La riforma protestante

Le speranze di una riforma profonda della chiesa, diffusesi a partire dall’XI secolo, erano sempre andate deluse. Tra i molti mali dell’organismo ecclesiastico, particolarmente scottante era quello dell’acquisto dell’indulgenza, pratica che al principio del ‘500 era molto diffusa. Ad una condanna del principio stesso dell’indulgenza come strumento di salvezza furono dedicate le 95 tesi di Lutero (1517). Invitato a giustificarsi presso il papa, Lutero approfondì invece la sua critica, imperniata sulla giustificazione per fede e sul sacerdozio universale dei credenti (che implicava tra l’altro un rapporto diretto del fedele con Dio e la riduzione del papato ad istituzione esclusivamente umana). Dopo la condanna papale Lutero si appellò all’imperatore Carlo; nella Dieta di Worms gli fu chiesta una ritrattazione, che egli rifiutò provocando la condanna dell’imperatore. Mentre, rifugiatosi nel castello dell’elettore di Sassonia, suo protettore, attendeva alla traduzione della bibbia e alla stesura di nuovi scritti, le sue idee dilagavano in molte zone della Germania trovando l’approvazione –sia pure per motivazioni diverse- di persone di qualsiasi condizione sociale.
Alla riforma furono collegati vasti sommovimenti sociali: i cavalieri tedeschi scatenarono una guerra civile (1521-1523) che fu duramente repressa dai feudatari laici ed ecclesiastici; ma ben più grave fu la guerra dei contadini iniziata nel 1524. Di fronte ad un peggioramento delle loro condizioni, i contadini tedeschi elaborarono rivendicazioni in cui alle richieste economiche si univa il costante richiamo al Vangelo (spiegabile con la contemporanea diffusione delle idee luterane). Lutero formulò in realtà una condanna durissima della rivolta contadina che deluse quei riformatori come Müntzer che legavano i temi religiosi alla lotta contro le ingiustizie sociali. La reazione dei signori tedeschi stroncò la rivolta con estrema ferocia.
L’attività del francese Calvino ebbe come suo centro Ginevra, dove egli riuscì a costituire un modello di società imperniato sull’idea di predestinazione. Tutta la vita sociale veniva ad essere strettamente controllata con un’intransigenza che sfociò anche nel terrore (Serveto fu bruciato sul rogo come eretico). Con il calvinismo, che riconosceva un ruolo importante alle attività commerciali, tramontava l’etica medievale.
L’area di diffusione della riforma in Europa fu molto vasta. In Francia ebbe successo il calvinismo, che si diffuse anche in Ungheria e nei Paesi Bassi, più del luteranesimo, che si impose invece nell’Europa settentrionale. In Inghilterra, Enrico VIII, dopo che il papa si rifiutò di annullare il suo matrimonio, diede vita alla chiesa anglicana (1534), dando in realtà espressione alle idee diffusesi nel paese: si trattava di uno scisma senza rotture irreparabili sul piano teologico. Solo in seguito l’anglicanesimo aderì al protestantesimo. In Scozia, con Knox, prevalse il calvinismo.
In Italia la Riforma ebbe una limitata diffusione e non diventò mai un movimento popolare, sia per la mancanza della profonda avversione alla chiesa di Roma che esisteva in altri paesi, sia per la dipendenza dei signori dal papa e dall’imperatore.

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