deserto, che per molti altri animali risulterebbero proibitive: essa rappresenta infatti una riserva di grasso, a cui l'animale può attingere in caso di necessità.

 

l’antilope sahariana possiede zoccoli piatti per non affondare nella sabbia e riesce a mantenere sempre la temperatura corporea superiore di 7-8°C alla temperatura dell'ambiente in modo tale da non sudare e quindi non disidratarsi.

 

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