La riabilitazione di Galileo

Il 31 ottobre 1992, dopo ben 359 anni, 4 mesi e 9 giorni, Galileo venne finalmente riabilitato dalla Chiesa cattolica, con la cancellazione definitiva della condanna inflitta al grande scienziato pisano nel lontano 22 giugno 1633 dal Sant’Uffizio, retto, a quel tempo, dal Cardinale Bellarmino. Infatti, il 10 novembre 1979, papa Giovanni Paolo II istituì una commissione pontificia, che sarebbe poi entrata in funzione soltanto il 3 luglio 1981, per lo studio della controversia tolemaico-copernicana del XVI e XVII secolo, nella quale naturalmente si inseriva il caso Galileo. Venne chiamato a presiedere la commissione il Cardinale Paul Poupard, affiancato dal Cardinal Garrone, a cui era affidato il coordinamento delle ricerche e da Padre Enrico Da Rovasenda, segretario. La commissione era costituita da quattro gruppi di lavoro, di cui erano responsabili: il Cardinale Carlo Maria Martini per la sezione esegetica; lo stesso Cardinale Poupard per la sezione culturale; i Professori Carlos Chagas e George Coyne per le sezioni scientifica ed epistemologica; Monsignor Michele Maccarone per le questioni storiche e giuridiche. Dopo tredici lunghi anni di studi e approfondimenti, la Commissione giunse ad ammettere la grandezza di Galileo e la sua non colpevolezza. Egli aveva, infatti, una fede "genuina" e sincera: non tentò mai di negare la verità rivelata nella Bibbia, ma soltanto disse che questa non è un testo scientifico ispirato da Dio per spiegare agli uomini "come vadia il cielo", ma si limita a rivelare all’uomo ciò che le scienze non possono dare, le verità che concernono la nostra salvezza, ossia "come si vadia al cielo". Disse inoltre che: "se bene la scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed espositori, in vari modi" e che la natura "procede dal Verbo divino" in quanto "osservantissima esecutrice degli ordini di Dio", così come "procede dal Verbo divino" la Bibbia "come dettatura dello Spirito Santo". I giudici ecclesiastici di allora lo condannarono in buona fede, per salvaguardare gli insegnamenti delle Scritture, perché ritenevano che l’adozione della teoria copernicana, o eliocentrica, potesse minare la tradizione cattolica e, soprattutto, biblica. La Bibbia, infatti, non lasciava adito a dubbi circa la fissità della Terra: un esempio è contenuto nel celeberrimo passo del libro di Giosuè in cui, per consentire al suo esercito di annientare il nemico, il condottiero degli ebrei esclama: "Fermati o Sole su Gabaon!". Assolto Galileo, il Pontefice in persona affermò che l’unico suo torto fu quello di aver rifiutato il suggerimento fattogli dal Cardinal Bellarmino di presentare come un’ipotesi il sistema copernicano, le cui parole furono: "Galileo agirà con prudenza se parlerà ipoteticamente, ex suppositione, e non assolutamente".

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