La decisione presa dal governo egiziano nel 1954, dopo profonda riflessione, di costruire a sud della città di Assuan una gigantesca diga destinata a trasformare e modernizzare l'economia del paese poneva all' Egitto e al Sudan un grave problema culturale: decine di edifici e di siti archeologici rischiavano di essere sommersi dalle acque dell'immenso bacino di raccolta della futura diga, che si sarebbe estesa per 500 km nella parte nubiana della valle del Nilo a cavallo della frontiera tra Egitto e Sudan.

Così erano minacciati i due templi di Abu Simbel, a 270 km a sud di Assuan. Infatti la loro base si trovava rispettivamente a 124 e 122 m sopra il livello del mare, vale a dire proprio al livello delle acque del bacino della vecchia diga di Assuan (costruita all'inizio del secolo) che non superavano mai i 121 m. Ma con la costruzione della nuova diga, il livello delle acque si sarebbe alzato a 182 m, cioè 62 più del livello massimo antecedente; i templi rischiavano dunque di restare sommersi.

Per fare un altro esempio, i templi di Philae, situati a 104 m sopra il livello del mare tra la vecchia e la nuova diga erano quasi interamente sommersi dalle acque per una buona parte dell'anno. La costruzione della nuova diga (a valle dei templi, che quindi non ne erano direttamente toccati) avrebbe avuto tuttavia l'effetto di far abbassare il livello delle acque del vecchio bacino, con un divario quotidiano tra i 102 e i 110 m in funzione dei bisogni di elettricità. I templi sarebbero stati inondati solo parzialmente, ma il movimento delle acque rischiava di avere sulla struttura dei templi stessi degli effetti molto più dannosi della loro immersione totale e permanente.

I governi dell' Egitto e del Sudan si trovavano dunque di fronte a gravi responsabilità verso la vecchia terra di Nubia, così strettamente legata alla storia dell' Egitto dai tempi dei faraoni e, proprio per questo, sede di una intensa attività architettonica. Questa regione infatti contiene templi e fortezze destinate a garantire le rotte commerciali e la pace dell'impero. La storia si respira nella pietra delle città, delle necropoli e delle tombe, che qui furono erette in vari periodi, e nelle molte stele, inscrizioni e bassorilievi, per non parlare dei tesori inghiottiti dalla sabbia.

Per questo il governo egiziano ha chiesto, il 6 aprile 1959, l'aiuto attivo dell'Unesco dal punto di vista materiale, tecnico e scientifico per proteggere e mettere in atto i progetti di salvaguardia dei monumenti della Nubia. Questo modo di procedere era giustificato dall'ampiezza e dal costo dell'impresa e anche dall'importanza delle vestigia da preservare: queste facevano parte del patrimonio mondiale e appartenevano dunque a tutta l'umanità. Inoltre 1' Unesco, il cui compito è di preservare il patrimonio mondiale, era la sola organizzazione internazionale in grado di mobilitare in tutto il mondo le risorse finanziarie, i tecnici e gli studiosi necessari per questa impresa. Qualche mese dopo il governo sudanese interveniva presso 1' Unesco con la stessa richiesta.

L' Unesco ha risposto lanciando un duplice appello. Il primo, d'ordine generale, è stato lanciato 1'8 marzo 1960. I1 secondo, lanciato il 5 novembre 1968, riguardava più specificamente il salvataggio dei templi di Philae. In entrambi i casi il Direttore generale dell'Organizzazione ha invitato i governi, gli organismi pubblici e privati e tutti i potenziali donatori a dare il loro contributo finanziario, scientifico e tecnico alla salvaguardia dei monumenti della Nubia.

 

La Campagna si è data i seguenti obiettivi:

1. Inventariazione

2. Individuazione

3. Salvaguardia

 

1. L'inventario esaustivo dei monumenti della Nubia, realizzato con grandissima precisione dal Centro di documentazione e di studio sulla storia dell'arte e della civiltà dell'antico Egitto, istituito al Cairo nel 1955 in virtù di un contratto di cooperazione concluso tra 1' Unesco e il governo egiziano per lo studio dei monumenti egizi, delle iscrizioni e dei bassorilievi. Il Centro era stato creato e finanziato dal governo egiziano e dotato di tecnici e di materiale dall' Unesco.

2. Il reperimento dei siti e dei monumenti che avrebbero potuto essere inondati, oltre alle zone non ancora oggetto di scavi. Più di 70 missioni archeologiche provenienti da 25 paesi hanno esplorato tutte le regioni della Nubia destinate a essere inondate, sia in Egitto che in Sudan.

3. La salvaguardia dei templi della Nubia, sia in Egitto che in Sudan ivi compresi:

· I due templi intagliati nella roccia a Abu Simbel. Dopo aver esaminato le numerose proposte e gli approfonditi studi sul territorio, si è infine deciso di smontare i due templi e di rimontarli in situ su zoccoli artificiali rialzati di 64 m. I templi così restaurati sono stati inaugurati nel 1967.

· I templi di Philae. Dopo aver analizzato parecchi progetti, l'esecuzione di quello che alla fine è stato scelto è stata affidata a un consorzio italo-egiziano. E stato necessario smontare completamente i templi e rimontarli in un sito preventivamente livellato e preparato nella vicina isola di Agilkia. Il compimento del progetto e il successo della Campagna sono stati solennemente festeggiati nel 1980.

· Una ventina circa di templi, diverse cappelle, stele e bassorilievi sono stati segati e staccati dalla roccia per poter essere smontati e rimontati più lontano, fuori dalla portata delle acque del nuovo bacino, il lago Nasser. Questo lavoro è stato realizzato dal Servizio delle Antichità d' Egitto, ad eccezione dei templi di Kalabcha e una parte del tempio di Amada, salvati rispettivamente dalla Repubblica federale tedesca e dalla Francia. Quest'ultimo è stato trasportato su rotaie metalliche al suo nuovo insediamento.

Così sono state preservate per i posteri le antichità di una regione strettamente legata all' Egitto faraonico. Magnifici simboli dello sforzo umano, eretti per millenni in un ambiente ostile e desertico, questi monumenti sono diventati attualmente l'esempio di ciò che possono fare la scienza e la tecnologia moderna per preservare le ricchezze del nostro passato. La Campagna per la salvaguardia dei siti e monumenti della Nubia segna una data importante nella storia dell' Unesco, perché ha indotto L'Organizzazione a lanciarsi nella più ambiziosa operazione scientifica e cultura mai intrapresa. L'incontestabile successo di questa Campagna è il frutto di una intensa collaborazione di tutte le parti in causa per più di vent'anni. Il successo finale testimonia la volontà dell' Egitto e del Sudan di preservare il loro patrimonio, la generosità degli Stati membri, l'entusiasmo e la competenza di tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni di salvaguardia e in particolare degli architetti, archeologi, ingegneri e studiosi riuniti sotto l'egida dell' Unesco.

 

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