L’età di Filippo II e di Elisabetta

Filippo II fu considerato, negli anni del suo regno (1556-98), il campione della controriforma. Personaggio sofferto e dalla forte moralità, assai esperto in questioni amministrative, portò nell’azione di governo una prudenza che spesso si risolse in eccessiva lentezza, dando ai suoi contemporanei l’impressione che la Spagna fosse un colosso incapace di stare al passo con i tempi.
La Spagna di Filippo II era lo stato più dispotico d’Europa ed il sovrano era di fatto il capo della Chiesa. I Consigli che affiancavano la corte prefiguravano i ministeri di uno stato moderno; ad essi corrispondeva un enorme corpo di funzionari, reclutati attraverso la vendita delle cariche. La medesima struttura burocratica, caratterizzata da una diffusa corruzione, fu trapiantata in America, con l’aggravante che lì, di fronte a popolazioni asservite, i funzionari poterono dar sfogo ad una rapacità senza freni. Dopo il 1560 affluirono in Spagna, dall’America, ingenti quantità d’oro e argento: questa enorme ricchezza non fu utilizzata per promuovere lo sviluppo economico del paese, ma finì, anzi, con l’avere conseguenze negative.
Lo scontro tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo si riassumeva in quello tra Spagna e Impero ottomano. Alla guerra aperta si aggiungeva la pirateria, fenomeno centrale nella storia dell’epoca. La pirateria musulmana costituiva un pericolo per tutte le rotte e le coste del Mediterraneo ed aveva il suo principale centro ad Algeri. Ma ben diffusa era anche la pirateria cristiana, che era rivolta non solo contro i musulmani. La tensione tra spagnoli e ottomani precipitò in conseguenza della conquista di Cipro. A Lepanto (1571) la flotta della Lega Santa, formata dal papa, dalla Spagna e da Venezia, inflisse ai Turchi una sconfitta che, se non fu decisiva, limitò notevolmente la loro presenza nel Mediterraneo. La lotta contro i Turchi ravvivò in Spagna lo spirito di crociata, che portò ad una feroce persecuzione dei moriscos.
Dopo la morte del re del Portogallo, Filippo II salì al trono. Acquisito così il controllo dell’intera penisola iberica, si dedicò a rafforzare la propria sovranità sui Paesi Bassi. La rigidità della politica religiosa di Filippo (la parte settentrionale dei Paesi Bassi era protestante) e il malessere sociale degli strati popolari provocarono una rivolta. La guerra contro gli Spagnoli portò le province del Nord, guidate de Guglielmo d’Orange, a sottrarsi al dominio spagnolo dando vita infine alla Repubblica delle sette Province Unite.
L’intersecarsi di contrasti religiosi e lotte politiche nella rivolta dei Paesi Bassi emerse anche in Inghilterra. Alla morte del sovrano protestante Edoardo VI ci fu, con Maria la Cattolica, una brutale restaurazione del cattolicesimo. La situazione si normalizzò con il lungo regno (1558-1603) di Elisabetta, che orientò il paese verso il protestantesimo, ma ostacolò le frange più radicali (anzitutto i puritani). Il maggior problema politico della sovrana inglese fu quello dei rapporti con la regina di Scozia Maria Stuart. Una torbida vicenda di corte costrinse quest’ultima ad abdicare, riparando in Inghilterra.
Il papato e la monarchia spagnola cercarono, attraverso vari espedienti, di abbattere il regno di Elisabetta e attizzarono anche la ribellione dell’Irlanda cattolica; alla rivolta gli inglesi risposero con vere e proprie misure di sterminio. Alle trame anti-inglesi della Santa Sede e della Spagna si collegò anche la fine di Maria Stuart, condannata a morte dopo la scoperta di un’ennesima cospirazione. Divenne allora inevitabile la guerra tra Spagna e Inghilterra: ma il disegno –insieme politico e religioso- di Filippo II fu vanificato dalla sconfitta della sua flotta (1588).
In Francia, ai problemi economici e finanziari derivati da cinquant’anni di guerre, si aggiungeva un contrasto sempre più profondo tra cattolici e protestanti (ugonotti) che sfociò nella guerra civile, culminata nel 1572 con il massacro della notte di San Bartolomeo. La situazione si aggravò con l’ascesa al trono di Enrico III, che si alleò con la fazione protestante guidata da Enrico di Borbone. Assassinato il re da un frate domenicano e salito al trono Enrico il Borbone con il nome di Enrico IV, la Spagna mosse guerra alla Francia. La situazione si normalizzò solo dopo che il sovrano francese si proclamò cattolico (1593). Nel 1598 l’editto di Nantes sancì, con una soluzione di compromesso tra cattolici e ugonotti, la pacificazione interna.

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