La seconda guerra mondiale, la più terribile per i
combattimenti e gli altri scenari di morte che aveva diffuso ovunque e con particolare
predilezione per il vecchio continente si era conclusa con la sconfitta nazifascista e il
mondo finalmente sembrava tirare un sospiro di sollievo. La ricostruzione, però, non era
facile, su centodieci milioni di persone mobilitate negli eserciti ne erano morte
cinquanta milioni inclusi i civili, più della metà coinvolti nei bombardamenti a tappeto
che, oltre a mietere vittime, avevano raso al suolo intere città con danni immensi.
Annuncio pubblicitario per la INCO Nickel, marzo 1954. |
I vincitori decisero di organizzarsi perché un simile errore non si
ripetesse più in futuro, così nel 1945 veniva costituita l'ONU, la quale avrebbe dovuto
mantenere la pace nel pianeta, come la precedente Società delle Nazioni. La neonata
organizzazione aveva però più forza e stabilità della precedente grazie ad un Consiglio
di Sicurezza in cui buona parte del potere è ancor oggi detenuta dagli
"alleati".
L'unione di intenti fra gli occidentali e i socialisti russi verificatisi per sconfiggere
il comune nemico nazista non poteva durare a lungo, così a partire dai trattati di Jalta
e poi con la conferenza di Parigi, si presero una serie di decisioni destinate a mutare
l'assetto politico ed economico del nostro continente.
In questo modo, mentre l'Italia perdeva i territori dell'Istria e la Russia allargava i
confini verso ovest (con l'annessione delle repubbliche baltiche e di alcuni territori
polacchi), si decideva la provvisoria divisione della Germania. Si crearono così due
repubbliche: una filoccidentale e l'altra filosovietica.
Una significativa immagine del muro di Berlino, negli anni
'60, che bene evidenzia la drammaticità della separazione. |
La spartizione della Germania non era altro che il primo atto che
portò, in seguito, alla divisione del mondo in due blocchi contrapposti guidati da USA e
URSS, a ovest un'area d'influenza statunitense e ad est un'altra sotto quella russa.
Questa situazione si sarebbe potuta evitare se la collaborazione attuata dalle potenze
vincitrici durante il conflitto fosse proseguita anche dopo la sua conclusione, ma ciò
non avvenne.Così ogni tentativo di giungere ad un accordo sul trattato di pace con la
Germania fu vano e la nazione rimase divisa. La Germania divisa si presentava come il
simbolo più drammatico delle lacerazioni della "guerra fredda" e della
divisione del mondo in due blocchi contrapposti.
Questa nuova situazione portò diversi sconvolgimenti anche sociali, si verificarono
infatti grandi spostamenti di popolazione, in particolare da territori passati ad altre
occupazioni verso la patria di origine oppure verso occidente, alla ricerca di un migliore
tenore di vita. Da questa parte d'Europa si tentava la rinascita su nuove basi economiche
e politiche, per questo intento già nel 1957 sei paesi (Italia, Francia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Belgio, RFT) con i trattai di Roma si strinsero nella Comunità Economica
Europea (CEE). Di fatto con il rilancio economico l'Europa occidentale si allontanava
notevolmente dall'Europa dell'est, una cortina di ferro, fatta di frontiere, muri di filo
spinato, ma anche di differenze politiche, economiche e sociali, divideva il nostro
continente.
L'opposizione dei due blocchi portò ad un conflitto indiretto di tipo
politico e diplomatico, chiamato per questo guerra fredda. Le sua ragioni, cioè quelle
della rottura fra le forze che avevano combattuto il comune nemico nazifascista, sono da
ricercare negli orientamenti politici americani, che dopo la morte di Roosvelt portarono
alla Casa Bianca Truman. Questa amministrazione alimentava, infatti, all'interno una
disperata campagna anticomunista e aggravava la situazione con un progressivo
irrigidimento verso l'Unione Sovietica. Particolare fu la repressione nei confronti degli
oppositori politici; nel blocco orientale al culto della persona di Stalin si
accompagnarono uccisioni ed emarginazione nei confronti di chi era avverso al regime
(spesso essi venivano segregati in campi di concentramento della fredda Siberia, i gulag).
Anche nel blocco occidentale ed in particolare negli USA chi era dichiaratamente comunista
era considerato antiamericano, emarginato ed addirittura privato del lavoro, segno
dell'assurda psicosi che stava ossessionando il mondo.
A questo confronto i due blocchi si presentano con conformazione e strategie diverse; gli
americani mirano ad egemonizzare l'intero pianeta dal punto di vista economico (fenomeno
del neocolonialismo) grazie al loro immenso potenziale produttivo a cui corrispondono le
immense necessità di un mondo devastato dalla guerra, tentando il superamento della
logica delle aree politico-economiche chiuse. Il blocco sovietico invece propone
un'egemonia politico militare su un'area geografica definita e almeno all'inizio non è
dotato del respiro planetario che anima gli USA. Le caratteristiche che accomunano i due
imperi sono l'immensa capacità distruttiva (disponendo entrambi di armamento nucleare ed
essendo quindi in grado di distruggersi a vicenda) e la politica interna di ciascuno dei
due basata sulla minaccia rappresentata dall'avversario.
Esperimento di laboratorio sulla bomba H. |
L'aspetto militare, purché celato, era considerevole, in quanto si
verificò una vera e propria corsa agli armamenti. Le due superpotenze potenziarono,
sostenendo enormi costi, i propri arsenali; venne realizzata la bomba H, all'idrogeno,
mille volte più potente delle prime atomiche, si costruirono diversi tipi di missili
capaci di contrastare ogni attacco, le nuove tecnologie si applicarono a potentissimi
mezzi aerei e marini. Tranne in pochi casi (come la guerra in Corea o in Vietnam), non si arrivò ad una guerra aperta perché la pace si
reggeva sulla paura di un conflitto che coinvolgendo due enormi arsenali a base nucleare,
avrebbe distrutto il mondo; questo era definito equilibrio del terrore.
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta le grandi potenze
rivedono la loro politica estera. L'economia statunitense espande la sua influenza
attraverso le grandi multinazionali, mentre l'Europa e il Giappone sono in forte crescita;
nel "blocco orientale" invece vi è tensione per la frattura politica ed
ideologica fra URSS e Cina.
In questa delicata situazione diventa sempre più difficile una politica di rigida
opposizione dei due blocchi e se ne sviluppa una più articolata che tenga conto non solo
delle due superpotenze, ma anche dell'autonomia degli altri paesi.
Il sistema di relazioni internazionali è così definito da una situazione di
"coesistenza pacifica", che indica un nuovo atteggiamento di USA e URSS verso lo
sviluppo di un arsenale più flessibile, capace di ridurre le potenzialità di una guerra
distruttiva e al tempo stesso di accrescere le rispettiva capacità di egemonia anche su
aree che intendevano preservare una posizione politica di neutralità.
Tuttavia l'idea di "coesistenza pacifica" non indica un
superamento della divisione del mondo in due blocchi, bensì sottolinea il carattere
duraturo di questa divisione e l'atteggiamento di rinuncia delle sue superpotenze ad una
vittoria politica o militare definitiva.
Un carroarmato russo in una via di Praga, durante la
rivolta della primavera del 1968. |
Si costituiscono in questo modo diversi piani di convergenza: un
principio di accordo sulla riduzione degli armamenti e sull'arresto della proliferazione
nucleare in altri paesi, una crescente possibilità di scambi economici e commerciali fra
i due blocchi e ultimo, ma non meno importante una definitiva accettazione da parte di
ciascuna superpotenza del pieno potere dell'avversario nella sua area. Ne sono esempi la
mancata reazione dell'URSS all'invasione di Santo Domingo (1965) e all'analogo
atteggiamento degli USA alla repressione in Cecoslovacchia (1968).
Questo tuttavia non pose un freno, anzi stimolò la concorrenza che si manifesto sul piano
tecnologico nella corsa allo spazio. Sul piano politico-militare la concorrenza si
manifestò attraverso un allargamento dell'arsenale di strumenti utilizzato da entrambe le
superpotenze per affermare o rafforzare la propria egemonia nelle diverse aree del mondo.
Un arsenale "flessibile" per un contesto internazionale più complesso e
movimentato che in passato.
In questo quadro di coesistenza-concorrenza ha luogo il principale
evento bellico e politico del periodo: la guerra del Vietnam; una guerra locale che si
protrarrà a lungo coinvolgendo a pieno gli USA e indirettamente, ma in modo consistente
l'URSS senza modificare gli equilibri globali.