La guerra dei Trent’anni

Nel ‘600 la Repubblica delle Province Unite, divenuta la maggior potenza commerciale europea, fu soggetta ad una profonda crisi politica e religiosa. Lo scontro tra Gran Pensionario e Stadhouder Generale esplose sul terreno religioso, ma esprimeva in realtà i diversi interessi politici dei due gruppi più forti: borghesia mercantile e nobiltà terriera. Nonostante ciò la Repubblica fu il paese dove furono maggiori la tolleranza religiosa e la libera circolazione delle idee. In Germania, all'estrema frammentazione politica si aggiungeva una frammentazione religiosa; di questa situazione risentiva negativamente la vita economica, imbrigliata in una dimensione regionale. All’inizio del ‘600 si riaccese il conflitto religioso (costituzione dell’Unione Evangelica e della Lega Cattolica) e, dopo una fase di conciliazione, precipitò con l’avvento al potere dell’imperatore Mattia d’Asburgo e l’assunzione della corona di Boemia e Ungheria da parte del cugino Ferdinando di Stiria. Di fronte alla politica di tedeschizzazione e cattolicizzazione perseguita da Ferdinando, la Boemia si ribellò (1618) e proclamò re il capo dell’Unione evangelica. Il conflitto avrebbe interessato l’Europa per trent’anni. Ferdinando, divenuto imperatore col nome di Ferdinando II, con l’aiuto di un esercito spagnolo sconfisse i Boemi nella battaglia della Montagna Bianca. Mentre in Boemia si scatenò una dura repressione, la Spagna occupò la Valtellina. Dopo l’intervento e la sconfitta della Danimarca, la guerra di Boemia si concluse, ma il progetto di restaurazione imperiale e cattolica di Ferdinando II e l’aggressiva politica estera spagnola allarmarono le altre potenze europee. La decisione di Ferdinando II di restituire alla chiesa cattolica i beni confiscati dopo il 1552 scontentò tutti e la sua pretesa di rendere ereditaria la corona imperiale, a favore degli Asburgo, suscitò varie preoccupazioni tra i principi tedeschi, intimoriti inoltre dell’enorme potere acquisito dall’esercito imperiale guidato da Wallenstein.
Allarmato dalla politica di potenza di Ferdinando II, il re di Svezia Gustavo Adolfo intervenne con successo contro la Lega Cattolica. Le vittorie svedesi erano dovute ad un esercito che si fondava su una artiglieria maneggevole, su un nuovo impiego della cavalleria e dei fucilieri, su truppe regolari a lunga ferma. Una nuova vittoria riportata nel 1632 sarebbe potuta essere decisiva se nella battaglia non avesse perso la vita lo stesso re di Svezia. Ferdinando II, fatto uccidere Wallenstein, si affidò alle armi spagnole riuscendo a concludere la pace con i principi tedeschi protestanti. Per scongiurare il rafforzamento dell’Impero, Richelieu decise di intervenire direttamente in guerra, dopo che la Francia aveva già sostenuto danesi e svedesi ed aveva partecipato con successo alla lotta per la successione di Mantova e del Monferrato. L’immane sforzo militare della Spagna aggravo la crisi economica e le tensioni politiche nel paese (Catalogna e Portogallo si proclamarono indipendenti). La folgorante vittoria francese a Rocroi (1643) segnò il declino inarrestabile del Regno di Spagna. I successi francesi contro le truppe imperiali convinsero il nuovo imperatore Ferdinando III a concludere la pace di Vestfalia (1648). La pace segnò il definitivo crollo del disegno politico e religioso asburgico e sancì la divisione della Germania in una miriade di staterelli autonomi. Gli Asburgo esercitavano ormai la loro sovranità solo sui domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria, mentre la Francia raggiunse un' incontrastata egemonia continentale. La guerra dei Trent’anni, che concluse la lunga fase delle guerre religiose, ebbe conseguenze gravissime: molte regioni europee subirono enormi devastazioni, le finanze degli stati belligeranti furono ridotte allo stremo, il passaggio dei soldati favorì la diffusione delle epidemie. Tutto ciò aggravò la crisi che si era manifestata già prima dello scoppio del conflitto.

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