La controriforma

La riforma protestante sollecitò il papa Paolo III a convocare un concilio, accogliendo con ciò una richiesta da tempo circolante nel mondo cristiano. Già prima che il concilio di Trento (1545-63) si aprisse, erano tramontate le speranze di farne un’occasione di riconciliazione, poiché i protestanti decisero di non parteciparvi. Sul piano dottrinale, il concilio operò una netta chiusura nei confronti del protestantesimo: la Chiesa si propose come unica interprete delle Sacre Scritture e fu affermato il principio della salvezza per mezzo non solo della fede, ma anche delle opere. Sul piano disciplinare furono presi provvedimenti atti a risolvere problemi da tempo denunciati: fu ribadito l’obbligo del celibato ecclesiastico, i sacerdoti furono vincolati a risiedere nella circoscrizione loro affidata e venne creata una rete di seminari. A ciò si aggiunsero i provvedimenti presi dal papato, prima e durante il concilio, contro nepotismo, simonia, concubinaggio. Nel complesso la Chiesa cattolica uscì rafforzata dal concilio ed ebbe nel catechismo un importante strumento per la diffusione dell’ortodossia tridentina.
Alle formulazioni dottrinarie e alle disposizioni disciplinari del concilio si accompagnò un’azione repressiva che ebbe per principale strumento il potenziamento dell’Inquisizione. Ad esempio, Giordano Bruno fu condannato al rogo e   Tommaso Campanella fu imprigionato per 26 anni. Le resistenze della repubblica veneta alle interferenze della Chiesa nella sfera civile trovarono espressione nella riflessione di Paolo Sarpi, autore della "Istoria del Concilio Tridentino". L’altro aspetto dell’azione della Chiesa – quello animato da un intento di riforma del cattolicesimo – si espresse in un intervento nella società attraverso nuovi ordini religiosi, molti dei quali fondati prima del concilio di Trento. Questo rilancio dell’azione cattolica ebbe per principale strumento la Compagnia di Gesù, fondata su una struttura rigorosamente gerarchica, su una rigida obbedienza e sulla notevole preparazione culturale dei suoi membri. Mostrando un’estrema flessibilità nel loro operare, i gesuiti si sforzarono di penetrare al massimo nella società che dovevano riconquistare, soprattutto attraverso la collaborazione con i governi e la promozione delle istituzioni educative, nonché – in direzione dei ceti popolari - attraverso la promozione del culto delle immagini sacre e di sontuosi apparati cerimoniali.
Allo scontro tra cattolici e protestanti si accompagnò il fenomeno della caccia alle streghe. Decine di migliaia di persone furono mandate a morte in tutta l’Europa, con l’accusa di stregoneria. Le confessioni dei condannati erano ottenute sotto tortura; ma c’è anche da tener conto che, una volta diffusasi, la psicosi della stregoneria finì per coinvolgere molti "diversi", emarginati dalla società che nelle allucinazioni "diaboliche" trovavano una possibilità di evasione o un immaginario potere che la comunità loro negava.

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